A Napoli hanno trovato il primo libro stampato a Toscolano nel 1479

Primo libro stampato a Toscolano! Dietro questo annuncio, volutamente roboante, si nasconde un’avvincente storia storico-bibliografica e una scoperta avvenuta, quasi per caso, durante la ricerca che chi scrive sta conducendo da un paio di anni assieme a un’equipe di una ventina di specializzandi e dottorandi dell’Università Federico II di Napoli. La ricerca intende censire e descrivere il patrimonio incunabolistico (ossia le più antiche edizioni a stampa quattrocentesche) della Biblioteca Nazionale di Napoli, che può vantare la più grande collezione di incunaboli in Italia, stimata in oltre 4500 esemplari.
La scoperta

Durante il lavoro preliminare di scavo ci si imbatte in un’edizione del Doctrinale, una diffusissima grammatica medievale per l’insegnamento elementare del latino, opera di Alexander de Villa Dei, che reca al colophon la sottoscrizione «Toscolano, Gabriele di Pietro, 5 febbraio 1479».
Una prima ricerca sui principali repertori bibliografici dà esito negativo, il che genera una sensazione di piacevole sorpresa per lo studioso che comincia a capire di avere tra le mani una ghiotta scoperta bibliografica di cui dare conto in primis in ambito accademico. Istc, il più autorevole repertorio bibliografico delle edizioni del XV secolo, la ignora e ciò conferma ufficialmente che l’esemplare napoletano sia davvero l’unicum di un’edizione sconosciuta.
L’effetto cartiera
A questo punto è necessario affrontarla. Innanzitutto, chi l’ha stampata? A stamparla, nei primi mesi del 1479, è Gabriele di Pietro, tipografo di origini trevigiane, già attivo a Venezia negli anni precedenti e fino al 1478, per poi allontanarsene, forse per la peste o per ragioni finanziare, e riparare, appunto, a Toscolano, sulle rive del Garda. Ma perché proprio a Toscolano? Gli studiosi ipotizzano che la vicinanza alle cartiere gardesane possa giustificarne il trasferimento, forse sollecitato dalla Comunità stessa della Riviera, desiderosa di introdurre la recentissima arte tipografica.
L’invito potrebbe essere arrivato da Scalabrino Agnelli, proprietario di una cartiera e consigliere della Comunità, che diede ospitalità a Gabriele nella propria casa a Messaga dove, verso la fine del 1478, avrebbe stampato un Donatus pro puerulis (un Donato per i fanciulli) di cui non resta oggi traccia con le note tipografiche «Impressum Messagae lacus Benaci 1478».
Grammatica latina
Gabriele di Pietro è, di fatto, il primo tipografo attivo a Toscolano, località periferica rispetto alla Serenissima, ma al centro dei traffici della carta e dunque favorevolissima all’apertura di una stamperia. Qui il tipografo può lavorare in relativa tranquillità, senza concorrenza e stampare opere di facile smercio, tra cui, appunto, la grammatica latina che torna ora alla luce, oltre a un Esopo e a qualcos’altro.
L’esperienza toscolanese durò poco: già nel 1480 Gabriele di Pietro era infatti incarcerato per debiti. E il cartaio Agnelli interviene in soccorso nuovamente. Nel 1481 lo ritroviamo a Brescia, dove stampa, assieme al figlio Paolo, un’unica edizione con paternità tipografica dichiarata, il commento alle satire di Persio dell’umanista Giovanni Britannico. Dopodiché se ne perdono le tracce.
Da Cesena a a Napoli
Ma torniamo all’esemplare napoletano, che ci racconta anche un’altra personalissima storia. Da Toscolano si mosse piuttosto presto. Uscito dalla bottega deve aver preso la strada verso il Sud, fermandosi dapprima a Cesena, come attesta una nota di possesso forse cinquecentesca della biblioteca del Convento di Santa Maria al Monte, e poi giungere qualche secolo più tardi a Napoli, nella biblioteca del convento benedettino dei SS. Severino e Sossio, a inizio Ottocento soppresso per fare posto alla magnifica sede dell’Archivio di Stato.
Quel libro, come migliaia di altri, finì così alla Biblioteca Reale Borbonica, aspettando chi potesse ritrovarlo e narrarne la storia.
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