Casadilego a Pisogne: «I miei brani tra Sheeran, Bowie e Agnelli»

È cresciuta circondata dalla musica, Elisa Coclite in arte Casadilego, cantante, autrice e polistrumentista che dopodomani, sabato 16, si esibirà sul Lungolago di Pisogne, per uno degli appuntamenti più attesi del festival camuno Dallo Sciamano allo Showman (in piazza Alpini, lungolago, alle 21.15, con accesso gratuito).
È nata infatti a Teramo (nel 2003) in una famiglia di musicisti, ascoltando di tutto: «La musica brasiliana – ci racconta – di cui mia madre è grande appassionata, quindi Milton Nascimento, Elis Regina, Caetano Veloso. Dalla parte di mio padre, oltre alla musica classica, che ha fatto parte della mia vita per molto più tempo della musica moderna e contemporanea, Stevie Wonder, Michael Jackson, James Taylor... Di mio sono passata attraverso molte fasi che vanno dal grunge al punk, atterrando poi su ascolti diversi: Phoebe Bridgers, Twenty One Pilots, Lizzy Mcalpine, Adrianne Lenker, Jacob Collier». Oltre, ovviamente, a Ed Sheeran, considerato che Casadilego deriva il nome da «Lego House», un brano del celebre cantautore britannico.
Pur giovanissima, Casadilego ha varie esperienze alle spalle: la 14ª edizione di X Factor (nel 2021) vissuta da protagonista, compreso il duetto con Ed Sheeran sulle note proprio di «Lego House»; la serata Cover a Sanremo con Francesco Renga e le aperture ai concerti di Carmen Consoli, Daniele Silvestri, Max Gazzè, Ben Harper, Asaf Avidan; il cinema, come protagonista di «My Soul Summer» di Fabio Mollo; il ruolo da co-protagonista nella versione italiana di «Lazarus», opera rock di David Bowie, accanto a Manuel Agnelli e Michela Lucenti.
Elisa: ha sempre immaginato di vivere di musica?
Sì, forse anche perché in famiglia non avevo esempi di professioni che non fossero artistiche… Anche se, da piccola, per un breve periodo desideravo fare la cuoca.
L’idolo Ed Sheeran è come se l’aspettava?
Le aspettative che avevo, già altissime, sono state addirittura superate. E questo è accaduto nonostante tutte le persone intorno a me, prima di quell’incontro, mi avessero detto di non farmene, di aspettative, aggiungendo che non si dovrebbero mai incontrare i propri idoli. Invece è stato incredibile: in quell’occasione è stato l’uomo più umile che io abbia mai conosciuto, oltre che il più gentile e luminoso. Una persona straordinaria e un artista fantastico: la cosa che mi emoziona di più di quell’incontro è che ci siamo trovati totalmente in sintonia sul piano musicale.
Molti ritengono che i talent siano una scorciatoia e che la gavetta di un tempo, basata su tante serate e tanti chilometri macinati, garantisse un successo meno effimero. Da songwriter che vive in epoca di talent, che idea si è fatta?
Sono d’accordo con l’incipit della domanda e aggiungo che quello del musicista è un mestiere, non è una farsa, nonostante ora i confini siano meno chiari e la parola artista venga usata con leggerezza: io sono dell’idea che l’appellativo vada meritato e non basti avere un grande successo di pubblico per esserlo. Ognuno ha i propri obiettivi e sicuramente i talent, così come i social se usati in un certo modo, possono aiutare a raggiungerne alcuni, mentre altri no. L’ho vissuto sulla mia pelle, il talent non basta... Ma di certo, grazie a quell’esperienza, ho conosciuto persone meravigliose con le quali tutt’ora lavoro.
David Bowie era nei suoi radar prima di interpretare «Lazarus», o ci è entrato con questa esperienza?
Conoscevo Bowie in maniera meno approfondita, prima di lavorare a «Lazarus». C’è stata una ricerca importante e collettiva: ciò che rende l’apprendimento emozionante, perché ognuno aggiunge la propria visione, si fanno domande, si cercano risposte. Risposte che nel caso di Bowie spesso non si trovano, ma questo mistero è la cosa che amo di più della sua musica. Sarò grata per sempre a «Lazarus» e a Valter Malosti (il regista, ndr) per questa immersione totale nel mondo straordinario di Bowie.
Com’è Manuel Agnelli in veste di compagno d’avventura?
Manuel Agnelli è una persona fantastica e un grande artista. E sapete già, perché ne abbiamo parlato prima, che non uso questa parola facilmente.
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