Faggin: «Se pensiamo di essere macchine, non sarà un bel futuro»

«Avevo quarantacinque anni, avevo raggiunto tutti gli obiettivi razionali che mi ero posto, ma ero ancora insoddisfatto. Ancora non avevo capito chi e cosa fossi, ma ho avuto il coraggio di guardarmi dentro». Per l’invenzione del microprocessore Federico Faggin ha ricevuto nel 2010 un prestigioso riconoscimento dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama. A coronamento della sua carriera scientifica, pochi anni dopo, gli è stato conferito dal Capo dello Stato Sergio Mattarella il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Eppure ha ammesso: «C’è stato un momento della mia vita in cui ho avuto una crisi di mezza età e solo guardando dentro me stesso ho smesso di mentire a me stesso. Con quell’esperienza, insomma, ho perso la paura della morte. Dopo trent’anni di studi ho capito che la coscienza è fondamentale: la coscienza non può derivare dalla materia, ma viceversa. Ed è esattamente l’opposto di quello che dice la scienza».
Il fisico italiano, nato a Vicenza nel 1941, lo scrive anche nel suo ultimo libro «Irriducibile» pubblicato la scorsa estate per i tipi di Mondadori: «Coscienza e libero arbitrio sono fondamentali e gli scienziati devono capirlo prima di tutti gli altri: se pensiamo di essere semplicemente macchine non sarà un bel futuro, mi spiace».
Teoria sulla coscienza
I principi alla base della «Teoria sulla coscienza», formulata appunto da Federico Faggin e dal professor Giacomo Mauro D’Ariano (docente di Fisica teorica all’Università di Pavia) sono stati esposti in settimana all’auditorium San Barnaba, in città, dal noto inventore del microchip. Si è trattato del terzo appuntamento della rassegna «Dialoghi sull’eternità. Confronti tra filosofia, religione e scienza» realizzata con il coordinamento scientifico della professoressa di Psicologia sociale all’Università di Padova Ines Testoni, il patrocinio del Comune di Brescia, il sostegno di Onoranze funebri Generali, la partecipazione di BeTween, Università di Padova, Oltrepassando, Giornale di Brescia e il supporto del master in Death studies & the end of life (UniPd).
«Volevo provare a me stesso che la coscienza esiste indipendentemente dal corpo - continua Faggin -. La vita non può essere definita soltanto dai meri aspetti biologici. La creatività, l’etica, il libero arbitrio e l’amore possono venire solo dalla coscienza. L’immensa intelligenza meccanica al di fuori della portata del cervello umano può venire, invece, dalle macchine che noi creiamo».
Intelligenza artificiale e cambiamento climatico
Da questo assunto, recentemente, il fisico ha preso posizione anche su due temi che segneranno il nostro futuro: l’intelligenza artificiale e il cambiamento climatico. «Se non cambiamo idea di chi siamo, il futuro non lo vedo molto bene. L’intelligenza artificiale ci prende da dentro e il climate change ci prende dall’esterno: noi uomini siamo quindi tra due fuochi e dobbiamo cambiare l’idea di chi siamo. Non c’è alternativa - ha spiegato -: anche in questo caso coscienza e libero arbitrio si dimostrano fondamentali. E poi, dal momento che siamo sia esseri spirituali sia materiali, simbolo (ad esempio le parole) e significato (l’informazione quantistica) sono irriducibili. Vanno sempre insieme».
Non solo. «L’intelligenza artificiale imita l’uomo: imitare, però, in certe situazioni non è onesto, è un inganno. Noi uomini siamo esseri creativi e la creatività nasce dal libero arbitrio. Contestualmente la coscienza ci permette di conoscere e capire il Tutto - ribadisce Faggin -. Ecco perché dobbiamo partire dalla consapevolezza di chi siamo: coscienza e libero arbitrio sono sistemi quantistici, la vita è un sistema classico e quantistico, mentre il computer è semplicemente un sistema classico». La tecnologia, insomma, è originariamente neutra, ma è da come una persona la usa che può modificare la valenza delle sue funzioni. È in quest’ottica che l’inventore veneto sollecita un cambio di passo: «Dobbiamo passare dalla competizione alla cooperazione. Dopotutto qualsiasi sistema cellulare è nato dalla cooperazione delle cellule».
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