La prof. Buganza: «Splendida e contesa, Brescia fu crocevia d’arte»

Il Trecento bresciano, un secolo rimasto ai margini della narrazione storica, ma decisivo per comprendere l’anima profonda della Città, torna protagonista con il convegno «Il Leone e la Vipera», in programma in città il prossimo 22 e 23 maggio. L’iniziativa – promossa dall’Università Cattolica, dal Comune di Brescia e da Fondazione Brescia Musei – si svolgerà in più sessioni ospitate negli spazi universitari e in due luoghi ricchi di storia: il Museo del Risorgimento e la basilica di San Salvatore (l’ingresso è libero fino a esaurimento posti).
Il titolo non è certamente casuale: il leone richiama l’emblema degli Scaligeri di Verona, la vipera quello dei Visconti di Milano. Due potenze tra le quali Brescia si trovò stretta, diventando crocevia di influenze politiche, artistiche e dinastiche. Ad anticipare i contenuti dell’iniziativa è la professoressa Stefania Buganza, docente di Storia dell’Arte Medievale presso l’Università Cattolica, che abbiamo intervistato.
Professoressa, come nasce l’idea del convegno?
Il Trecento bresciano è un momento molto poco frequentato dagli studi di storia culturale e dell’arte. La città, dal 1337, diventa parte integrante dello stato dei Visconti, e vi rimane fino al 1404, quando passa a Pandolfo III Malatesta. Il convegno nasce sostanzialmente dal cercare di capire cosa sia stata Brescia in quegli anni. C’è pochissima bibliografia sul tema. Eppure è un momento estremamente importante perché la Città, in maniera molto evidente, si trova a diventare un ponte tra la cultura artistica milanese e quella veronese.
Com’era la Brescia del Trecento?
È un’epoca che inizia in maniera rosea, sotto la guida di Berardo Maggi, vescovo e signore della città e alleato dei Visconti. Alla sua morte, Brescia passa brevemente ai Visconti, poi viene invasa dagli Scaligeri. Nel 1337, con Azzone Visconti, torna a Milano e vi rimane fino al 1404. Sono anni difficili da ricostruire, perché sia a Brescia che a Milano la documentazione è minima. Eppure, sappiamo che sono stati anni fondamentali, perché la città entra nel giro delle grandi corti – quella di Padova, di Pavia, di Verona – stringendo collegamenti anche con il nord Europa, con la Germania e la Francia. Questo crea delle meravigliose sinergie che ad oggi vanno ancora tutte indagate.
Quali saranno gli argomenti trattati?
Il convegno è suddiviso in quattro sessioni, distribuite su due giorni. La prima sessione, giovedì 22, nell’aula magna dell’Università Cattolica, è squisitamente storica: parleremo di storia politica, della conquista di Brescia e soprattutto di Bernabò Visconti, che rappresenta il cuore del convegno, perché sposando Regina della Scala – figlia di Mastino II della Scala, Signore di Verona – crea il collegamento tra Milano e Verona, che diventa fortissimo, grazie a uno scambio continuo di maestranze e di artisti tra le corti. Andremo anche ad esplorare chi furono le persone che curarono l’amministrazione e la diplomazia a Brescia in quegli anni. Un lavoro molto complicato, ma credo che usciranno delle novità interessanti.
Nel pomeriggio del 22 maggio il convegno si sposterà in Castello...
Sì, questo convegno è nato da una forte sinergia con Brescia Musei. Saremo ospiti non solo a Santa Giulia, ma anche in Castello, dove sono emerse, grazie agli ultimi restauri, delle parti viscontee con decorazioni coeve. Volevamo parlare di determinati argomenti nei luoghi che hanno contato in quegli anni. Qui parleremo specialmente di architettura, urbanistica e scultura. Per chiudere la giornata, guidati da Marco Merlo, Conservatore del Museo delle Armi, faremo una visita all’interno delle sale che conservano vestigia viscontee e scopriremo armature e armi risalenti al Basso Medioevo.

Venerdì 23 i lavori proseguiranno…
In mattinata nella Sala della Gloria sempre in Università, per una sessione sulla pittura. Parleremo di un caso curioso: quello di un’opera che oggi è a Detroit e che con ogni probabilità proviene dalla vecchia chiesa di San Barnaba. Un pezzo importantissimo per la storia della pittura del Trecento in nord Italia, attribuito ad Altichiero, il grande Maestro veronese. Nel pomeriggio chiuderemo i lavori nella cornice meravigliosa della chiesa di San Salvatore a Santa Giulia e parleremo del restauro della cappella di San Giovanni.
Scopriremo quindi molte importanti novità.
Sì, questo convegno è un’occasione senza precedenti per tracciare un quadro critico della Brescia trecentesca. Si pensi solo che fino ad oggi per documentarsi bisognava rifarsi alla storia della città sulla Treccani, che risale ai primi anni Sessanta.
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