Robert Redford, addio a un artista affascinante e passionario

La sua ultima apparizione sul grande schermo è stata in «Avengers Endgame» (2019), in un cameo. Ma alle scene aveva già dato addio l'anno prima, con il film «The Old Man & The Gun» di David Lowery. Si è spento nel sonno a 89 anni, nella sua casa nello Utah, Robert Redford, leggenda di Hollywood.
Il padre, appena nato, secondo un'usanza Sioux, lo avrebbe portato a bagnarsi nell'acqua dell'oceano, senza provocare in lui alcun pianto. Ottimo segno per la cultura pellerossa. «Pare che mi sia messo addirittura a ridere», raccontava Redford. Un talento da due Oscar (nel 1981 come regista per Gente Comune e alla carriera nel 2002) unito a un fascino inossidabile, alla passione politica, umanitaria e per l'ambiente e al sostegno del cinema indipendente con il suo Sundance Festival fondato insieme all'amico Sidney Pollack.
Inizi difficili
Nato il 18 agosto 1936 a Santa Monica (California) da Marta W. Hart casalinga e Charles Robert lattaio di origine irlandese, Redford, ventenne, vede la madre morire a soli 41 anni. Abbandona così gli studi nel 1956 e parte per l'Italia e la Francia, per misurarsi con la vita d'artista. «Quando nacqui c'erano pochi soldi, i miei avevano perso tutto. Si erano trasferiti a vivere su una roulotte, emigrando da Chicago in California. Un paio di amici dei miei genitori, impietositi per via del pancione di mia madre, avevano accettato di ospitarci nel bungalow».
Capelli rossi irlandesi e volto pieno di rughe già da giovanissimo, Redford è perfetto in tutti i ruoli (tranne forse in quelli da cattivo). Incarna meglio infatti l'eroe positivo, romantico, quello che ogni mamma americana vorrebbe come genero. Nel 1958, dopo alcuni ruoli in serie tv (Gli intoccabili, Perry Mason, Alfred Hitchcock presenta e Ai confini della realtà), esordisce sul grande schermo con Caccia di guerra nel cui cast c'è anche Sydney Pollack che poi, da regista, ne fa il suo attore feticcio. È miglior attore emergente ai Golden Globe nel 1966, per il ruolo del produttore bisessuale sposato con Natalie Wood nel film Lo Strano Mondo di Daisy Clover. Arriva poi La caccia di Arthur Penn con Jane Fonda e Marlon Brando e, nel 1969, con Paul Newman è in un western di culto firmato da George Roy Hill come Butch Cassidy.
Il sodalizio con Pollack

Sempre Hill e la stessa coppia poi nel 1973 lavoreranno ad un altro cult, La Stangata (7 Oscar). Per molti Redford è il romantico Hubbell con il suo amore tormentato per Katie Molosky (Barbra Streisand), militante comunista totalmente diversa da lui in Come Eravamo di Pollack, o Il Grande Gatsby del 1974 di Jack Clayton, tratto dal romanzo di Francis Scott Fitzgerald, in cui è il romantico Jay. Con Pollack arrivano poi il western Corvo Rosso non avrai il mio scalpo! e la spy-story I tre giorni del Condor. Con un altro attore cult come Dustin Hoffman recita in Tutti gli uomini del presidente, nel ruolo di Bob Woodward, uno dei due cronisti politici che scoprirono lo scandalo Watergate che portò all'impeachment di Nixon.
Esordio alla regia fortunato poi per lui nel 1980 con Gente Comune con il quale vince l'Oscar come miglior regista. L'anno dopo mette mano al Sundance Film Festival e lo fa diventare la più importante vetrina mondiale del cinema indie Usa.
There are certain people you know that you’re going to click with. After working with Robert Redford on Brubaker in 1980, we instantly became friends. Working with him again in An Unfinished Life was a dream come true.
— Morgan Freeman (@morgan_freeman) September 16, 2025
Rest peacefully, my friend. pic.twitter.com/gYEgi8YiFt
Ancora Pollack lo dirige in La mia Africa (Out of Africa), con Meryl Streep, ispirato al romanzo autobiografico di Karen Blixen. Sempre sul fronte della regia, arrivano poi nel 1988 Milagro e il melò con Brad Pitt In mezzo scorre il fiume. È ancora dietro la macchina da presa per Quiz Show e per L'uomo che sussurrava ai cavalli, dal best-seller di Nicholas Evans. Nel 2007 dirige di nuovo Meryl Streep in Leoni per agnelli, due anni dopo produce I Diari della motocicletta.
Sul suo impegno politico e l’anima passionaria basti solo la frase detta dall'attore e regista nel 2012 al Lido dove aveva presentato fuori concorso La regola del silenzio, thriller tra politica e impegno: «Ogni generazione ha la possibilità di diventare guida del proprio tempo. Mi rattrista vedere che la mia sia così corrotta da non cogliere questa opportunità che poi è anche un dovere che abbiamo rispetto ai giovani di oggi: dovremmo lasciare in eredità qualcosa di buono piuttosto che un mondo che sta marcendo».
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