Al Museo Lechi di Montichiari abiti e dipinti raccontano la storia della moda

«Oggi c’è chi vede l’omologarsi ai grandi brand o ai gusti delle celebrities come indicatore di un’epoca superficiale e consumista; ma non sono sicura che nei tempi passati fosse molto diverso, ad esempio in Italia, dalla seconda metà del 1600, si seguivano le mode francesi a qualsiasi costo!». Così Virginia Hill, studiosa italo-inglese del costume e della moda, docente all’Istituto Marangoni di Milano e all’Università di Bergamo, riflette sugli spunti che offre la mostra «Ritratto di signora», in corso fino al 21 luglio al Museo Lechi di Montichiari, di cui è curatrice.
Dieci dipinti femminili e tre abiti storici raccontano la storia della moda, dall’abbigliamento, agli accessori, fino alle acconciature, nel periodo compreso tra il Cinquecento e l’Ottocento. «Per la scelta di abiti ed accessori - racconta la curatrice - ho lavorato fianco a fianco alla collezionista: abbiamo ragionato su come rispecchiare la moda rappresentata nei quadri, ma non solo. Infatti non volevamo abiti uguali a quelli dei dipinti, ma indumenti che rappresentassero lo stile e la moda dell’epoca».
Così scopriamo che alla fine del Quattrocento in Italia si poteva chiaramente distinguere una donna veneziana da una milanese o da una fiorentina soltanto osservandone il taglio dell’abito e l’acconciatura, e che nel Cinquecento i conflitti internazionali contribuiscono a modificare le caratteristiche di una moda che diventa sempre più volubile. Nel Seicento, per esempio, si verifica un passaggio fondamentale dalla moda di stampo spagnolo a quella legata al lusso francese.
Dettagli
«C’è un aspetto pionieristico nello studiare immagini ed abiti inediti - continua Virginia Hill - e bisogna cercare di ricostruire delle storie. Un quadro in particolare mi ha portato ad un interessante confronto con la collezionista: l’opera è firmata e datato sul retro ma il modo di vestire della signora rappresentata mi indicava una data anteriore di 5 o 6 anni. Questo ci ha portato a fare ulteriori ricerche ed alla fine abbiamo concordato che, con le informazioni a noi disponibili al momento, possiamo solo ipotizzare che fosse una benestante provinciale che non seguiva alla lettera le ultime mode dettate da Parigi».
Risale al Settecento il primo abito che si incontra lungo il percorso, in taffetà di seta verde arricchito da un fichu, fazzoletto di mussola di cotone ricamato: è il periodo delle idee progressiste dell’Illuminismo e la moda, influenzata anche dalla figura di Maria Antonietta, si rivolge ad abiti più comodi, adatti alla vita di campagna all’aria aperta. Il percorso si conclude nell’Ottocento, secolo che vede una vera e propria rivoluzione dovuta all’industrializzazione, che porta alla nascita della cosiddetta «moda pronta», e dei primi Grandi Magazzini, parallelamente alla haute couture. Due gli abiti in mostra risalenti a questo periodo: un abito da pomeriggio, per occasioni mondane, in taffetà di seta colore ametista ricamato, e uno colore avorio per serate a teatro e ricevimenti, da indossare sopra ampi strati di sottogonne per dare maggiore volume.
«Mettere insieme varie espressioni artistico-culturali - conclude la curatrice - crea un confronto tra generi e stimola l’occhio a passare dal bidimensionale al tridimensionale, rendendo più vero e vivo ciò che si vede nei quadri. Quelle signore ritratte diventano meno distanti e quindi, spero, più interessanti».
Gli appuntamenti
In occasione della mostra, oggi alle 16 al Museo Lechi la curatrice tiene la conferenza «La moda in Italia tra Sette e Ottocento: dall’Ancien Regime alla Rivoluzione Industriale. Dalla moda d’élite alla moda democratica». Domani, domenica 2 giugno, e sabato 15 giugno sempre alle 15 si terrà il laboratorio per bambini, a cura di Cristina Mombelli, «Arti e sarti». Età consigliata: 6-10 anni. Partecipazione gratuita, con prenotazione obbligatoria allo 0309650455. La mostra è aperta dal mercoledì al sabato 10-13 e 14.30-18, domenica 15-19. Ingresso gratuito. Info: montichiarimusei.it e 030-9650455.
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