Cultura

Accoglienza da rockstar per Zerocalcare a Festa Radio

Folla impressionante per un tema di nicchia
IN MIGLIAIA PER ZEROCALCARE
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Un’accoglienza da rockstar per Zerocalcare. Che ieri ha scombussolato la logistica di Festa Radio, costringendo a spostare sul palco dell’area concerti l’incontro clou (già iniziato da qualche minuto) della campagna dedicata a Öcalan, fondatore del Partito Curdo dei Lavoratori, dal 1999 sottoposto a un regime carcerario durissimo in Turchia.

Il colpo d’occhio era impressionante, con migliaia di persone in piedi per temi di nicchia: potenza di Zerocalcare, l’autore di graphic novel più letto d’Italia. Che non si è sottratto a un compito essenzialmente didattico: far conoscere il modello di confederalismo democratico degli ezidi (che coniuga elementi religiosi islamici, cristiani ed ebraici), messo in atto a Shengal, in quello che è stato territorio dell’Iraq, poi del Kurdistan iraqeno, quindi controllato dall’Isis, infine protagonista di un autogoverno ispirato a quello del Rojava siriano.

Zerocalcare da un lato, la giornalista Chiara Cruciati e la mediatrice culturale Rojbîn Berîtan dall’altro, hanno conosciuto dall’interno l’esperienza e l’hanno declinata nelle strisce di «No Sleep Till Shengal» e nel saggio «La montagna sola». L’artista, «dotato di un chip della decenza umana minima dalla precedente esperienza a Kobane» (città simbolo della resistenza dei curdi siriani all’Isis, a cui ha dedicato due volumi), ha deciso di affrontare l’ostico viaggio verso Shengal per «cercare di capire profondamente, convinto che sia fondamentale per immaginare una società più giusta, ovunque».

Se Cruciati e Berîtan si sono dilungate a ricordare «la sequela di genocidi, oltre 70, di cui nei secoli è stato vittima il popolo ezida», Zerocalcare ha sottolineato come «non si voglia far conoscere un modello democratico che per noi occidentali è la normalità, ma che se prendesse piede in Medio Oriente metterebbe in difficoltà sistemi chiusi, feudali e oppressivi, ancor di più nei confronti delle donne». Curioso che, mentre si esprimeva così, sullo schermo alle spalle scorresse una frase di Öcalan: «La libertà di una donna è più preziosa della libertà di un Paese».

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