Cultura

Brunori Sas: il nuovo album e Sanremo

Il cantautore esce con 11 inediti. In molti speravano di vederlo sul palco dell'Ariston e il cantante non nega di aver ricevuto la chiamata
Brunori Sas con il nuovo album - Foto tratta dai social
Brunori Sas con il nuovo album - Foto tratta dai social
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Il cinguettio di un tenero e fiero pettirosso in un mondo dove la normalità è gridare. Cip! è il titolo che Brunori Sas ha scelto per il suo nuovo album di inediti. «Non volevo che l'attenzione fosse focalizzata su un concetto piuttosto che su un altro - spiega il 42enne cantautore calabrese -. Questo disco parla di ciò che ho sentito: e come faccio a spiegare ciò che ho sentito? Con un suono. Che è un Cip, ironico, ma deciso con il suo punto esclamativo, in tutto questo gridare che ci circonda». Undici tracce, registrate tra Milano e la Calabria e prodotte dallo stesso artista con Taketo Gohara, per parlare «dell'Uomo, e non degli uomini».

Un lavoro, anticipato dall'uscita della struggente «Per due che come noi» e di «Al di là dell'amore», che cerca di sfumare divisioni e confini e si muove tra i temi cari all'artista: etica, esistenza, amore, vita, morte. «Stavolta quello che è cambiato veramente è il tono, che definirei più sentimental-patetico. Nel corso del tempo, oltre alle parole, ho capito l'importanza di come trasmetti certe cose. E ho sentito il bisogno di un approccio più pacificato, con il desiderio di guardare il mondo da una prospettiva più ampia e d'insieme. Ed è forse un album anche della mia età, basato su un amore per l'opposizione e l'attrito che si può creare, a patto che questo attrito provochi scintille vitali, altrimenti è inutile» (e tra le scintille degli ultimi tempi cita il movimento delle Sardine: «Ho partecipato alle loro riunioni a Cosenza, condivido la necessità di confrontarsi in carne e ossa. Una visione poetica del mondo contro una politica antipoetica»).

Un disco, il quinto, che torna in parte alle origini: «È come se fosse il 1/bis per il recupero di una certa sincerità non filtrata dall'ironia a tutti i costi, di quello sguardo un po’ da fanciullino pascoliano che non si dovrebbe mai abbandonare», dice) e si abbevera alla fonte della tradizione più classica del cantautorato italiano. Ci sono echi di Lucio Dalla, di Francesco De Gregori.

«E dire che io arrivo dall'heavy metal, dall'hard rock. E, a dirla tutta, da ragazzo i cantautori mi rompevano un po’: conoscevo le canzoni più popolari perché era necessario saperle quando facevi i falò in spiaggia. Trovarmi a fare il cantautore ha significato anche scoprire tutto un mondo di cose meravigliose che avevo ignorato bellamente fino a 32 anni. C'è stata un'influenza a posteriori», ammette con il suo tono sempre ironico, anche se aggiunge «ora ascolto poco, «sono in una fase di saturazione».

In molti speravano di vederlo sul palco dell'Ariston, e Brunori non nega di aver ricevuto la «chiamata». «Sì, è vero. È arrivata, ma in gara proprio non mi ci vedo. Evidentemente non l'avverto come esigenza. E immagino che abbia a che fare con il mio carattere e con l'imperativo che mi sono dato: cantare in una condizione emotiva e non competitiva. L'anno scorso sono andato, ma come ospite, e questo mia ha fatto sentire più a mio agio». A marzo Brunori sarà in tour nei palazzetti: dopo la data zero a Vigevano, il debutto è fissato a Jesolo per il 3 marzo.

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