Cultura

Irene Grandi fa tappa nel Bresciano: «Sono un'artista anarchica, nel blues ritrovo le mie radici»

La cantautrice fiorentina si racconta in attesa del suo tour «IO in Blues» in programma il 3 settembre a Nave
Irene Grandi in tour con il suo «IO in Blues» - © Foto di Luca Brunetti fornita da Big Time
Irene Grandi in tour con il suo «IO in Blues» - © Foto di Luca Brunetti fornita da Big Time
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Inafferrabile. Questa, forse, è l’unica parola con cui si può descrivere la personalità artistica di Irene Grandi.

Una voce iconica che in vent’anni di carriera ha sempre rifiutato ogni etichetta preferendo il mettersi continuamente alla prova. E con la ripartenza della musica dal vivo dopo la pandemia, la cantautrice fiorentina è tornata a calcare i palchi di tutta Italia con «IO in Blues», il tour dove Irene reinterpreta la musica delle leggende italiane e internazionali legate al blues, e che il 3 settembre farà tappa al River Blues Park di Nave.

Come è nata l’idea di questo tour?

C’entra molto la pandemia. La musica blues nasce per parlare di qualcosa che manca, che sia un amore o una passione. Nei mesi del lockdown e oltre anche io come tutti ho sentito spesso la mancanza di qualcosa. In quei momenti ascoltavo tantissimo blues, riconnettendomi con la me stessa da ragazzina, quando mi sono avvicinata alla musica grazie al film «The Blues Brothers» e i dischi di Aretha Franklin. Perché come artista io sono nata con il blues, lo portavo con me nei locali dove suonavo all’inizio. Così ho pensato che questo tour poteva essere un ritorno alle mie radici ma anche un modo per rilanciarmi quando sarei tornata a suonare dal vivo.

Che rapporto ha con la musica blues?

Da ragazzina lo amavo tantissimo e lo amo tutt’ora. Ho avuto una formazione musicale un po’ in controtendenza con il tempo dei miei esordi: tanti guardavano al rock e al pop della «new wave» anni ’90, io invece studiavo di più gli anni ’70 e ’80... Anche se poi il blues è stato la madre del rock, dell’hip hop, si può dire di tutta la musica contemporanea, anche la mia... Per esempio «Fuori» (singolo del 1994 arrivato quarto al Festival di Sanremo) ha un riff puramente blues.

Quali canzoni porterà sul palco?

Abbraccerò la storia del genere, dalle origini internazionali passando per gli artisti italiani che hanno pescato a piene mani dal blues, come Lucio Battisti e Pino Daniele. È una scaletta che rappresenta le varie nature del blues: le note di Etta James, il folk-blues americano dei Buffalo Springfield, la delicatezza di Tracy Chapman ma anche lo stampo più puro di «Little Red Rooster»... Tra le voci italiane, dicevo, soprattutto Pino Daniele, che è stato un vero punto di riferimento per me: perché ho suonato tanto insieme a lui, ma anche per le sue sperimentazioni tra lingua napoletana e musica blues.

Però ci sarà anche qualcosa di suo.

Suonerò anche dei pezzi miei, quelle canzoni che si prestavano già a essere ri-arrangiate in chiave blues, come «La tua ragazza sempre» o «Sono come tu mi vuoi».

Insomma mette in scena la sua personale antologia blues.

Esatto. Ho pensato il live come se fosse un concerto di formazione, che fa vedere come un’artista si fa le ossa e la voce ascoltando e  prendendo spunto da queste canzoni passionali e morbide. Un excursus sul «mio», di blues.

Con questo tour si conferma un’artista che cambia continuamente pelle. Si sente arrivata a un punto fermo del suo percorso?

Sento ancora di avere delle cose da fare. Vengo dall’esperienza bellissima da protagonista nell’opera lirico-rock «The Witches Seed» composta da Stewart Copeland, una cosa totalmente nuova per me. Allontanarmi da me stessa per poi tornarci è un modo per continuare a essere felice sul palco, mi fa sentire come se fossero passati 2 anni e non 20. Però a volte mi chiedo se non ho sbagliato tutto.

In che senso?

Consolidarmi, al posto di continuare a mettere mattoni. Come se vivessi in un albergo diffuso e non un palazzo stabile come tante mie colleghe. Ma io preferisco rimanere un’artista più trasversale, anarchica, perché così mi sento più libera. Non so ancora cosa verrà dopo questo tour, ma vivo in continua ricerca di nuovi stimoli, e quello che faccio mi fa sentire ancora completa.

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