L’impresa di fotografare l’Adamello con una fotocamera in legno

Non saranno gli ultimi giorni, come recita il titolo dell’esposizione, ma di sicuro gli ultimi decenni. Lo dicono le previsioni degli esperti sul drammatico arretramento della più vasta concentrazione di ghiaccio delle Alpi Italiane: il ghiacciaio dell’Adamello scomparirà entro la fine del secolo. Eppure le immagini di Michele Gusmeri, nella mostra «The Last Days», liberamente visitabile nel Ridotto del Teatro Grande sabato 15 novembre (dalle 10 alle 15) e domenica 16 (dalle 10 alle 20), nell’ambito della rassegna «Pensieri verticali», non trasmette malinconia e tristezza: ispira luce.
In mostra una sequenza di grandi immagini – che documentano lo stato attuale del ghiacciaio – realizzate con una tecnica «antica»: l’utilizzo di una fotocamera di legno con obiettivi della fine dell’Ottocento (le «campagnole» come venivano chiamate), portata con sé sull’Adamello, con tutta la fatica che il trasporto comportava e la necessità di allestire una camera oscura di fortuna.
Le fotografie
Il risultato però è straordinario, potente, immediato. All’anteprima, ieri sera, il sovrintendente e direttore artistico della fondazione del Teatro Grande, Umberto Angelini, ha sottolineato il significato che l’iniziativa riveste per la comunità tutta, raccontando attraverso questa forma di arte visiva i valori della montagna: rischio, avventura, felicità, natura. Il progetto è sostenuto anche dal Comune: «Una mostra straordinaria, di alto profilo artistico e concettuale – ha rilevato il vicesindaco Federico Manzoni (sarà tra l’altro esposta da venerdì prossimo al Vanvitelliano) –, che è di stringente attualità. Il cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacciai ci chiama in causa, soprattutto in quanto istituzioni politiche e civili, obbligandoci a cercare almeno di preservare il più a lungo possibile il patrimonio che le montagne hanno costruito nei millenni».
«Il collegamento tra cultura e fisicità dell’alpinismo rappresenta una sfida per noi – riferisce il presidente del Cai Brescia, Renato Veronesi –; abbiamo fortemente voluto questa iniziativa, nell’Anno internazionale per la Conservazione dei ghiacciai». Oggi pomeriggio, ha ricordato Veronesi, viene anche proiettato nella Sala Grande l’omonimo video «The Last Days», strettamente connesso all’evento espositivo, per la regia di Matteo Sandrini e Paolo Guarneri.
Il progetto
La ricerca di Gusmeri (1984), che dal 2011 opera con lo studio Gusmeri Fine Art, si concentra sui ritratti e sulle tecniche analogiche, avvalendosi principalmente di pellicole in bianco e nero. L’idea di fotografare il ghiacciaio con una tecnica così impegnativa, dovendo di fatto «incastrare» il treppiede tra le rocce, appare quasi provocatoria nell’era dei social.
Lo osserva il fotografo Rinaldo Capra: «Michele si addentra nell’essenza della fotografia e della natura. In un’era in cui le immagini imperano e si impongono in maniera indifferenziata, egli ci riporta alla consapevolezza degli inizi dell’arte fotografica; un viaggio affascinante, sostenuto da un forte contenuto etico e senso sociale». E ripagando, allo stesso tempo, il «debito verso il teatro» (quale omaggio migliore al luogo in cui la sua opera è esposta?). «Queste fotografie – commenta ancora Capra – sono una messa in scena, esprimono una teatralità visiva, che coglie la montagna come in un ritratto».
Infine la parola all’autore: «Sin dalla giovane età ho coltivato questa passione per la fotografia lenta e le macchine fotografiche di grande formato, assieme alla volontà di ritrarre la natura nella sua magnificenza. Ogni scatto, in questo lavoro, è stato corale: la nostra piccola ma importante impresa».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@I bresciani siamo noi
Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.




















