Frialdi di Bandafaber, la rinascita dopo la malattia: «Mai arrendersi»

Due anni fa Ugo Frialdi, cantante di Bandafaber, Traffika e Santiago, è stato all’inferno. Poi, come Dante, è uscito a riveder le stelle. E, come il Sommo Poeta ha raccontato tutto nella «Divina Commedia», lui ha cristallizzato un’esperienza fatta di «lacrime, paura di morire e veleno nelle vene» in «Vivila», canzone che, per contrappasso, è un inno alla vita. Scritto da chi ha rischiato di perderla, il brano esorta a non mollare: «Combattere sarà più facile, se inizi a convincerti che ciò che salva è la forza ch’è in te».
Inizio 2023. Frialdi fa degli accertamenti, che danno un esito da brivido: «Una grave malattia – dice Ugo senza chiamarla per nome –. Quella che più spaventa». Praticamente l’inferno, che lui affronta a tappe forzate: l’ospedale, l’intervento («per fortuna risolutivo»), la convalescenza, i concerti annullati e, soprattutto, la voglia di tornare a cantare. Dopo mesi di supplizio, finalmente il concerto del 15 luglio ’23, nella piazza di Castelgoffredo.
Quella sera è tornato a riveder le stelle...
«Sì, con tanta voglia di vivere e di gridare che non bisogna arrendersi. Capisco chi, in queste situazioni, si lascia andare: ma, come ho fatto io, tutti possono trovare la forza per reagire. Non bisogna mollare, mai. Fisica o spirituale, tutti abbiamo una grande forza dentro di noi: dobbiamo solo tirarla fuori. Aggiungo un invito alla prevenzione, che è fondamentale, perché può salvare la vita».
Quasi una missione, dunque, questo brano...
«Scrivo canzoni da sempre. Ma ho bisogno di essere ispirato: infatti per tanto tempo non ho scritto niente. Poi la malattia; e siccome l’ho superata, con «Vivila» voglio condividere l’esperienza per dimostrare che si può vincere».
Ha fatto tutto lei, testo e musica?
«Sì. Per l’arrangiamento mi sono affidato a Claudio Mandonico, che già lavora con Bandafaber: da tempo volevamo fare qualcosa insieme, lui ed io, ma non c’era mai stata l’occasione. La malattia l’ha creata».
Quando potremo sentire la canzone?
«Non a giorni, perché Bandafaber ha molti concerti e non abbiamo tempo per provarla e registrarla. Appena sarà possibile: mi piacerebbe presentare il disco in una serata di beneficenza, con Bandafaber e gli altri musicisti con cui collaboro e ho collaborato».
Una sorta di Ugo & friends?
«Più o meno. Al pari della mia famiglia, gli amici mi sono stati vicini nel momento più brutto: mi piacerebbe fossero con me per celebrare la vita».
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