Cultura

Spunta in Valtrompia un Virgilio stampato a Brescia nel ’500

È privo di data, ma riporta il «logo» dei Britannico. Il testo è accompagnato da vivaci illustrazioni
La pubblicazione ritrovata dal collezionista bresciano - © www.giornaledibrescia.it
La pubblicazione ritrovata dal collezionista bresciano - © www.giornaledibrescia.it
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È ancora possibile, nell’epoca delle magnifiche sorti e progressive digitali, quando tutto sembra noto e alla portata di un clic, qualche scoperta cartacea, qualche riaffioramento «archeologico» che porti in superficie una tessera sconosciuta del nostro patrimonio librario? La risposta, evidentemente, non può che essere affermativa.

L’opera

Un Virgilio stampato a Brescia nel tardo Cinquecento, apparentemente sconosciuto, ne è la prova, oltre che il pretesto delle righe che seguono. Si proceda con ordine. Davide Moretti, collezionista e incisore bresciano formatosi all’Accademia di Brera a Milano, nonché ideatore a Gardone Val Trompia dell’Officina del torcoliere, piccolo e delizioso museo della stampa e dell’incisione tipografica, può vantare l’unico esemplare a oggi noto di un’edizione degli «opera omnia» di Virgilio priva di anno di stampa ma che recita al frontespizio l’inequivocabile dicitura «Brixiae apud haeredes Iacobi Britannici», impressa sotto la marca editoriale del grifone che regge con l’artiglio una pietra alla quale è incatenato un globo alato (la marca doveva contraddistinguere, come un vero logo marketing di oggi, i prodotti librari usciti da una determinata bottega).

La datazione

Nel volume anche illustrazioni - © www.giornaledibrescia.it
Nel volume anche illustrazioni - © www.giornaledibrescia.it

L’edizione è sconosciuta ai principali e più autorevoli repertori bibliografici né risulta censita in alcuna biblioteca. La marca del grifone e la sottoscrizione autorizzano ad assegnarla all’officina tipografica della potente famiglia dei Britannico. A firmarla non è Giacomo Britannico, figlio di Lodovico il vecchio e fratello di Camillo, tipografo e libraio attivo in città dai primi anni Sessanta, ma già gli eredi. Ne consegue quindi che l’edizione debba datarsi post 1587, anno di morte di Giacomo.

Le ipotesi

Ma veniamo a un altro aspetto. È nota infatti un’edizione delle sole «Bucoliche» stampata da Giacomo nel 1579. Forse aveva intenzione di pubblicare in seguito anche un’edizione integrale di Virgilio, ma non fece in tempo? Gli eredi potrebbero dunque aver ripreso un progetto editoriale paterno, che già covava in casa ed era stato forse imbastito. Non sappiamo. Il risultato fu un prodotto di sobria eleganza, con testo in carattere corsivo, accompagnato da glosse di commento e brevi introduzioni. Ciò che doveva però renderlo particolarmente appetibile, soprattutto agli studenti cui era ragionevolmente rivolto, erano però le incisioni su legno (silografie) che ne fanno una delle più belle edizioni di un testo classico stampate a Brescia nel Cinquecento.

Le illustrazioni

Soprattutto le ecloghe sono corredate da incisioni di vivace realismo e delicato chiaroscuro, con spiccata attenzione alla gestualità e alla resa fisiognomica dei personaggi, che sintetizzano un episodio saliente del testo, frutto di uno o più artisti anonimi che bene rappresentano la qualità della scuola incisoria bresciana dell’epoca. Ecco allora, in limine all’ecloga terza, raffigurata la gara fra i pastori Menalca e Dameta in un immancabile sfondo agreste; così come un’altra gara pastorale, tra Coridone e Tirsi, sotto lo sguardo del giudice Melibeo, apre l’ecloga settima. Il lettore è invece introdotto alle Georgiche tramite una delicata silografia raffigurante un contadino che ara un campo con un aratro trainato da una coppia di buoi. E infine l’Eneide, alla cui prima carta, i Britannico, anziché la silografia dell’eroe troiano, inserirono una vignetta che avrebbe voluto forse evocare nei lettori un poeta, in fogge medievali, che legge la propria opera di fronte al pubblico raccolto in silenzio.

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