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Emma Baiguera e la sensibilità femminile nelle sei corde delle «Ladies»

Andrea Faini
Per la chitarrista manerbiese una raccolta di brani di compositrici contemporanee con stili e linguaggi diversi
Emma Baiguera - © www.giornaledibrescia.it
Emma Baiguera - © www.giornaledibrescia.it
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La chitarra è donna. È uscito da pochi giorni per Da Vinci Publishing il primo disco di Emma Baiguera, giovane chitarrista di Manerbio: «Ladies of the six strings» raccoglie brani per chitarra sola di compositrici del Novecento e di oggi, registrati nel Palazzo Cigola Martinoni di Cigole nel 2023. «Il disco nasce da un desiderio mio e della mia docente Maria Vittoria Jedlowski» racconta Emma Baiguera. «Volevo raccogliere una parte del lavoro fatto in questi anni sul repertorio femminile, in particolare registrando i brani delle autrici che sentivo più affini o con le quali vi è stato un rapporto di diretta collaborazione».

Come si compone il disco

Quattro le compositrici presenti sul disco, compendio di linguaggi e stili diversi. «Il disco si apre con la Sonata «Homenaje a Andrés Segovia» di Annette Kruisbrink, chitarrista e compositrice olandese. È un brano estremamente chitarristico che descrive l’incontro tra l’autrice e Andrés. A Segovia si ispira anche Fernande Peyrot, autrice di Ginevra la cui scrittura precisa e ricca di dinamiche rappresenta un momento di passaggio dalla tradizione ottocentesca alle avanguardie novecentesche. La Short Sonata di Betty Roe è costituita da 5 movimenti di chiara derivazione jazzistica, mentre «La Leggenda di Vassilissa» di Beatrice Campodonico è basata sull’omonima favola russa di cui ho riadattato e recitato il testo durante l’interpretazione».

Esiste una via femminile alla composizione? La risposta è netta: «No, come non ne esiste una maschile. Gli stili compositivi di queste quattro donne sono vari: si spazia dallo stile puramente chitarristico e timbrico di Kruisbrink e Campodonico a una scrittura più classica in Peyrot e improvvisativa in Betty Roe».

Rinascita musicale

La chitarra è tra gli strumenti più esplorati dagli autori del Novecento. In che modo questa scrittura si differenzia da quella dei secoli precedenti e quali opportunità offre all’interprete? «Dalla metà del secolo scorso la chitarra ha vissuto una importante rinascita musicale: tanti compositori e compositrici hanno iniziato a esplorare questo strumento soprattutto sotto l’aspetto timbrico. Si è sviluppata così una intensa collaborazione tra autore e interprete, al quale è richiesta padronanza tecnica e un solido virtuosismo. Inoltre, c’è la ricerca di un interprete sempre più dinamico, flessibile, che si metta in gioco nella sperimentazione di diverse forme artistiche (recitazione o interpretazione scenica). Ritengo che la produzione chitarristica recente sia stimolante, purtroppo ancor poco conosciuta e valorizzata. Il mio desiderio col disco è proprio di riuscire a divulgare questo repertorio poco esplorato».

Progetti

La sua ricerca sulle compositrici per chitarra proseguirà? «Il mio obiettivo è sviluppare e ampliare questo progetto. Sto commissionando un brano per chitarra e recitazione a Gaia Aloisi, giovane e talentuosa compositrice, e anche costruendo un repertorio al femminile con Gabriela Clelia Cuna, collega e amica flautista e ottavinista. Parteciperò inoltre alla giornata di studi ’Le musiciste’ organizzata dall’Università Roma Tre il 16 aprile con un intervento su Fernande Peyrot. Questo disco spero sia solo l’inizio di un progetto ambizioso che possa dar voce alle tantissime donne che meritano di essere valorizzate, conosciute ed eseguite».

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