Ferruzzi, Enimont e Tangentopoli: il racconto di Sama al Museo Mille Miglia

Nella storia politica e imprenditoriale italiana il 1992 è l’anno che ha cambiato tutto. Mani Pulite ha scoperchiato il vaso di Pandora che custodiva il sistema corrotto governato dalla politica e dall’imprenditoria italiana. In tanti caddero all’inizio degli anni Novanta. Crollò la Prima repubblica e l’Italia fu costretta a voltare pagina. In ginocchio finì anche la Enimont, la joint venture nata dall’unione tra Eni e Montedison. La realtà che univa pubblico e privato in cui molti credevano.
«La caduta di un impero». A tutti gli effetti. Proprio questo è infatti il titolo scelto da Carlo Sama per il suo libro. Un memoriale che racconta la storia di quello che è stato il gruppo agroindustriale più potente d’Italia. Dalle origini, con l’intuizione di Serafino Ferruzzi, fino al suicidio del genero Raul Gardini, passando dalla bufera Tangentopoli. Il tutto scritto da chi quelle vicende le ha vissuto in prima persona: Carlo Sama, marito della figlia minore di Ferruzzi, Alessandra, e braccio destro di Gardini.
La storia
Sama ha presentato il suo lavoro al Museo Mille Miglia settimana scorsa nel corso di una serata benefica organizzata dall’associazione Mosaika. Il ricavato è stato devoluto a Salvabi Onlus, un’associazione che si occupa di trasporto gratuito per bambini e anziani. Sama – che ha 76 anni e vive in Paraguay – è partito dalle origini, da Serafino Ferruzzi. «Un uomo straordinario, uno dei più importanti del suo secolo – spiega –. Ha inventato l’agroindustria ed è sempre rimasto integro, non ha mai evaso le tasse. Io non esisterei se non ci fosse stato Ferruzzi: pensate che Ennio Doris disse che era il suo modello imprenditoriale».

Poi la storia del gruppo Feruzzi-Montedison e la voglia di lasciare ai propri nipoti un libro che racconta «l’altra storia» quella che i «media non hanno raccontato», quella di cui «siamo stati vittime». Un racconto lucido, anche quando affronta la delicata figura di Raul Gardini, che si è «suicidato non per le tangenti, ma, posso azzardare, per il patrimonio sperperato – commenta –. Era un uomo affascinante, capace, giocatore spietato di ramino».
Come detto, però, la vicende del gruppo si intrecciano allo scandalo Mani Pulite. Sama definisce la Montedison il «grande ministero del Nord. L’incrocio economico dove si è respirato il potere», ma non risparmia gli attacchi: «Mediobanca ha impedito la crescita del nostro paese, ha condizionato la politica e la magistratura. Mi assumo le mie responsabilità e non ho problemi a definire il dottor Cuccia un delinquente in guanti bianchi: un uomo che comandava su tutto».
E alla fine la chiusura. Che fa discutere. «I magistrati di Mani Pulite hanno ridotto il paese nella situazione in cui si trova oggi. Francesco Saverio Borrelli dovrebbe chiedere scusa per quel processo».
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