La pittura figurativa italiana del primo Novecento in mostra al Mart

La grande passione per la più innovativa pittura figurativa italiana del primo Novecento, da Umberto Boccioni a Giorgio de Chirico, e ancora Savinio, Sironi, e Morandi. Ma anche la comprensione dei nuovi linguaggi della seconda metà del secolo, su tutti Fontana, in una concentrazione di una cinquantina di capolavori in cui si riflette «il grande racconto della vita» cercato nell’arte. A vent’anni dalla scomparsa di Luigi Ferro, la mostra «Storia di L.F. Visioni di un collezionista», allestita al Mart di Rovereto fino al 15 giugno, è una «biografia sentimentale» dell’imprenditore veronese, un uomo nato in un ambiente umile che con concretezza, caparbietà e intelligenza è riuscito a costruire una vita di successi imprenditoriali, ma anche un fine collezionista che amava scegliere, come lui diceva, i «quadri che mi rappresentano» (dal 2006 in deposito al Mart).
Dai quadri alla persona
«Da un certo punto di vista – scrive il curatore Denis Isaia nel catalogo –, propongo ciò che Ferro avrebbe schivato: rendere pubblica una vicenda privata, spostando l’accento dai quadri alla persona, dal capolavoro collezionistico al capolavoro esistenziale». «Storia di L.F.», infatti, mette in scena i principali nuclei che hanno mosso i suoi sentimenti e le sue passioni: dal racconto del mondo rurale ancora di impronta ottocentesca, legato all’infanzia umile nei sobborghi veronesi, al ruolo che nella sua vita hanno avuto le donne (in primis la moglie Carla Riboni), alla scoperta della modernità e dello stile (in mostra ci sono anche due automobili appartenute a Ferro, una Lancia Aurelia B24 S e la Ferrari 265 GTB di Clint Eastwood), fino alla meditazione più ermetica, raccolta nella profonda attenzione che il collezionista ha dedicato a Giorgio de Chirico.
I nuclei

Al primo nucleo appartengono i dipinti raffiguranti i cavalli, animali importanti nell’infanzia di Ferro. Se «La cavalcata (Due cavalieri). Sul retro: Duello alle porte di Roma, 1927» di Virgilio Guidi (1925-1927) è considerata dal curatore «il manifesto di una vita» (l’opera mostra due signori eleganti che attraversano la campagna a cavallo con il piglio dei proprietari terrieri. La loro realtà di possidenti è la visione di L.F. e il cavallo è il simbolo di quel traguardo), hanno invece la spensieratezza del sogno i «Cavalli in riva al mare» di Giorgio de Chirico del 1926. Il secondo nucleo della mostra è dedicato alle donne, mogli e madri. Tra queste, uno dei capolavori assoluti della collezione, il «Nudo di spalle» di Umberto Boccioni, datato 1909, in cui la sensibilità luministica nella resa del corpo della madre del pittore e l’anomalia della nudità restituiscono un’immagine di forza femminile radicata nell’identità familiare, cara tanto a Boccioni quanto a Ferro.
Radicato nel tempo

La storia radicata nel tempo di L.F. a un certo punto incontra la modernità. La donna nuova dopo il monumentale esempio boccioniano è «Madame M.S.» (1913-1915) di Gino Severini, di impronta cubista. Di Balla sceglie «Velocità», la numero 1 del 1913, ma in un disegno di carta a china. Poi «Ballerina» ancora del 1913 di Severini, strabordante di vita e brillante. Fino a «Concetto spaziale» (1960) di Lucio Fontana. Il capitolo conclusivo della mostra è dedicato a de Chirico, un territorio in cui la concretezza degli oggetti e le domande ultime sull’esistenza si incontrano. I muri si popolano di rebus e simboli caduchi, figure mitologiche, torri, rovine. Sono tutti oggetti abbandonati ai pensieri dell’uomo: la «Piazza d’Italia con torre rosa» del 1934, i possedimenti misteriosamente incorporati in «Nobili e borghesi» del 1933, fino alle colossali «Due figure mitologiche» del 1927. La mostra si potrà visitare da martedì a domenica dalle 10 alle 18, il venerdì e il sabato fino alle 19.30. Biglietto intero 15 euro, ridotto 10 euro. Per maggiori informazioni visitare questo indirizzo.
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