Cultura

«Le mie memorie della Grande Quercia fra racconto, paesaggi, mito e poesia»

Venerdì prossimo a Borgo San Giacomo si presenta «La mia Valle» di Gian Mario Andrico
L’autore Gian Mario Andrico - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
L’autore Gian Mario Andrico - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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«Non è il pianeta che muore, è l’uomo che deve stare attento. La Terra continuerebbe ad esistere anche se l’uomo scomparisse». Gian Mario Andrico, artista, scrittore, giornalista, ricercatore, icona della Bassa, non è interessato a discorsi «ecologistici» nel suo lungo racconto fresco di stampa. Punta il dito sull’uomo e le sue scelte. E per farlo usa uno strumento nuovo, rispetto ai molti che già ha dispiegato nella sua lunga intensa attività, usa un registro squisitamente letterario, fantasioso ed immaginifico.

La presentazione

«La mia Valle» è il titolo del volume, edito da Compagnia della Stampa, con testi di Andrico e disegni di Cesare Monaco, che sarà presentato venerdì 10 maggio, alle 20.45, all’Auditorium della Bcc di Borgo San Giacomo, via Pietrobelli. A dialogare con gli autori, interverranno anche il giornalista Tonino Zana, il critico d’arte Simone Biazzi e l’editore Eugenio Massetti. Ad introdurre la serata sarà il presidente della Bcc Sergio Bonfiglio: il volume è una delle iniziative per i festeggiamenti dei 130 anni della Cassa rurale e artigiana di Borgo San Giacomo, fondata nel 1894, nei tempi gloriosi della nascita delle casse di credito cooperativo che diedero linfa vitale e sostegno fondante allo sviluppo sociale ed economico di tanta parte della nostra provincia.

La Valle di Gian Mario Andrico ha latitudini e longitudini, tempi ed epoche che vagano nella fantasia. Ma non troppo. Si immaginano i confini che dalla Camunia scendono lungo il corso dell’Oglio, deviando poi fino verso gli itinerari della via Francigena a cavallo dell’Appennino, così come alcune pietre miliari emergono tra il tempo degli Etruschi e dei Romani, dei Longobardi e del Medioevo, per giungere alla rinascita del castello divenuto icona della Bassa. Dieci racconti e altrettanti disegni, di grande suggestione, sgorgati da polvere di grafite, matita e pastello bianco, e qualche tocco dorato di luce e calore.

Il testo

Il filo conduttore sono i ricordi della Grande Quercia. L’albero maestoso supera la scansione dei decenni che segna la vita umana e il ritmo dei secoli. La Grande Quercia ha il respiro dei millenni, lo sguardo che giunge ad orizzonti lontani. E vorrebbe dire all’uomo dove andrà a precipitare se continua su questa strada. L’ambientazione è quella tipica dell’impronta di Gian Mario Andrico, fra Mito e Poesia. I temi sono quelli a lui cari: la testimonianza che abbiamo raccolto dai nostri vecchi e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. Una passione profonda per la natura: fiumi e paludi, campi ed alture, radure e boschi. Natura animata e viva, carica di mistero e di sacro. E di simboli che rappresentano quel che la razionalità non saprebbe dire.

Una delle opere di Cesare Monaco
Una delle opere di Cesare Monaco

Discorsi di grande attualità, in tempi d’impronta green, verrebbe da chiedere ad Andrico. E invece, lui ci sorprende: «Questo libro lo avevo nel cassetto fin dagli anni Ottanta. L’avevo riposto lì perché allora altre e diverse erano le priorità. Un anno e mezzo fa l’ho ripreso in mano e un poco anche io sono rimasto sorpreso...». Aveva compreso - gli chiediamo - dove stavamo andando ancora prima che l’ambientalismo diventasse moda? «La mia non è una protesta ambientalista, ma contro alcuni atteggiamenti dell’uomo che non mi sembrano all’altezza della sfida e del contesto. La strada che l’uomo ha preso è quella del consumo, non dell’utilizzo. L’aria è inquinata, l’acqua è inquinata. il paesaggio è inquinato e irrimediabilmente stravolto. L’inquinamento è penetrato nelle nostre coscienze».

I personaggi 

Ogni racconto ha un personaggio: il cacciatore, il druido, la strega, il giovane prigioniero, la ragazza di rara bellezza, lo studioso, l’archeologo... «Sono personaggi di fantasia, ma non troppo - spiega Andrico -. Alcuni li ho davvero incontrati, altri avrei voluto incontrarli. Sanno vedere quel che gli altri non vedono, e proprio per questo vengono isolati. Perché vanno controcorrente. Ed in fondo sono personaggi sempre uguali nei millenni, perché sempre uguale è la sfida per l’umanità». Anche se stavolta, per la prima volta, il rischio è che non ci sia redenzione per i nostri sbagli. 

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