Enfant prodige tra i futuristi, Dazzi jr alla Galleria dell’Incisione

Un ragazzo di quattordici anni che espone accanto a Balla e De Chirico, acclamato dai futuristi e consacrato dai critici. Poi, un uomo che a cinquant’anni smette di disegnare per sempre, scegliendo il silenzio. È la parabola, affascinante e spiazzante, di Romano Dazzi (1905-1976), al centro della mostra che la Galleria dell’Incisione di Brescia ha inaugurato lo scorso 4 ottobre in occasione della Notte della Cultura, accompagnando la presentazione del volume «Romano Dazzi. Disegnatore, affreschista, ceramista» (De Luca Editori d’Arte, 2025) di Niccolò Galmarini.
Il volume, pubblicato a centovent’anni dalla nascita, è il risultato di uno studio sistematico dell’archivio custodito dagli eredi e in gran parte inedito, che restituisce il volto di un artista rimasto troppo a lungo ai margini della storia, ricostruendo con puntualità la vicenda umana e artistica di un protagonista del Novecento italiano, a partire dai brillanti esordi fino al ritiro degli ultimi anni.
La mostra
In mostra negli spazi di via Bezzecca una selezione di disegni che coprono l’intero arco della parabola creativa di Dazzi e raccontano la purezza e la tensione di un segno inquieto, sempre in bilico tra disciplina e istinto: studi di nudo, corpi atletici, bellissimi animali, figure costruite con una linea precisa ma vibrante.

Figlio dello scultore Arturo, Romano nasce a Roma nel 1905 nello stesso palazzo dove viveva Giacomo Balla. La madre raccontava che il talento comparve all’improvviso, come un lampo. A notarlo fu Anton Giulio Bragaglia, il futurista che nel 1919 lo invitò a esporre alla sua Casa d’Arte: un debutto a dir poco sorprendente per un adolescente. Da quel momento il nome di Dazzi circola tra critici e artisti, mentre il padre abbandona la famiglia, evento doloroso che lo segnerà per sempre.
Il destino, però, gli offre un nuovo mentore: Ugo Ojetti, direttore del Corriere della Sera e principe dei critici del tempo. Lo accoglie come un figlio e lo educa al culto del disegno e dell’armonia rinascimentale. Ospite al Salviatino, la villa fiorentina della famiglia Ojetti, il giovane artista si forma con rigore quasi monastico studiando il nudo, calcolando le proporzioni, imparando che la linea può essere una forma di misura del reale in senso etico.
Inquietudine

Dentro di sé però coltiva un’irrequietezza che nessuna regola riesce a spegnere. La svolta arriva nel 1923, quando parte per la Libia al seguito delle truppe italiane. Lì tutto cambia: la luce, i corpi, i gesti essenziali. Il disegno si fa rapido e vibrante come documentano in mostra i cosiddetti fogli libici dove alle evidenti doti descrittive e illustrative si sovrappone un inedito dinamismo formale. È il momento in cui Dazzi si libera dal peso dell’educazione classica e afferma la propria autonomia espressiva. Negli anni Trenta asseconda un’accesa vena sperimentatrice, confrontandosi con l’incisione, la ceramica, l’affresco. Celebre il ciclo sportivo del Foro Italico, premiato alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Ma al di là delle sperimentazioni tecniche, resta sempre profondamente fedele al disegno, il suo strumento più autentico ed efficace.
Dopo la guerra, mentre l’arte italiana si apre all’astrazione e a nuovi linguaggi, Dazzi si chiude al mondo. Non cerca nuove appartenenze né mode. Preferisce ritirarsi sulla montagna pistoiese, dove abbandona l’attività artistica a soli cinquant’anni. «Non per stanchezza – spiega Galmarini – ma per integrità. Scelse il silenzio per non tradirsi». È da quel silenzio che la lunga ricerca dello studioso ricostruisce la figura di un artista solitario ma lucidissimo, capace di coniugare grazia e forza, malinconia e rigore.
Alle pareti della galleria di via Bezzecca 4, a Brescia, le sue figure atletiche, gli animali, i volti assorti, i corpi femminili di un’eleganza asciutta, riprendono vita e con la forza aggraziata del gesto che li ha plasmati contribuiscono a restituirgli il ruolo che merita nel panorama dell’arte italiana del Novecento. La mostra è visitabile fino al 30 novembre, info: incisione.com, tel.030-304690.
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