Stasera al Vittoriale Anastacia, piccola-grande voce «black»

La «bianca dalla voce nera» o «la piccola donna dalla voce grande». Sono espressioni che enfatizzano le portentose doti vocali e la bassa statura di Anastacia, star americana che stasera approda al Vittoriale di Gardone Riviera per uno dei sold-out annunciati del festival «Tener-a-mente 2025» (alle 21.15; biglietti esauriti; info a questo indirizzo).
Il ritorno
Anastacia Lynn Newkirk, cinquantaseienne americana con ascendenze irlandesi e germaniche, torna nel Bresciano per la terza volta in carriera, dopo i travolgenti concerti cittadini di piazza della Loggia (nel 2015) e Gran Teatro Morato (2018). È d’altronde noto come la performer e produttrice di Chicago – che ha venduto oltre 50 milioni di ellepì nel mondo, collezionando 227 dischi tra oro e platino – abbia un certo feeling con il nostro Paese, dove ha stretto solidi rapporti commerciali con la DeG che produce i suoi live tricolori, e pure artistici, con il compianto Luciano Pavarotti, Umberto Tozzi, Eros Ramazzotti.
Il tour
Il tour in corso si intitola «Not That Kind» e prende il nome dall’album con cui Anastacia esordì nel 2000. Un lavoro che fece conoscere in tutto il mondo una combinazione di canzoni dance e rock impreziosite da sfumature r&b e funky, che la timbrica black dell’artista conferiva loro quasi naturalmente: tra esse, la title-track e il trascinante singolo «I’m Outta Love», da allora suoi cavalli di battaglia. Ironia vuole che nel 1998 – quando cantò «Not That Kind» al talent di Mtv The Cut, fingendosi ventiquattrenne (sebbene fosse alle soglie della trentina, consapevole che per lei stava passando l’ultimo treno per la celebrità) e il pubblico statunitense rimase folgorato da una pantera in occhiali da sole chiari e top che bucava lo schermo grazie a una voce potentissima – erano anni che Anastacia proponeva la canzone alle case discografiche ma nessuno se l’era mai filata. Forse «perché – come dichiarò a The Guardian una volta arrivata in alto – non ero abbastanza femminile, non ero abbastanza bianca, non ero abbastanza nera».
Lo stile
Poi tutto è cambiato e, gradualmente, l’aggressività degli esordi ha lasciato il posto a un atteggiamento più riflessivo, mentre il sound – nonostante estemporanee escursioni in territori urban, techno e hip hop – resta riconducibile allo «sprock», quel mix singolare di soul, rock e pop che è la cifra genuina di una cantante che sa passare apparentemente senza sforzo dalle note alte a quelle più gravi. La sua versatilità si manifesta invero anche su altri piani: magari non quello tematico (i suoi testi raccontano perlopiù storie di forza e di indipendenza, appassionate e venate di ottimismo) quanto piuttosto del coraggio di osare, anche senza rete, come ha fatto con il concept «Our Songs» (2023), inconsueto tributo alla musica tedesca reinterpretata in inglese, che ha conquistato la vetta delle classifiche in Germania, Austria e Svizzera. Da ultimo, va ricordata la vena filantropica di Anastacia, che – operata due volte per un tumore al seno – non solo si è spesa per sensibilizzare sulla lotta al cancro, ma ha destinato ingenti risorse economiche a sostegno della ricerca.
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