Beppe Severgnini: «Come indossare la vecchiaia con ironia»

La vecchiaia, per lui, non deve essere una discesa verso insolenza, noia e boria. A insegnarglielo sono due cose: la filosofia e l’essere nonno. È così che il giornalista Beppe Severgnini ha concepito il suo ultimo libro, «Socrate, Agata e il futuro. L’arte di invecchiare con filosofia» (Rizzoli). Libro che porterà anche sul palco: sarà lui infatti ad aprire l’edizione 2025 del Festival LeXGiornate. Lo spettacolo (biglietti e informazioni sul sito della Fondazione Soldano, che organizza la rassegna) si terrà nel cortile dell’istituto Cesare Arici, a palazzo Martinengo Cesaresco dell’Aquilone, giovedì 18 settembre alle 21 (in caso di pioggia all’auditorium San Barnaba). Accompagnato da un quintetto jazz racconterà di come la nipotina abbia cambiato la sua prospettiva sulla senilità, intrecciando alla narrazione la filosofia e gli aneddoti di vita. Lo abbiamo intervistato.
Beppe, come possiamo definirlo? Spettacolo, conferenza…?
Un racconto musicale. È una narrazione legata al libro, accompagnata dal quintetto fiorentino D&B White Socks Quintet. Ci siamo conosciuti per caso a febbraio: sembrano la versione musicale di «Amici miei». Uno di loro, Jacopo Gori, è mio collega al Corriere. Non sapevo suonasse. Mi disse: «Quando presenti il libro vengo io con alcuni amici a suonare». Perché no? A Campi Bisenzio si sono ritrovati dopo 35 anni che non suonavano insieme. Sono saliti sul palco con gli stessi smoking dell’epoca. Sono bravissimi: uno è commercialista, uno lavora all’ufficio imposte, solo il pianista è professionista. Si erano conosciuti nella banda. Da lì è nata un’alchimia speciale. Ci siamo divertiti, tanto che siamo arrivati a fare altre date, fino a Brescia. Dico subito: non è mai prevedibile. Una volta sono salito sul palco da solo perché il quintetto era in ritardo. Il sassofonista non trovava le scarpe ed è entrato scalzo. Chissà cosa succederà. Quello che so è che sono bravi e autentici.
Il libro nasce soprattutto dal rapporto con la sua nipotina. Ci racconta la genesi?
Quando hai una nipote di due anni ti ribalta la vita. Ti fa vedere il tempo che passa e persino la pensione in modo diverso. Ti aiuta a non diventare un anziano insopportabile, perché porta disordine e lungimiranza: due parole chiave. Senza lungimiranza, perdi. E il disordine è salutare, perché l’abitudine continua non fa bene. Rischiava di essere un libro pedante, invece è pieno di gioia. Ha venduto centomila copie. Merito di Agata.
Parliamo di invecchiare con eleganza. In questo periodo si discute anche della salute di Donald Trump, dopo anni di dibattito su Biden. Per i politici cosa significa saper farsi da parte con eleganza?
Il sipario potrebbe venire calato elegantemente, ma Biden ha sbagliato: non ha accettato il suo declino. Trump, invece, è entrato senza eleganza, governa senza eleganza e uscirà senza eleganza. È lui l’anziano problematico: imprevedibile, narcisista, una grande incognita. Non è una questione di destra o sinistra, ma di carattere. L’America che lo ha generato è imprevedibile: tutto dipende da come si sveglia.
Guardando alla vecchiaia, alla gioventù e all’età di mezzo: il contrasto generazionale è davvero più forte o oggi ha solo un megafono più grande, cioè i social?
Il contrasto c’è sempre stato. Pensiamo alla musica: quando Dylan passò all’elettrico venne accusato di tradimento. È quasi fisiologico che ci siano conflitti, anzi è salutare. I rapporti tra generazioni però sono cambiati. Un trentenne oggi ha un legame migliore con un padre sessantenne rispetto al passato. Io con i miei figli, Antonio e Ortensia, ho un rapporto entusiasmante, più soddisfacente di quello che avevo con i miei genitori. Oggi io e mia moglie siamo i babysitter ufficiali dei nipoti. Non era immaginabile, quarant’anni fa, che Antonio e la sua partner si dividessero in modo naturale le responsabilità di casa e figli. Non sono pessimista. Nel libro parlo proprio di questo: del valore del ricambio. Va accolto, accompagnato, non vissuto come una punizione né come una sfida con più giovani.
Dunque come si può indossare con eleganza la propria età?
Non è questione solo di abiti. Io non sarò in smoking. La si può indossare con ironia. La serata, oltre alla musica dixieland, è un racconto ottimista. Il libro non è depressivo: insegna a non diventare anziani insopportabili. Agata non sarà con me: ha impegni alla scuola dell’infanzia. C’è rimasta male perché a Brescia avrebbe rivisto un’amica del mare, ma le ho detto: “Agata, non puoi, devi lavorare”.
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