Cultura

Dieci trame tinte di giallo: il nuovo lavoro di Vittorio Nichilo

«Le storie dietro. I racconti del maresciallo Manassero» sarà presentato giovedì 15 dicembre al Caffè della stampa in piazza Loggia a Brescia
Vittorio Nichilo - © www.giornaledibrescia.it
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«Ci sono cose che fai non perché vuoi, ma perché devi come, nel mio caso, scrivere i racconti che leggerete». La premessa al lettore, da parte di Vittorio Nichilo, ne «Le storie dietro. I racconti del maresciallo Manassero» (Liberedizioni, 188 pagine, 17 euro), la dice lunga su quell’urgenza dello scrivere che si fa strada quando i «mondi» interiori ad un certo punto vengono «a bussare» alla propria porta. Anche quando, come l’autore confessa poco più avanti, mai si sarebbe pensato a dei racconti, che «mi erano sempre sembrati qualcosa di poco concreto, roba da romanzieri».

Proprio dieci racconti, comunque, ed un nuovo personaggio, il maresciallo Filiberto Manassero, sono scaturiti dalla penna del bresciano (ma «un quarto piemontese») Nichilo, docente, giornalista e storico, che presenterà il suo ultimo lavoro giovedì 15 dicembre, alle 18, al Caffè della stampa, in piazza Loggia in città, con il patrocinio dell’associazione Cenni storici.

Dieci trame tinte di giallo, dove Manassero, uomo delle forze dell’ordine che vive in un mondo dai delicati equilibri, si trova ad indagare nei retroscena di vezzi, vissuti e dialetti (e qui si palesa, in un interessante e per certi versi inedito intreccio, la commistione tra il filone noir e la passione da sempre coltivata dallo scrittore per la lingua, la cultura e le tradizioni del territorio) dei protagonisti.

L’ambientazione è un paesino sulle colline tra Alessandria e Acqui, perché - lo esplicita sempre l’autore - «mentre scrivevo, si sono materializzati dapprima alcuni dei luoghi che per me fanno casa», nella fattispecie il piccolo borgo del Basso Piemonte che diede i natali alla nonna Olga, nella realtà Gamalero, nella fiction diventato Castel Merlino. Luoghi abbastanza prossimi all’anonimato, in cui nulla di eccezionale o eclatante dovrebbe succedere se non che il maresciallo Manassero, che con i suoi quattro carabinieri su questa enclave è chiamato a vegliare, ne scopre i retroscena inquietanti e le pieghe imprevedibili.

C’è, quindi, l’apparentemente risolto (per tutti, ma non per l’impareggiabile maresciallo) caso di «Pinin», operaio Fiat in pensione o il macabro omicidio di Gian Solero, il cui corpo viene ritrovato «fra un trionfo barocco di teste di gallina mozzate»; il «poker di regine», quattro morti di quattro coetanee buttato sul tavolo del carabiniere Villani o la letale «tartaruga» del palestrato bancario Pierangelo Raugei.

Una carrellata di gradevoli, avvincenti e dall’indubbio valore stilistico racconti che, alla fine, si compongono come un unico romanzo, declinati come altrettanti atti teatrali (il teatro, altra inclinazione dell’autore) di «una commedia umana, ora tragica, ora comica». C’è spazio anche, sia chiaro con discrezione, per l’amore nella vita del nuovo eroe (o anti-eroe) Manassero, il cui tratto distintivo sta nella volontà, sì, di individuare la verità investigativa, ma ancor più nel disvelare cosa ci sia dietro a ogni storia individuale. Aspetto, questo, che rende il libro di Nichilo non incasellabile meramente nel genere «giallo». O meglio, piuttosto, collocabile nella scia del poliziesco che ha come archetipo Giorgio Scerbanenco; modello cui Nichilo, espressamente, dichiara di aver tratto fonte d’ispirazione, al maestro e alle sue «geometrie nette per far quadrare l’insondabile».

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