«Scrivere cinema nell’Italia che cambia»: la parola a tre esperti

Ridotto alla sua essenza, il cinema è una macchina che guarda o, meglio ancora, uno sguardo. Ma è praticamente impossibile, anche nel cinema contemporaneo, che pure è più fluido che in passato, prescindere dalla sceneggiatura, momento fondamentale per la nascita di un film.
Per questo «AGEnda Cinema», attivissimo cineclub bresciano, propone alla città, tra il 14 e il 27 maggio, il progetto «Scrivere cinema nell’Italia che cambia», in collaborazione con Fondazione Brescia Musei, che ospiterà gli incontri programmati al cinema Nuovo Eden di Brescia, via Nino Bixio 9: si accede gratis, ma con prenotazione obbligatoria, chiamando lo 030/8174200 o iscrivendosi su cup@bresciamusei.com (info www.nuovoeden.it).
Da dopodomani al 27. Gli appuntamenti sono tre, con inizio alle 18, e puntano su relatori diversi per background, ma tutti egualmente versatili.
Gli esperti
Si comincia dopodomani, mercoledì 14, quando a intrattenere il pubblico sarà il critico torinese Steve Della Casa, classe 1953, conduttore della trasmissione Hollywood Party su Radio3, oltre che filmmaker e saggista di lungo corso, più volte ospite in città.

Studioso dotato di curiosità a 360º, ma particolarmente affezionato al cinema italiano (al punto da avere «sdoganato» in carriera anche i cinepanettoni), Della Casa è conversatore brillante e a lui sarà affidato il compito di mettere per primo a fuoco la materia, delimitando il campo di discussione.
Si prosegue venerdì 23, quando al Nuovo Eden approderà il regista, sceneggiatore e montatore bolognese Giorgio Diritti.

Un cineasta rigoroso, oggi 65enne, fautore anche dei copioni che dirige, che dopo alcune esperienze come assistente di regia (in particolare per Pupi Avati) e come documentarista (formatosi alla scuola Ipotesi cinema, fondata da Ermanno Olmi), si è fatto conoscere dal grande pubblico attraverso «Il vento fa il suo giro» nel 2005, per confermarsi con «L’uomo che verrà», «Un giorno devi andare», il biopic sul pittore Antonio Ligabue («Volevo nascondermi», vincitore di 7 David di Donatello nel 2021) e infine con il notevole (quanto sottovalutato) «Lubo», in concorso al Festival di Venezia e per ora sua ultima fatica.
L’ultimo incontro, martedì 27, è con Umberto Contarello, sceneggiatore padovano del ‘58, storico collaboratore di Carlo Mazzacurati, Maurizio Zaccaro e Gabriele Salvatores, autore anche per Bernardo Bertolucci, Michele Placido, Giuseppe Piccioni, Edoardo De Angelis, oltre che a fianco di Paolo Sorrentino in «This Must Be the Place», «La grande bellezza», «Loro».

Ma occasionalmente pure attore (per Moretti, Luchetti, Messeri) e fresco esordiente dietro la macchina da presa con «L’infinito», nelle sale italiane da giovedì. Personaggio poliedrico, prima di dare un senso professionale alla sua passione per il cinema trasferendosi a Roma, Contarello si è pure dedicato alla politica nella città d’origine.
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