Cultura

Manuel Renga: «Porto Opera Domani anche ai bambini francesi»

Dopo il sold out a Rouen, dal 4 al 16 febbraio il bresciano dirige Rigoletto al teatro Champs-Élysées
Al Teatro dell’Opera di Rouen il «Rigoletto ou les mystères du théâtre» - Foto © Marion Kerno
Al Teatro dell’Opera di Rouen il «Rigoletto ou les mystères du théâtre» - Foto © Marion Kerno
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Il 23 gennaio a Rouen, in occasione dell’ultima recita, il teatro era sold out: 1.500 persone hanno applaudito il «Rigoletto ou les mystères du théâtre». Per il bresciano Manuel Renga, alla regia, è stata un’emozione. Il progetto che vuole crescere i melomani del futuro, «Opera Domani», è sbarcato in Francia: Rouen e Parigi le città, dopo le repliche italiane (anche al Grande). «È stata l’opera di Rouen a chiederci la versione francese dopo la buona esperienza con "Elisir d’amore". Abbiamo quindi riallestito l’opera con un cast completamente francese» racconta Renga, in attesa di portare quest’opera per ragazzi al Théâtre des Champs-Élysées dal 4 al 16 febbraio.

Com’è stato lavorare in Francia questi ultimi mesi?

Sono appena tornato e sto già ripartendo per Parigi. A gennaio ho passato tre settimane all’Opera di Rouen, in Normandia, dove abbiamo ricreato lo spettacolo con un direttore diverso e con aggiunte alla scenografia. La richiesta scenografica è nata dal Théâtre des Champs-Élysées: i loro spazi sono molto grandi, quindi abbiamo integrato l’allestimento con elementi per riempire il palco. Rimanendo nel solco del «teatro nel teatro» per raccontarne i misteri, abbiamo creato sei nuvole di legno barocche che escono dalla graticcia al momento della tempesta, ma anche nuove pareti nella casa di Rigoletto, decorate con carta da parati.

Un’altra immagine dell’allestimento, in Normandia, del lavoro diretto da Manuel Renga - Foto © Marion Kerno
Un’altra immagine dell’allestimento, in Normandia, del lavoro diretto da Manuel Renga - Foto © Marion Kerno

Nota differenze, nell’accoglienza, tra i ragazzi italiani e francesi?

No: i bimbi e le bimbe sono sempre meravigliosi. Hanno un entusiasmo che per noi teatranti è fonte di gioia. È importante, perché il pubblico adulto fa fatica quasi a battere le mani, ma con i ragazzi - quando lo spettacolo funziona, altrimenti dormono o chiacchierano senza farsi problemi! - gli applausi sono favolosi. Alla prima, con 700 bambini, sono andati avanti per sette minuti: non facevano chiudere il sipario. È una soddisfazione, perché tradurre l’opera e portarla in giro nasce proprio dall’idea di avvicinare un pubblico giovane, che vediamo entusiasta. Vedremo cosa accadrà invece in Oman, Paese culturalmente distante da noi. A marzo saremo lì con «Elisir d’amore»: dovevamo farlo due anni fa, ma il Covid aveva bloccato tutto...

Anche in quel caso avete pensato a una traduzione e a qualche modifica?

Ci saranno attori che recitano in arabo, ma sarà possibile assistere a due versioni: quella per le scuole internazionali, con le parti interattive in inglese, e quella per le scuole tradizionali, in arabo.

Ci sa già dire le prossime tappe del progetto, in Italia?

Per ora il «Rigoletto» si ferma qui, ma presto tornerà «Elisir d’amore»: lo porteremo nuovamente a Como, patria del progetto «Opera Domani», ma stavolta lo faremo con «200.com» dell’Arena del Sociale: duecento coristi stanno studiando il libretto e quest’autunno lo porteranno in scena con un’orchestra. Questi incontri fra teatro sociale e opera mi piacciono, sono il mio pane.

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