Cultura

Michele Gazich torna in concerto a Brescia all’insegna dei numeri

Il 18 maggio, per i 50 anni della facoltà di Matematica. «Ogni poeta, ogni scrittore è alchimista per natura»
Michele Gazich nel Veneto Orientale - Ph. Sofia Pavan
Michele Gazich nel Veneto Orientale - Ph. Sofia Pavan
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Michele Gazich torna a suonare nella «sua» Brescia. In una data per lui assai significativa. Lo farà il 18 maggio. A dieci anni esatti dallo spettacolo in Duomo Vecchio intitolato «Verso Damasco», come il convegno dedicato a San Paolo che in quei giorni organizzò in collaborazione con la Congrega della Carità Apostolica e l’Università Cattolica. Ed è proprio l’Ateneo del Sacro Cuore a promuovere anche questo nuovo appuntamento.

Il concerto-evento, infatti, è offerto (anche in senso letterale, essendo l’ingresso gratuito) «alla città e a tutta la comunità universitaria della Cattolica» in chiusura delle celebrazioni per i 50 anni della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali che venne fondata a Brescia nel 1971 «per contribuire alla formazione di una coscienza scientifica in campo matematico».

E se «oggi, nella nuova sede di Mompiano, coabitano tradizione, ricerca e innovazione per fornire strumenti utili a capire una realtà sempre più complessa», è sempre più evidente, si legge nella nota redatta dalla Cattolica stessa, «la necessità da parte delle istituzioni educative di diffondere una cultura scientifica, perché la pandemia ci ha rivelato che non basta "fare" scienza: occorre farla comprendere e saperla comunicare».

Si colloca in questa prospettiva la scelta di (ri)chiamare in città Michele Gazich, lo scrittore di canzoni in tour con il nuovo album. E «Argon - Matematica, fisica e alchimia della musica» s’intitola, allora, la serata che avrà luogo al San Barnaba. «Sono davvero molto felice - afferma Gazich - di ritornare a suonare nella mia città natale. Ci siamo avvicinati lo scorso novembre, al Vittoriale, ma un mio concerto vero e proprio a Brescia non avviene da un po’ di anni, ormai».

La formazione è la stessa ammirata nella casa del Vate, con Michele (voce, violino e viola), Marco Lamberti (chitarra, bouzouki e seconda voce) e Giovanna Famulari (violoncello e voce). Molte variazioni invece nel repertorio, che «sarà in parte incentrato sull’album "Argon", tra cui l’omonima canzone dedicata a Primo Levi, ma non trascurerà brani da quasi tutti i precedenti dischi, a partire da "Dieci canzoni di Michele Gazich" del 2008; ci saranno pure "Storia dell’uomo che vendette la sua ombra", finalista al Premio Tenco del 2017; alcune delle mie tante composizioni legate a tematiche ebraiche; infine, anche brani totalmente inediti».

Non mancherà proprio «Verso Damasco»: «La eseguirò per la prima volta dopo dieci anni. Damasco è, per me, il luogo della conversione di San Paolo, ma anche luogo-simbolo, devastato da anni di guerra. Una riflessione, ahimè, attuale». La data del 18 maggio è significativa anche per altri motivi... Sì. Il 18 maggio del 1948 la mia famiglia, lasciando Zara e la Dalmazia che erano divenute parte della nascente Jugoslavia del Maresciallo Tito, entrò in Italia. Una delle loro prime residenze fu un campo profughi a Venezia (ho scritto un brano al riguardo e girato un video, sempre online: «Venezia 1948»). E il 18 maggio di un anno fa moriva Franco Battiato: ricorderò il Maestro, eseguendo per la prima volta una sua canzone.

Nel frattempo, sei andato a vivere nel Veneto Orientale... Tanti mi chiedono come ho vissuto la pandemia e la post-pandemia (se di post è lecito parlare). La mia vita è stata stravolta: sono passato da 100 concerti all’anno, negli Stati Uniti ed in Europa, a zero il primo anno e davvero ancora pochi successivamente. C’è una bellissima espressione di Pasolini, quando si definiva carico di poesia e non più poeta. L’ho sentita risuonare in me in questi anni in cui mi sono trovato ad essere «carico di musica e non più musicista». Ne ho approfittato per cambiare vita: sono andato a stare tra Venezia e la sua provincia. Nel silenzio della laguna e dei canali ho nascosto e tutelato quello che rimaneva del mio essere uomo e artista. Qui sono riuscito a sopravvivere e sono quasi rinato.

E il rapporto con la facoltà che ti ha invitato? La musica è certamente matematica. Muove il cuore, ma è saldamente legata ai numeri. Bello che la Facoltà si celebri anche attraverso la musica. La matematica è sottesa a qualunque rapporto tra le note e matematicamente sono misurate le sillabe dei versi che costituiscono le mie canzoni. Ogni poeta, ogni scrittore, poi, è alchimista per natura, perché trasforma e tenta di dare un senso ulteriore alla materia del mondo e a quella del nostro corpo. Dovremmo saperlo, che non siamo solo pasto per i vermi; ma è sempre bene ricordarlo. Anche a questo servono gli artisti.

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