Alessandro Federico: «Così dirigo Chiara Francini nel suo monologo»

Elisa Fontana
Il regista conduce l’attrice nello show che ne racconta vita e carriera con sincerità: è in scena all’Odeon di Lumezzane
Federico in scena con Francini nel precedente spettacolo
Federico in scena con Francini nel precedente spettacolo
AA

Una trascinante confessione autobiografica, il vissuto di una ragazza di provincia che insegue i suoi sogni con sacrificio e caparbietà fino a diventare la donna che è oggi, un’artista eclettica al cinema, in tv e a teatro, una scrittrice di bestseller acuta e divertente, soprattutto «una diversa, una strana, una fuori posto, un’inadeguata, una parvenu».

«Forte e Chiara» è la storia delle tappe della vita, non professionale ma umana, di Chiara Francini, «una storia che comincia da quando era un embrione nella pancia della sua mamma, saltella all’infanzia, si precipita all’adolescenza, scruta l’età adulta fino ad arrivare all’attuale Chiara che è e che vorrebbe essere». Il racconto di questa storia, iniziato l’anno scorso al Festival di Sanremo con il monologo sulla condizione della donna tra realizzazione personale e desiderio di maternità, è diventato prima un libro, pubblicato da Rizzoli, poi uno spettacolo teatrale e, ancora, un programma televisivo.

Lo show

Con il suo «one woman show», Chiara Francini è attesa questo venerdì, alle 20.45, al Teatro Odeon-Prandelli di Lumezzane, per la regia di Alessandro Federico e con la collaborazione artistica di Michele Panella. Pochissimi i posti ancora disponibili.

Alessandro Federico ha conosciuto Francini proprio a teatro, cinque anni fa, affiancandola sul palco in «Coppia aperta quasi spalancata», lo spettacolo tratto dal testo di Franca Rame e Dario Fo, a cui è seguito anche un film per la regia di Federica Di Giacomo. Per dirigere Francini in «Forte e Chiara», Federico ha scelto l’umorismo, l’ironia.

«All’inizio dello spettacolo – anticipa il regista – Chiara arriva in ritardo, come sempre, ed entra dal fondo della platea, annunciata da me come una grande star. Quando sale sul palco, chiede subito di poter uscire per andare a fare la pipì, quando ritorna in scena, entra cantando “Pollon”, la canzone della sua infanzia. Lei la vedo un po’ così: Pollon combinaguai, è divertente. Le mie idee registiche sono state queste: l’ironia, e provare a mischiare l’alto e il basso. È uno show, c’è intrattenimento, divertimento, ma c’è anche il racconto profondo della vita di Chiara, delle difficoltà di una ragazza di provincia che, alla fine, riesce a farcela, a scalare posizioni verso l’alto. In questo senso, la scalinata di Sanremo è una metafora perfetta».

La musica

Non c’è solo «Pollon» nelle scelte musicali di Federico: «Si passa dal jazz fino alla discoteca, il Cocoricò, dove Chiara andava a ballare. Anche qui l’alto e il basso si mescolano, grazie alle musiche originali del maestro Francesco Leineri, eseguite dal vivo».

In «Forte e Chiara» Francini racconta la propria verità senza far sconti a nessuno, nemmeno a se stessa. Nel monologo, le riflessioni, le esplosioni di gioia, le malinconie sono tutte vere, vere le vicende personali e pubbliche, i ricordi dell’infanzia con i nonni a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, i racconti sulla famiglia matriarcale, sull’adolescenza, vere le fragilità.

«Quelle, Chiara le confida a una bambola – racconta Federico –. Parla con lei, ma in realtà sta parlando a sé stessa, e le dice tutto, anche della scelta di diventare o no mamma».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.