Arte

La Collezione Paolo VI ha un nuovo direttore

Don Giuliano Zanchi dall’1 ottobre dirigerà la Collezione d’arte contemporanea di Concesio sostituendo Marisa Paderni: l’intervista
Il teologo don Giuliano Zanchi
Il teologo don Giuliano Zanchi
AA

Don Giuliano Zanchi ha un desiderio, prima di tutto: «Spero che questo museo, che sta un po’ a margine della città, possa catalizzare l’attenzione del centro. Ha bisogno e chiede di essere visitato, frequentato. Ecco cosa vorrei, quindi: promuovere iniziative che attivino circolazione sul territorio». Le parole arrivano in concomitanza con la sua nomina a direttore della Collezione Paolo VI di Concesio, di proprietà dell’Opera per l’Educazione Cristiana e gestita dall’Associazione Arte e Spiritualità Centro studi Paolo VI sull’arte moderna e contemporanea. Non stravolgerà le cose, dunque, ma si inserirà nel flusso impostato dalla ex direttrice Marisa Paderni, che ha lasciato l’incarico per motivi personali. Abbiamo intervistato don Zanchi.

La Collezione Paolo VI di Concesio - © www.giornaledibrescia.it
La Collezione Paolo VI di Concesio - © www.giornaledibrescia.it

Direttore, qual è il commento a caldo rispetto a questa nomina?

Sono molto onorato che me l’abbiano chiesto. Questo è un museo prestigioso che custodisce intenzioni molto alte, che anch’io sento profondamente mie. Quando mi hanno chiesto la disponibilità, dopo aver fatto le mie valutazioni mi sono sentito di accettare. La mia vita continua come prima, ho molti altri impegni, ma credo riuscirò a gestire al meglio tutto, anche grazie all’ottimo staff della Collezione. Ho già fatto la conoscenza di tutti e l’impressione che ho avuto è che mi consentiranno di lavorare nel modo migliore. Manterranno i loro ruoli e mi supporteranno parecchio.

Ha pensato di aggiungere al personale qualcuno di sua fiducia?

L’organizzazione è già perfetta così. Le persone che ho trovato sono adeguate e ottime. Saranno loro ad aiutarmi concretamente: devo inserirmi in un flusso di lavoro che è stato impostato prima che arrivassi, ma che può assolutamente andare avanti.

Ha già in mente che strada prenderà la Collezione?

Ora è un po’ prematuro. Ciò che il museo già esprime non ha ragione di essere contraddetto. Dunque prima di tutto seguirò la linea della continuità. Semmai porterò più in avanti qualcosa che magari sia nelle mie corde, ma c’è tempo.

Per esempio?

Il museo dovrebbe interpretare nel migliore dei modi l’ispirazione da cui proviene, conservando quell’atteggiamento che prende spunto dalla linea di Paolo VI nei confronti dell’arte. Ovvero: non basta guardare al passato, serve rivolgere lo sguardo in avanti. Papa Montini era profondamente amico degli artisti e delle arti, e quindi dell’arte contemporanea, del suo tempo. Dobbiamo tenere a mente che il cristianesimo non risuona in niente, se non nella cultura in cui vive. Lo stesso compito dell’arte.

Tra le ultime donazioni ricevute c’è quella d’arte ottica e cinetica di Francesco Paci. Quanto sono importanti i lasciti per una realtà come questa?

La collezione nasce proprio da donazioni, regali, acquisizioni… Paolo VI calamitava tutto ciò che era arte e lo stesso fece il suo segretario Mons. Macchi. Il museo è sorto raccogliendo le testimonianze in forma di dono. Sarebbe bello che la tradizione continuasse e che la collezione si arricchisse con le espressioni più contemporanee dell’arte.

La collezione Paci di arte cinetica e programmata - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
La collezione Paci di arte cinetica e programmata - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Ha in mente qualche artista, quindi?

Sì, qualcuno. Il museo deve continuare a promuovere iniziative e a chiamare a sé gli artisti e le artiste. Se la Collezione sceglie l’arte in prima persona può circoscrivere il perimetro di lavoro, trovandone uno in cui si riconosca. Quale arte ci rappresenta? Quale sensibilità viene espressa? D’altro canto è proprio questo l’ambito in cui i cristiani faticano a inserirsi. Il museo può fare incontrare l’arte contemporanea a un ambiente ecclesiastico che si aspetta molto dall’arte, ma che fatica a riconoscersi in quella contemporanea.

Qual è il desiderio di inizio mandato, dunque?

I programmi ci sono già. Paderni mi ha lasciato alcune operatività in essere per l’autunno e la ringrazio molto per questo. Non arrivo trovando il camino spento e la dispensa vuota. Dopodiché considererò insieme ai collaboratori la direzione da prendere.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.