La Pinacoteca accoglie il «Concerto zingaresco» di Cipper

La Pinacoteca Tosio Martinengo accoglie un nuovo dipinto: il «Concerto zingaresco» di Giacomo Francesco Cipper (Feldkirch, 1664 – Milano, 1736), noto anche come «Todeschini». L’opera proviene da una collezione privata ligure, ed è stata concessa in deposito a lungo termine. Verrà collocata nella sala XIV della Pinacoteca, andando ad affiancare le due opere di Cipper già presenti nella collezione (la «Lezione del maestro» e la «Colazione di pitocchi con vecchio suonatore di gironda»).

Le caratteristiche
Il dipinto, che raffigura una vivace scena di concerto, è uno dei soggetti più ricorrenti nella produzione di Cipper. Sul piano stilistico, il Concerto zingaresco riflette pienamente i tratti distintivi dell’artista che amava firmarsi semplicemente «Tedesco»: un linguaggio pittorico potente, una composizione scenica efficace e una straordinaria attenzione alla resa dei personaggi.
L’opera si distingue inoltre per le sue notevoli dimensioni, l’eccellente stato di conservazione e la qualità pittorica, che ne fanno una delle prove più mature e riuscite del pittore. Recentemente, il dipinto è stato tra i protagonisti della mostra monografica dedicata a Cipper al Castello del Buonconsiglio di Trento.
La storia
Il deposito arriva dalla famiglia Peloso, nella cui collezione l’opera è entrata intorno alla metà del XIX secolo. Originariamente collocato nell’anticamera del palazzo genovese della famiglia, già di proprietà Rivarola, il dipinto fu poi trasferito nel 1864 nella sala da pranzo della residenza di Novi Ligure, insieme all’intera raccolta.
Fondamentale per l’approdo del dipinto alla Pinacoteca è stata l’attenzione del professor Fernando Mazzocca – storico dell’arte, già docente Ordinario dell’Università Statale di Milano –, che ha individuato nel museo bresciano la sede ideale per custodire e valorizzare quest’opera.
Le reazioni

«Con questo nuovo arrivo – ha sottolineato la sindaca Laura Castelletti – rafforziamo ulteriormente il già cospicuo nucleo di dipinti dell’artista nelle nostre collezioni».
Per Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei, si tratta di «un riconoscimento di grande valore simbolico, che premia il lavoro portato avanti in questi anni per valorizzare e rafforzare la sezione settecentesca della nostra Pinacoteca». Questo ingresso, conclude il direttore della Fondazione Stefano Karadjov, rafforza l’obiettivo di «rendere la Pinacoteca il punto di riferimento per lo studio e la valorizzazione della pittura pauperista europea».
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