L’addio tra genitori e figli a teatro: Dammacco arriva all’Odeon

Elisa Fontana
Il regista già Premio Ubu giovedì 6 sarà a Lumezzane con «La morte ovvero il pranzo della domenica»
Serena Balivo in scena
Serena Balivo in scena
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Due genitori ultranovantenni che parlano solo della morte, perché quello è il prossimo appuntamento che li attende, e una figlia che tutte le domeniche li va a trovare per pranzare con loro.

Mariano Dammacco, già Premio Ubu come migliore novità drammaturgica per «Spezzato è il cuore della bellezza», scrive un testo delicato e insieme umoristico sull’addio tra genitori e figli, e tra due vecchi sposi, dirigendo ancora una volta Serena Balivo, Premio Ubu 2017 come miglior attrice under 35, con la quale ha all’attivo sette spettacoli.

Il duo artistico Dammacco-Balivo, incentrato sul lavoro dell’attore e sulla composizione di drammaturgie originali premiate con numerosi riconoscimenti, torna al Teatro Odeon di Lumezzane con «La morte ovvero il pranzo della domenica», in scena giovedì 6 febbraio alle 20.45. Biglietti euro 25.

Candidato al Premio Ubu 2024 nella categoria «Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica», lo spettacolo, tra poesia e narrazione, conduce lo spettatore dentro un rito di tante famiglie, il pranzo della domenica, appunto, colto nel momento in cui si avvicina l’ora di separarsi, di doversi salutare per sempre. Un congedo appassionato e divertito per celebrare la bellezza della vita.

Dammacco, in che modo i due genitori anziani affrontano il tema della loro morte?

In modo molto pragmatico. La questione è capire se farsi seppellire, tumulare o cremare, chi dei due morirà prima, come comportarsi dopo. C’è spazio anche per le grandi domande: ci sarà un’altra vita dopo la morte? I genitori non parlano d’altro, e la figlia, con grande amore, raccoglie questa loro esigenza, non si sottrae, anzi si prodiga per assecondare i loro desideri nell’ultimo tratto del loro cammino. Il tema è sì la morte, ma è anche l’amore tra i legami forti, quelli parentali, quando si è a un passo dall’addio.

Balivo è sola in scena, i genitori parlano attraverso di lei?

Lei li evoca continuamente: racconta del papà che la accoglie sulla porta, della mamma che le racconta il menù del giorno. La linea di parole e di immagini evocate da questa figlia è così forte che alla fine dello spettacolo si ha come l’impressione di averli conosciuti, i suoi genitori.

A ispirare l’idea dello spettacolo è stato un suo pranzo della domenica?

In là con gli anni, è frequente vedere i propri genitori o i genitori di amici coetanei, concentrarsi solo sulla morte, parlarne continuamente. Ma è un tema che tocchiamo con la possibilità anche di ridere, poiché il personaggio della figlia contiene tratti umoristici. Lo spettacolo si inserisce in un solco di tragicommedia perché la vita è così, in fondo: anche nei momenti più tragici, ci ruba sempre un sorriso, una risata, mentre in quelli che sembrano spensierati, sa contrappuntare le luci con le ombre.

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