Cultura

I perché dei 300 vocaboli più in uso: il libro sulle etimologie

Gian Enrico Manzoni, ospite il 14 dicembre in Sala Libretti, presenta il nuovo libro sulla storia linguistica delle parole
Gian Enrico Manzoni, docente in Cattolica e apprezzato elzevirista © www.giornaledibrescia.it
Gian Enrico Manzoni, docente in Cattolica e apprezzato elzevirista © www.giornaledibrescia.it
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Per il ciclo «Filo delle idee», martedì 14 dicembre alle 18, nella sala Libretti del Giornale di Brescia, in via Solferino 22, verrà presentato il libro di Gian Enrico Manzoni «La vita in parole. I perché dei 300 vocaboli più utilizzati». Con l’autore, docente di Didattica del Latino della facoltà di Lettere della sede di Brescia dell’Università Cattolica, interverrà l’vv. Francesca Bazoli, presidente dell’Editrice Morcelliana (che pubblica il libro); modererà Nunzia Vallini, direttore del GdB. Per assistere all’incontro in presenza è necessario prenotarsi su sala-libretti.giornaledibrescia.it. L’appuntamento potrà essere seguito anche in live streaming sul nostro sito.

Dal 15 dicembre il volume sarà in vendita in edicola, in abbinamento con il nostro giornale, a 9,90 euro (più il prezzo del quotidiano). Quello che esce in edicola tra pochi giorni, intitolato «La vita in parole. I perché dei 300 vocaboli più utilizzati», è un agile volumetto di Gian Enrico Manzoni. È pubblicato nella collana dell’Orso blu da Scholé, che è un marchio dell’editrice Morcelliana.

L’autore aveva curato in passato una rubrica di etimologia di parole italiane proprio sulle pagine di questo quotidiano, immettendovi quella impostazione glottologica che è alla base del suo insegnamento sia liceale sia nella facoltà di Lettere dell’Università Cattolica cittadina. Di qui viene l’interesse per la storia delle nostre parole, che è storia soprattutto linguistica, ma non solo: è anche storia della nostra civiltà espressa attraverso i secoli con lo strumento della parola, un elemento che distingue l’uomo dagli altri essere viventi, come dicevamo molti autori antichi, tra i quali ricordiamo Isocrate, Aristotele, Cicerone.

L’indagine linguistica sull’etimo della parola «cravatta», per esempio, può fermarsi a dire che è di origine francese, dove si trova la forma «cravate». Subito dopo, tuttavia, l’autore aggiunge che essa venne impiegata dal XVII secolo in poi, quando nell’esercito francese vennero inquadrati alcuni reparti di cavalleria provenienti dalla Croazia. Quei cavalieri croati portavano annodata intorno al collo una fascia bianca di lino, che divenne caratteristica della loro divisa, peraltro molto simile a quella ungherese con alamari e colbacco, ma con in più quella striscia bianca legata al collo. «Croate» era il nome francese per indicare il soldato croato: con un po’ di deformazione esso divenne prima «crovate» e quindi «cravate».

Il nome di un popolo divenne così quello di un oggetto di abbigliamento; la storia linguistica si dimostra anche storia di civiltà. Anche nell’era digitale, la parola resta strumento di comunicazione, occasione di socialità, perno delle istituzioni e della politica in senso lato. Però delle parole è bene conoscere, oltre al significato corrente legato all’uso, anche il significato originario, l’ètimo, cioè il significato-base o di partenza, dal quale la parola si è mossa per raggiungere altri traguardi. È quanto fa appunto questo libro, che tratta 300 etimologie di parole, raggruppate per temi o aree lessicali, come può essere quella del tempo del calendario, seguita dalle parole del tempo atmosferico: due sezioni che troviamo in apertura del volume.

C’è spazio anche per una rassegna finale di nomi propri storici, oggi usati in italiano per qualche caratteristica particolare del personaggio che li portava: perché si dice, ad esempio, «essere un cicerone» o «fare il mecenate».

Dunque un libro di etimologie, indagini scientifiche che mirano alla verità linguistica: infatti se etimologia è studio dell’ètimo, questo deriva dall’aggettivo greco «étymon», che significa «vero, veritiero»: quindi con l’indagine etimologica noi ricostruiamo il significato vero che la parola possiede, o che dovrebbe possedere nell’uso dei parlanti. L’etimologia è perciò un modo per arrivare alla verità, cioè al vero significato della parola; e scoprire quanto l’impiego corrente se ne sia a volte allontanato porta a indagarne il perché: perché il valore delle parole è andato in una certa direzione, per quale influsso storico, linguistico o sociale.

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