Il bresciano Matteo Faustini: «Con la musica ho dato voce ai detenuti»

Marco Zanetti
Il cantautore, domenica 25 maggio, terrà all’oratorio di Bovezzo un concerto gratuito. E c’è un’altra idea: «Incollo adesivi con un qr code: è possibile ascoltare una sola volta, una canzone inedita»
Matteo Faustini - © www.giornaledibrescia.it
Matteo Faustini - © www.giornaledibrescia.it
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Da un lato un disco «in progress». Dall’altra il desiderio di stringere bei legami con le persone (che lui chiama semplicemente «anime») che lo porta a prestare la voce anche ai detenuti, per far conoscere fuori dal carcere le loro dure vicende. Senza mascherare mai la propria emotività, il cantautore Matteo Faustini – 30enne di Brescia, finalista di Sanremo Giovani nel 2020 e vincitore del premio Giovani Amnesty International nel 2024 con il «Girasole innamorato della luna» – prosegue con i suoi impegni dal vivo: domenica 25 maggio alle 21 ha in programma un concerto all’oratorio di Bovezzo, ad ingresso libero.

In attesa dell’appuntamento, abbiamo sentito l’artista bresciano.

Matteo, quella di Bovezzo sarà la seconda data del tour appena partito da Andria, in Puglia. Come si sente?

Non vedo l’ora. Se non sbaglio, è la prima volta che mi esibisco in Valtrompia… e anche solo questo aspetto ne aumenta il fascino. Poi, con la band, sarò a Taranto il 30 maggio e, ad agosto, pure in Sicilia.

E sappiamo che per il suo viaggio musicale ha già preparato delle «chicche»...

In effetti propongo dal vivo brani che ho in cantina e che attendono lo scaffale giusto in cui essere inseriti. In sostanza, sono lavori pensati per il mio terzo album che spero di rilasciare nel 2025. Anzi, devo: me lo sono auto-imposto. Intanto qualcuno, se sta attento, potrebbe già avere qualche anteprima.

Cosa intende?

Mentre sono in giro, incollo qua e là alcuni adesivi che contengono un qr code: inquadrandoli è possibile ascoltare, ma una sola volta, una canzone inedita.

Un’idea molto carina. È l’unico regalo che riserva per chi la segue?

In verità no, ho preparato anche un taccuino in bianco: lo lascio a disposizione di chi vuole, per scrivere le sue impressioni al termine dei concerti. Alla fine del tour, proverò a raccogliere i vari pensieri in un componimento.

Matteo, lei incarna insomma il ruolo di «cantastorie»... Come è accaduto peraltro di recente con «Il cattivo», ossia la bonus-track presente all’interno dell’album «Via dei Bucaneve 25», una raccolta di brani musicali liturgici, uscito qualche giorno fa a cura della Diocesi di Brescia, esito di un progetto di reinserimento dei detenuti nella società.

Diciamo che il brano in questione è una cosa a sé, non è prodotto in chiave discografica. Ringraziando chi mi ha permesso di entrare nella Casa circondariale di Brescia (Isabella Belliboni e Caterina Vianelli dell’associazione Volca, nonché la direttrice Francesca Paola Lucrezi), è piuttosto frutto di un laboratorio che ho tenuto per otto mesi con i detenuti.

Un’esperienza unica, immaginiamo…

Sì, parecchio. Ho conosciuto anime belle, abbiamo pianto e ci siamo scambiati tanti abbracci: sentire raccontare certi vissuti è stato forte. Alla fine, abbiamo deciso di mettere in musica due storie, legate alla cocaina. Suonano sì dolore, ma profumano anche di speranza e umanità: un messaggio che spero arrivi alla gente.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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