Il bresciano Piovanelli in una serie su Enzo Tortora girata da Bellocchio

Una scena con l’attore principale nella serie «Portobello» che il 1° settembre passerà in anteprima nella sezione Fuori Concorso/Series della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia; e una serata da mattatore recitando le liriche d’un grande poeta, Giorgio Caproni (1912-1990), il prossimo 14 dicembre al teatro Comunale della natìa Lograto.
Per Antonio Piovanelli, veterano di set cinema-televisivi e palcoscenici, la passione e la pratica del recitazione continuano forti ed entusiastiche pur all’ombra dei suoi 85 lucidi anni. Ancora fresco dall’aver interpretato un anziano portiere d’albergo in un “cammeo” nel film «L’infinito» di Umberto Contarello uscito il 15 maggio, è stato chiamato da Marco Bellocchio sul set di «Portobello», fiction in sei episodi sulla drammatica vicenda giudiziaria di Enzo Tortora.
La proposta
«Marco, oltre che un grande regista col quale ho già lavorato in film come “Esterno notte” in cui impersonavo monsignor Macchi, il segretario di Papa Paolo VI, e come il più recente “Rapito”, è un caro amico – sottolinea Piovanelli al telefono da Roma dove si trasferì decenni fa dopo aver frequentato la scuola di teatro del Piccolo di Milano, per diplomarsi al capitolino Centro sperimentale di cinematografia –. Siamo coetanei e ci stimiamo da quando feci con lui a teatro negli Anni 70 “Il gabbiano” del mio autore preferito Anton Cechov. Mi ha invitato a cena e proposto una scena nel progetto su Tortora. È stato un onore e un piacere per me recitare diretto da lui per la sesta volta in carriera».

«Portobello» è anche la sua 36ª prova d’attore fra cinema e fiction, dal debutto nel 1969 nel peplum «Sotto il segno dello scorpione» dei fratelli Taviani, con Gian Maria Volonté. «Interpreto – spiega – un detenuto che in giovinezza ha assassinato la moglie, ma col tempo ha saputo pentirsi e redimersi. Tortora, interpretato da Fabrizio Gifuni, mi chiede come io abbia fatto ad accettare il mio destino e la mia pena. E io rispondo che è stato con la presa di consapevolezza della mia colpa e la meditazione Zen».
L’incidente
Questa serie tv è stata anche, per il nostro decano dei set, occasione di una disavventura: «Sarei andato sul set alle 11 – racconta –, ma di primo mattino, recandomi in palestra come faccio contro gli acciacchi dell’età, caddi battendo la faccia e sanguinando dal naso. Bellocchio mi chiese: ma te la senti di recitare? Risposi: con tutto il cuore, ma ho il volto acciaccato. Convenimmo d’aggiustare la sceneggiatura: il mio personaggio s’era ferito cadendo in cella...».

Per l’attore logratese questa – che dopo l’anteprima al Lido segnerà nel 2026 l’avvio anche in Italia dello streaming di HBO Max, nuova piattaforma del gruppo Warner Bros. Discovery – non è la prima esperienza-tv: «Nel 2017 ho impersonato Gianfranco Miglio, l’ideologo della Lega, nella serie “1993” per Sky, con Stefano Accorsi. Mi portò fortuna: vedendomi lì il regista Federico Brandi mi volle nel film “Dafne” (2019) come protagonista nei panni dell’anziano padre di Dafne, 30enne con la sindrome di Down. E il film ottenne il Premio FIPRESCI (Federazione internazionale stampa cinematografica – ndr) al Festival di Berlino».
I progetti
In attesa di vedersi nel 2026 in «Portobello» su HBO Max, Piovanelli non sta con le mani in mano – «Non so stare senza far niente» si schermisce –: il 14 dicembre, dopo una prova generale a Cagliari l’11 settembre, proporrà, accompagnato da una danzatrice, al Comunale di Lograto il recital «Odor di cipria» sui versi di Giorgio Caproni: «Autore che Giuseppe Bertolucci mi ha fatto amare: lo portai in scena a Roma e al festival di Tunisi». Tra ciak cine-tv e performance teatrali, Antonio Piovanelli porta dunque i suoi... primi 85 anni dentro la vita e l’arte del recitare. Forza della passione…
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.