Tra fragole, zappe e salamandre cieche

«Chèla tèra che la g’ha un difèt». La dirimpettaia approfitta del pomeriggio primaverile per darsi da fare nell’orto con guanti e zappetta bicorne. La saluto attraverso la rete e sento il suo commento sulla terra, buttato lì con noncuranza. Cado come un tordo nella sua trappola. «Che difèt?» chiedo. «Che l’è tròp bàsa».
Il dialetto avrà pure perso la sua funzione di prima lingua, non sarà più lo strumento per farsi capire sul lavoro o al mercato, ma certo mantiene intatta la sua capacità di luccicare arguto. La capacità di strappare un sorriso e di rafforzare legami. Sarà anche per questo che i segni dell’affetto che i bresciani nutrono nei confronti della parlata dei propri nonni si trovano ovunque, anche sull’orizzonte web.
Tra le mille e mille presenze mi piace segnalare su youtube una iniziativa del nostro cantautore (e cantatraduttore) Piergiorgio Cinelli. Si intitola «Impariamo il dialetto col metodo Montessori». Ha superato ormai la sessantina di puntate ed ha la formula del tormentone: su una sequenza cinematografica sempre identica si insegna una parola al giorno: «Come si dice ago in dialetto? Si dice ucia»
E se da una coloritura trumplina come quella di Cinelli si vuol cambiare valle vi segnalo il gruppo Facebook mediocamuno «Slacóm dialèt», animato tra gli altri dal bornese Luca Ghitti. È un vero scrigno di ricordi, modi di dire, filastrocche, poesie. E di domande: «Come si dice salamandra?». E via le risposte: «Hércabìé, che vuol dire cercastrade perché sono cieche…» «Salamàndrega» «Sircaia» «Parsandivla». Saluto la mia dirimpettaia zappettante. Una battuta di spirito me l’ha regalata. Adesso aspetto le fragole.
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
