Dialèktika

Il senso antibarocco per la meraviglia

La poetica del Marino e la parlata dei nostri nonni
Un luogo che desta meraviglia - © www.giornaledibrescia.it
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Non c’è di che meravigliarsi: l’amore per la concretezza e la diffidenza per ogni vacuità sono caratteristiche che noi bresciani coltiviamo da secoli. Anche attraverso il senso che diamo alle parole del nostro vocabolario. Pensiamo, ad esempio, al sapore che ha per noi l’uso della parola «meraviglia». Quella stessa che il massimo poeta barocco Giambattista Marino cita per sentenziare che «è del poeta il fin la meraviglia». Cioè che lo scopo del suo poetare è suscitare stupore e ammirazione attra

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