Gianni Pezzani chiude il Brescia Photo Festival con la mostra «Inclassificabile»

Sta nell’ammirevole eclettismo, unito alla voglia di spaziare fra generi fotografici facendo ricerca e spesso ribaltandone i canoni, la virtù di Gianni Pezzani (Colorno, 1951) dei cui variegati portfolio s’inaugurerà il 29 giugno la mostra non a caso intitolata «Inclassificabile».
L’inaugurazione - ultima della serie facente capo al Macof-Centro della fotografia italiana nell’ambito del 7° Brescia Photo Festival - sarà alle 18 di sabato (e poi fino al 31 luglio) alla galleria Spazio Fondazione Negri (Brescia, via Calatafimi 12-14), sito espositivo dell’istituzione bresciana fondata e diretta da Mauro Negri, che gestisce l’amplissimo patrimonio d’immagini di quella storica dynasty fotografica. Oltre a Negri, saranno presenti sia l’autore sia Renato Corsini, direttore artistico del BSPhotoFest e del Macof.
Le stampe
Curata da Margherita Magnino e Carolina Zani, l’esposizione consta d’una cinquantina di stampe a colori e in biancoenero, alcune al vivo dentro grandi pannelli (gli scatti dedicati all’Acqua) e altri (su soggetti come la Natura; il Fumo; Brescia) incorniciate. Tutte a mostrare la sempre originale e ben strutturata - per tecnica e scelta d’inquadratura - risultanza di varie fasi della ultraquarantennale carriera dell’autore. Una tangibile riprova che per Pezzani l’eclettismo è stato ed è una precisa scelta per sfuggire ai manierismi dei generi: iniziò negli Anni 70 quando ancora c’era l’eco del Neorealismo fotografico, ma fu presto in fuga dalla routine dell’obiettivo monocorde, intrigandosi e intrigando su temi e modi differenti, sempre declinati in modo originale.
Lo sguardo vagabondo
Alle pareti di Spazio Fondazione Negri (ore 16-19 dal martedì al venerdì, e 15-19 il sabato; ingresso gratuito) si troveranno così alcune delle più significative serie realizzate da Pezzani in vari momenti della sua ricerca. Dal portofolio «Viaggio senza ritorno» in cui, distanziandosi dallo stereotipo paesaggistico trasfigurò - con la tecnica del viraggio multiplo che lo fece subito notare - paesaggi della pianura emiliana in una visione quasi onirica.
Passando per «Brescia dorme» su scorci di casa nostra (da una fantasmatica piazza Vittoria, al Castello, al Capitolium...) che fu parte del progetto avviato nel 2008 cogliendo a notte fonda luoghi di varie città italiane ed estere in cui gli spazi urbani deserti e silenti, e le illuminazioni naturali, conferiscono una sorta di spiritualità metafisica. E ancora, il progetto «Humus» (2004-2013) che lo portò nello spazio naturale, ma fantastico per antonomasia, del bosco. Né mancano esperimenti più concettuali e tecnici, come «Tensione superficiale» (2016) e «Blues Smoke» (2017-’18) in cui l’autore fissò il... quasi invisibile: gocce d’acqua cadenti che si trasfigurano in geometriche forme arcane, colte e visualizzate come l’occhio non potrebbe ma l’obiettivo sì. E sottili volute di fumo grigio su sfondo nero, che disegnano ghirigori metafora d’imprevedibilità. C’è questo e altro nell’antologica delle immagini nate dalla creativa irrequietudine fotografica che ha animato Pezzani scandendone una cifra autorale pur nella varietà di temi, soggetti e tecniche. Quella di un «inclassificabile», come recita il titolo della mostra, di cui è un piacere scoprire lo sguardo vagabondo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@I bresciani siamo noi
Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.
