Per Genoeffa Cocconi, ottava vittima del fascismo, un film e una mostra

La madre dei sette fratelli Cervi, uccisi perché partigiani, morì di crepacuore: anche a Brescia verrà ricordata nell’anniversario della pastasciuttata a Campegine, offerta dai Cervi per festeggiare la caduta del regime
Un fotogramma del film di Marco Mazzieri
Un fotogramma del film di Marco Mazzieri
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Dare voce a Genoeffa Cocconi Cervi. L’ottava vittima dell’eccidio compiuto dai fascisti a Reggio Emilia il 28 dicembre 1943, quando i sette fratelli Cervi furono uccisi per la loro attività partigiana. Lei, la madre, morì nemmeno un anno dopo, il 14 novembre 1944. Di crepacuore. Alla sua figura sono dedicate due iniziative che si terranno in città domani, 25 luglio, anniversario della giornata in cui, nel 1943, i sette fratelli Cervi offrirono pastasciutta a tutto il paese di Campegine per festeggiare la caduta del regime fascista e l’arresto di Mussolini.

Gli appuntamenti

A Casa Trainini, l’antica abitazione del pittore bresciano Vittorio Trainini ora casa-museo, in via Rampinelli 12 a Mompiano, alle 12 si inaugura la mostra dell’artista Clelia Mori «Genoeffa Cocconi Cervi: l’ottava vittima, una Maria laica», a cui seguirà alle 13.30 al ristorante pizzeria Da Ciro di via Cacciadenno 6 la «pastasciutta antifascista» (al costo di 10 euro, prenotazioni ai numeri 339-2433616 e 349-1354911). L’iniziativa è di Anpi Brescia, Aned Brescia, associazione Vittorio Trainini e associazione culturale Teatro Dioniso.

Alle 18.30 al cinema Nuovo Eden di via Bixio 9, in collaborazione con Anpi, Aned e Agenda Cinema, in prima visione il film «Genoeffa Cocconi: i miei figli, i fratelli Cervi» (2024) alla presenza del regista Marco Mazzieri. La pellicola, ambientata ai nostri giorni, mette al centro una giovane ricercatrice che arriva all’istituto Cervi per studiare la Resistenza italiana dal punto di vista delle donne, delle mogli che hanno combattuto al fianco dei mariti, delle madri che hanno visto morire i loro figli. Un incontro inaspettato aprirà un dialogo tra due generazioni.

La mostra

Un disegno della mostra che ritrae Genoeffa Cocconi Cervi
Un disegno della mostra che ritrae Genoeffa Cocconi Cervi

Una donna anche al centro della mostra. «Ho disegnato Genoeffa sola per trasformarla da appendice quasi invisibile a protagonista» spiega Clelia Mori. «Genoeffa da decenni è vista dalla storia come un corollario quasi invisibile della sua famiglia – aggiunge l’artista – e nella mostra ho voluto rimetterla in quel centro che lei, in vita, aveva sempre abitato con la sua ricchezza di donna. Facendo nascere e crescere la famiglia col suo corpo di carne ossa, pensieri, emozioni e cure».

Nelle sale di Casa Trainini ci saranno «disegni a matita, con alcuni fondi colorati o scritti, su bianchi fogli di carta da pacco povera come i tempi di allora, piegati per mantenerli vivi nell’esporli, larghi un metro, per un metro e mezzo di altezza. Lei non è quasi mai disegnata finita. È quasi sempre incompleta perché è incompleto il racconto pubblico del suo privato (...). Nel disegnarla non ho cercato in automatico il bello, il retorico, il già visto che rassicura e onora. A volte la rappresentazione è anche volutamente sgraziata per non santificarla in un’agiografia già molto usata dalle sue parti, per me fastidiosa per l’eccessiva retorica (...). Ma non ho evitato del tutto il bello per rappresentare la sua innata silenziosa sapienza».

Dopo l’inaugurazione, la mostra sarà visitabile venerdì, poi anche sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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