Dialèktika

Pastì pastù... così saluta il narratore

Una favola che ha raggiunto le 300 puntate, dal 2 febbraio 2018 a oggi. Saluto la rubrica ma Dialèktika continua
I tasti di una macchina da scrivere - Foto Unsplash
I tasti di una macchina da scrivere - Foto Unsplash
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Pastì pastù, n’è restàt gna ’n bucù. E mé, che sìe sóta la tàola a pistà ’l péer, m’è restàt gna de béer... Era questa, immancabilmente, la formula con la quale si chiudevano i racconti dei nostri nonni. Quando il narratore salutava. Quando la favola si chiudeva.

Oggi si chiude la mia, di favola. Saluto questa rubrica e i suoi lettori. Entrambi mi hanno riservato più sorrisi, più scoperte e più affetto di quanto potessi immaginare quando il Giornale di Brescia ha deciso di pubblicare la prima puntata. Era il 2 febbraio 2018. Da allora sono passati più di sei anni, gli appuntamenti domenicali sono stati più di 300, i vocaboli indagati oltre i mille. Da ’àca a zürà. Il dialogo con voi lettori – le vostre richieste, i ricordi che avete voluto condividere, le critiche puntuali – ha raccontato una volta di più che l’amore per la parlata dei nostri nonni resta vivo e vivace.

Proprio per questo la rubrica non chiude. Dalla settimana prossima la curerà Fabrizio Galvagni, autore di mille cose dialettali – dei suoi lavori ci siamo occupati più volte su queste stesse pagine – che sa guardare alla lingua della nostra terra con competenza, sensibilità e affetto profondi. Qualità che mi rendono oggi meno amaro il saluto.

Lascio la rubrica per la semplice ragione che – dopo 40 anni dal mio primo articolo e dopo quasi 35 al giornale – la mia storia professionale chiede di voltare pagina. Le stagioni si aprono e si chiudono. Che sia così è inesorabile. E – alla fine – giusto. Non fuggo però da voi: chi volesse scrivermi mi trova via mail a massimolanzini.bs@gmail.com.

Quindi... Sti’ ’n gàmba, s-cècc. E fi’ giödése.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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