Quando Paolo VI andò in visita alla «sua» Pietà a New York

«L’Augusto pontefice è lieto di questo ritorno della ‘Pietà’, perché potrebbe dirsi che la Basilica sembrava afflitta per la sua lontananza ed Egli pensa che, ricollocata nella sua cappella, ove il suo ritorno è stato salutato da unanime soddisfazione, non l’avrebbe ormai più abbandonata. La preziosa scultura è tornata sana e salva, grazie alla preghiera e alla bravura delle persone che si sono assunte, con grande abnegazione, la grave responsabilità del suo trasporto», così scrive «L’Osservatore Romano» il 17 novembre 1965.
Il viaggio della scultura michelangiolesca era iniziato diciannove mesi prima. Destinazione: la New York World’s Fair. Il 4 aprile 1964, è un sabato, la doppia cassa dal peso di ben sei tonnellate si allontana da San Pietro su un piccolo camion OM scoperto, seguito da un secondo mezzo di trasporto con la statua de «Il Buon Pastore» dei Musei Vaticani.
Epica trasferta
A raccontarci la cronaca di quell’epica trasferta è il professor Pietro Zander, studioso, autore di centinaia di pubblicazioni e dirigente della Fabbrica di San Pietro in Vaticano.
«Era una giornata grigia e piovigginosa – ricorda – e in quella piazza bagnata e semideserta, sembrava tuonare come un’invocazione e un saluto nel cielo di Roma. La celebre scultura con il suo compagno di viaggio paleocristiano giungeva a Napoli», scortata da un piccolo corteo, alla velocità di 20/30 km all’ora, per imbarcarsi sulla nave Cristoforo Colombo alla volta del Padiglione Vaticano all’interno dell’Esposizione Universale di New York.
Fu un «evento unico e irripetibile, programmato in occasione del IV centenario della morte di Michelangelo e reso possibile dalla volontà di papa Giovanni XXIII Roncalli» che nel 1962 aveva aderito a una richiesta del cardinale arcivescovo di New York Francis Spellman. Il successore al soglio di Pietro, Papa Paolo VI, fa proprie le volontà del suo predecessore e assicura tutte le misure necessarie per la trasferta.
Viene costituita un’apposita Commissione, presieduta da Edward M. Kinney. Sono svolte prove sperimentali in laboratorio per testare la resistenza delle casse di trasporto. Si collaudano per la prima volta innovativi sistemi di imballaggio. Le due opere d’arte vengono assicurate rispettivamente per sei e due milioni di dollari. «Con un’attenzione alla documentazione, per l’epoca non scontata, il Vaticano autorizzò le riprese filmate delle delicate operazioni di movimentazione trasporto», continua Zander. Il documentario, curato da Armando Pizzo con la regia di Giuseppe Sibilla, è reperibile nelle Teche Rai on line: si intitola «Verso l’America».
Immortalata da migliaia di scatti
Sotto la vigile direzione tecnica del dirigente della Fabbrica di San Pietro di allora, Francesco Vacchini, la «Pietà» – scivolando lentamente su tavole saponate di faggio – «lasciava il suo piedistallo marmoreo per essere collocata e bloccata sul basamento di una grande cassa di legno». Il presidente della Commissione Kinney «fasciò personalmente la danneggiata mano sinistra della Vergine, utilizzando cerotto e fascia elastica da pronto soccorso».
Assemblate le pareti laterali della cassa, rivestite internamente da polistirolo, allora ritenuto un materiale «modernissimo», grossi bidoni di polistirolo espanso sono rovesciati all’interno della cassa, «penetrando in tutte le minute pieghe della statua» che scomparve sotto minutissime palline bianche. La chiusura della cassa «paragonata a una sorta di momentanea tumulazione» – hanno raccontato a Zander alcuni testimoni – «si svolse in un silenzio assordante, nella tristezza del momento che precede la partenza di un’amata scultura, considerata inseparabile parte della Basilica».

Durante l’esposizione di New York, la «Pietà» viene immortalata in migliaia di scatti da Robert Hupka: si tratta di un’accurata, suggestiva e commovente lettura fotografica della «Pietà» riproposta negli anni seguenti in numerose mostre, conclude Zander.
La «Pietà» verrà ammirata in diciannove mesi (tornerà in Vaticano il 13 novembre 1965) da oltre ventisette milioni di visitatori, molti dei quali illustri. Uno su tutti, Papa Paolo VI in occasione della sua storica visita all’Onu il 4 ottobre 1965, visita che è possibile ripercorrere grazie alla mostra fotografica «Jamais plus la guerre» allestita alla Collezione Paolo VI di Concesio fino al 14 ottobre.
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