Musica

A Festa Radio c’è il cantautorato rap, in 5.000 per Murubutu e Mezzosangue

Enrico Danesi
La faccia erudita e quella velatamente glamour: narrazioni tematicamente unitarie e cadenza romanesca con tetsi di livello
  • Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto
    Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
  • Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto
    Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
  • Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto
    Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
  • Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto
    Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
  • Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto
    Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
  • Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto
    Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
  • Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto
    Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
  • Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto
    Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
  • Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto
    Murubutu e Mezzosangue sul palco di Festa Radio Onda d'Urto - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
AA

La faccia erudita e quella velatamente glamour (ai confini del mainstream) del cantautorato rap. Le ha messe in fila il lunedì musicalmente scoppiettante della Festa di Radio Onda d’Urto, incarnate rispettivamente da Murubutu e MezzoSangue, che hanno attirato sotto il palco principale di via Serenissima circa 5.000 appassionati.

La serata

Ha cominciato l’artista reggiano, al secolo Alessio Mariani, professore in un liceo, il quale ha scelto un nome d’arte che richiama il «marabutto», termine della cultura maghrebina che indica una figura sciamanica che usa la parola per curare. E in effetti, di (concept) album in album, il cinquantenne Murubutu ha costruito una corposa produzione in cui il potere taumaturgico della parole si manifesta in maniera avvolgente, attraverso narrazioni tematicamente unitarie. L’ultimo disco, «La vita segreta delle città» (che cita la letteratura, con Walter Benjamin, Balzac, Joyce e Calvino; ma anche il cinema, con Wim Wenders e il suo «Il cielo sopra Berlino), vuole indagare il lato nascosto e le storie dimenticate dei centri urbani, visti come esseri senzienti, «sia dal punto di vista sociologico che dal punto di vista letterario».

A Brescia lo ha eseguito in gran parte, alternando però i pezzi del disco (tra essi: «Minuscola», «La città degli angeli», «Flaneur», «451, «Megalopoli», «Saudade») con quelli delle fatiche precedenti – come «Grecale», «Il migliore dei mondi», «Paolo e Francesca», «Temporale», «Scirocco», «Occhiali da luna» – che raccontano altre storie, di inferni e marinai, di tenebre e venti, di ammutinamenti e rovesci. Materiale che alimenta la convincente «letteraturap» di Mariani/Murubutu, peraltro sostenuta da un apparato sonoro di altissimo livello.

È soprattutto sul versante del sound che si nota la crescita nel tempo del rapper, che ora esplora i territori sonori della musica black, partendo da un hip hop che integra spesso la melodia (anche grazie alla voce suadente di Dia, da tempo al suo fianco) e sfrutta benissimo i fiati. E quando c’è stato bisogno di un intermezzo con un rap forse meno ragionato ma dalla velocità raddoppiata, ci ha pensato il rapper svizzero-italiano Mattak (ospite a sorpresa per un paio di pezzi ) ad assicurare il temporaneo cambio di marcia.

Passamontagna

Dopo un’ora abbondante di Murubutu & Co. è venuto il turno di MezzoSangue, rapper romano con passamontagna d’ordinanza (rigorosamente nero fino a un paio d’anni fa, mentre ora, dopo un percorso catartico, viene alternato con uno candidamente bianco e mise in tinta). Lo stile interpretativo di colui che all’anagrafe della capitale è Luca Ferrazzi (classe 1991) prevede di far risaltare enfaticamente la cadenza romanesca, ma i testi restano di livello. Ci sono i brani del nuovo album «Viscerale» – che dà nome al tour – da far conoscere dal vivo, ma il live poggia anche su composizioni del passato (da «Diventa quello che sei» a «Parlami», da «Sangue» a «Musica Cicatrene») e MezzoSangue (raggiunto da un paio di ospiti, tra cui Dellino), non rinuncia nemmeno alla rivendicazione identitaria della canzone eponima: «Il nome è Mezzosangue, non te lo scordare/prendo le distanze a un mondo che non sa più amare…/questo è Mezzosangue, tu ricorda il nome/ce l’ho scritto in cicatrici a pelle come un’incisione».

Latore di un rap qualitativo nella scrittura (pur senza raggiungere le vette poetiche del collega Murubutu), sembra comunque aver raggiunto l’equilibrio ideale tra versi affilati (oltre che poco allineati) e una varietà sonora – punk, rock, elettronica, pop – che in Italia non si trova facilmente nel genere, sublimata dalla batteria travolgente di Luca Martelli, che non per caso ha suonato anche per Litfiba, Piero Pelù, Giorgio Canali & Rossofuoco. Il pubblico apprezza, sebbene appaia meno caldo che in altre occasioni, nei confronti del proprio beniamino: si accende a intermittenza, più per folgorazioni che con effettiva continuità.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.