La spezieria dell’Ospedale Civile compie cinquecento anni

Nell’antica farmacia si trovano libri antichi, oggetti e molta storia civile e sanitaria nell’evoluzione di medicamenti e farmaci
Mortaio bronzeo con il simbolo dell’Ospedale Civile e datato 1698 di proprietà dell’azienda sociosanitaria territoriale
Mortaio bronzeo con il simbolo dell’Ospedale Civile e datato 1698 di proprietà dell’azienda sociosanitaria territoriale
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Osservando attentamente le planimetrie del progetto per la costruzione di un «Hospitale unum magnum et universale» a Brescia si immaginano il fermento, le perplessità, i timori che anche in quella prima metà del Quattrocento furono oggetto di dibattito per un’opera che avrebbe cambiato il volto di un intero quartiere della Leonessa.

Seguendo le linee tracciate da Tonino da Lumezzane, marengone e ingegnere, cui venne affidato l’incarico di progettare il grande e sospirato ospedale bresciano, si cercano riferimenti con l’attuale conformazione urbanistica dell’attuale area della città compresa tra le vie Gramsci, via Moretto, via Bulloni per poi salire su in via Cavallotti e corso Zanardelli, nella zona di San Luca. Come in un gioco di specchi, ci si rende conto di quanto l’abbattimento di antiche costruzioni, ritenuto evidentemente inevitabile da chi storicamente ne ha autorizzato l’esecuzione, lasci una sensazione di smarrimento analoga a quella provata a fronte della consapevolezza che una cosa preziosa è perduta per sempre.

In questo sforzo di ricomposizione dei contorni e dei contenuti della nostra storia, un aiuto importante arriva dalla celebrazione dei cinquecento anni di fondazione della farmacia degli Spedali Civili di Brescia, avvenuta il 21 febbraio 1524, anni dopo la nascita dell’Ospedale di Santo Spirito e di San Luca della Misericordia, a tutti noto da sempre come Ospedale Grande o Maggiore che risale al marzo del 1447.

Cosa c’è nella spezieria

Il lavoro puntuale e certosino, guidato da sapienza e cultura oltre che da passione, svolto da Chiara Benedetti, responsabile della biblioteca medica degli Spedali Civili, permette di ripercorrere attraverso documenti e opere storiche – tra cui la riproduzione della pergamena quattrocentesca miniata, celebrativa della missione dell’Ospedale, e delle mappe della spezieria a San Luca –, l’importanza del ruolo sociale ricoperto dalla stessa nei secoli con la preparazione e la dispensazione di medicamenti per i degenti e per gli esterni.

Scrive Chiara Benedetti: «In una provvisione del 21 febbraio 1524 il Consiglio speciale dell’Ospedale Maggiore, al fine di porre rimedio al grave onere dell’acquisto dei medicinali nelle Spezierie della città, ravvisò la necessità della costituzione di una farmacia interna. Nello stesso giorno il Consiglio generale stanziò una somma per l’istituzione della spezieria che avrebbe dovuto svolgere servizio, oltre che per le necessità dell’ospedale, anche per il pubblico; gli utili che ne provenivano andavano ad arricchire i cespiti dell’opera pia e potevano servire per altra beneficenza. Si doveva somministrare gratuitamente ai degenti, ai poveri delle parrocchie e ai pii luoghi religiosi».

La «Pharmacopeia bateana» del medico inglese George Bate (1608-1669)
La «Pharmacopeia bateana» del medico inglese George Bate (1608-1669)

Una sorta di welfare ante litteram cui si accompagnava, contestualmente, la pubblicazione di libri di botanica, chimica e materia medica, ma anche antidotari e farmacopee (anche ufficiose) nelle quali si potevano –  e si possono, consultandole per motivi di studio – trovare i medicamenti necessari con la spiegazione per la preparazione e la modalità di somministrazione. Da sottolineare che, dopo la decisione di somministrare gratuitamente i medicamenti, si verificarono anche abusi. Ancora Chiara Benedetti: «Molti, pur avendo la possibilità di provvedere a sé, si facevano passare per poveri. Vennero così stabilite norme più rigorose riguardo alla somministrazione gratuita dei farmaci: lo speciale li poteva distribuire soltanto a patto che le ricette fossero sottoscritte da un medico, dal Deputato della Quadra e da uno dei presidenti. Inoltre, lo stato di povertà doveva essere comprovato dalla testimonianza del parroco».

Ai giorni nostri potremmo definire tali accorgimenti come la richiesta di una certificazione Isee che attesti la situazione economica e patrimoniale della persona.

La mostra e le celebrazioni

Una novantina di queste opere, di proprietà del Civile, sono esposte fino alla fine della prossima settimana nella Galleria dei Quadri dell’Ospedale Civile (subito dopo l’ingresso dalla scalinata principale), mentre i cinque secoli di storia sono stati celebrati in un convegno che si è svolto nell’Aula Magna di san Faustino. Tra queste, l’opera di Francesco Roncalli Parolino – «Europae medicina a sapientibus illustrata» –, una sorta di enciclopedia medica, in cui lo studioso mette a frutto il sapere dell’epoca, comprese indicazioni per curare epidemie e febbri. La particolarità di Roncalli Parolino, nato a Brescia nel 1692 e discendente da una famosa famiglia bresciana, fu quella di studiare ogni malattia tenendo conto dell’ambiente in cui essa si era sviluppata, del clima e delle variabili che l’avevano favorita.

«Europae medicina» di Francisco Roncalli Parolino
«Europae medicina» di Francisco Roncalli Parolino

In mostra, anche, la prima edizione di Linneo del 1735. Medico, botanico e naturalista svedese, è considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi.

L’invito è a compiere un viaggio nella nostra storia per riscoprire le radici di una disciplina che ha compiti sempre più articolati, dentro e fuori l’ospedale. L’attenzione, ora, è rivolta ad adulti e bambini, a malati cronici in costante aumento, anche come conseguenza della costante crescita dell’aspettativa di vita, e sanità territoriale ancora vittima di molte contraddizioni, ma anche ricerca e sperimentazione di molecole nuove e rivoluzionarie nella cura di patologie, quali quelle oncologiche e cardiovascolari, che godono del poco ambito primato in termini di diffusione e mortalità.  

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