Cultura

Sanremo, cosa voleva dirci Chiara Ferragni con i suoi 4 abiti manifesto

Quattro look e un messaggio sociale per le donne: gli outfit dell'imprenditrice digitale per il suo debutto sul palco del Teatro Ariston
L'ingresso di Chiara Ferragni sul palco del Teatro Ariston - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
L'ingresso di Chiara Ferragni sul palco del Teatro Ariston - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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È l’incontro di moda e voce che ha dato vita agli «abiti manifesto»: i look che Chiara Ferragni, la nota imprenditrice digitale, ha portato sul palco della prima serata del Festival di Sanremo. Grandi firme, alta moda, ma soprattutto importanti messaggi sociali alla «Chiara bambina», alla Chiara di oggi, e a tutte le donne: «Essere donna non è un limite: lottate insieme ogni giorno per cambiare le cose. Io ci sto provando anche in questo momento. Ti vorrei abbracciare piccola Chiara, alla fine andrà tutto bene, sono fiera di te»

Quello di Sanremo è uno degli appuntamenti più attesi dell’anno, occasione in cui il canto è protagonista. Si parla di arte, si parla di musica, si parla di moda, e la scelta del look è un passaggio importante che si ripercuote sull’immagine, sul messaggio che artista, conduttore, ospite o chi sale sul palco, quello del teatro Ariston, vuole trasmettere. Così, pur non cantando, la madrina della prima serata del Festival dà voce ai suoi pensieri, a quelli di molte donne, con un carosello di look «manifesto», invito all’empowerment femminile, un inno alle donne.

Di seguito i quattro look scelti da Chiara Ferragni, per il suo debutto a Sanremo, in diretta tv, decisamente fuori dalla «social» comfort zone.

Pensati Libera

L'ingresso di Chiara Ferragni sul palco del Teatro Ariston - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
L'ingresso di Chiara Ferragni sul palco del Teatro Ariston - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Il look che dà il via alla 73esima edizione del Festival di Sanremo è un abito a corolla di seta nero, coronato da una «stola-manifesto» su cui è ricamato: «Pensati Libera», ispirato alla tradizione di Dior. Un abito, quindi, frutto della creatività di Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica della maison francese, insieme a Rachele Regini e Fulvia Carnevale del duo artistico Claire Fontaine. È da quest'ultime che arrivano le parole «Pensati Libera»: «È una frase - spiegano in un post su Instagram - trovata su un muro dopo una marcia delle donne a Genova».

«Speriamo possano ispirare tutte le donne a sentirsi libere - aggiunge Chiara Ferragni - di uscire dal ruolo che è stato a loro imposto dalla società. È dedicato a tutte le donne che hanno voglia di sentirsi semplicemente loro stesse senza essere giudicate».

Essere donna non è un limite

Il secondo abito di Chiara Ferragni al Festival di Sanremo - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Il secondo abito di Chiara Ferragni al Festival di Sanremo - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Il primo cambio look precede il momento del monologo. Così Ferragni si mette a nudo, metaforicamente e apparentemente, pronta a parlare alla Chiara bambina. L'invito all'empowerment femminile si esplicita nella scelta del naked dress color oro con un ricamo del suo corpo: «Non sono nuda, è un disegno - dice Chiara Ferragni - il corpo di noi donne non deve mai generare odio o vergogna».

Un abito che dà l'illusione di nudità che veicola un messaggio chiaro: le donne hanno il diritto di mostrare sé stesse senza sentirsi giudicate o colpevoli. Un invito, confermato anche nelle parole di Chiara alla sé bambina: «Non sminuirti mai di fronte a nessuno», dice emozionata Chiara. «Se nascondi il tuo corpo sei una suora, se lo mostri sei una troia, è sessismo normalizzato: tu sfidali e non aver mai paura delle conseguenze di quello che sei. Essere donna non è un limite: lottate insieme ogni giorno per cambiare le cose».

Un abito contro l'odio

Il terzo abito di Chiara Ferragni al Festival di Sanremo - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il terzo abito di Chiara Ferragni al Festival di Sanremo - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Il terzo abito della serata porta con sé sempre la firma della direttrice di maison Dior, Maria Grazia Chiuri, e un po' di menefreghisimo. Un «abito contro l'odio», su cui sono spuntano frasi sessiste ricamate in nero: commenti sul suo aspetto, sul suo corpo e sulla sua libertà di sentirsi donna oltre che mamma. Parole reali che l'influencer ha condiviso in un post su instagram, poco dopo la serata di ieri: «Maria Grazia Chiuri - spiega l'imprenditrice - ha avuto l'idea di ricamare queste parole nere su un peplo bianco come la pagina di un libro che racconta quel disprezzo infruttifero contro il quale lottare ogni singolo giorno. Portando queste frasi sessiste a Sanremo vogliamo spronare tutte a fregarsene e ricordare alle donne di non farsi abbattere da chi odia perché sono solo i pareri di chi ci ama a contare veramente».

Chiara porta in scena la lotta contro la violenza sulle donne. Al suo fianco, scendono la temuta scalinata dell'Ariston, Antonella, Anna, Cristina e Ambra, presidente e attiviste della Dire, l'associazione che riunisce i centri anti violenza. «Serve una rivoluzione, 20mila donne ogni anno si rivolgono a noi», dice una di loro.

La gabbia

Il quarto abito di Chiara Ferragni al Festival di Sanremo - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il quarto abito di Chiara Ferragni al Festival di Sanremo - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

L'ultimo cambio è un messaggio di speranza. È una tuta di jersey ricamata di strass, a cui è aggiunta una gonna, trasparente, metafora di una gabbia, di intrappolamento. Un look ispirato all'opera dell'artista ceca Jana Sterbak. L'idea è di: «Liberare le nuove generazioni dagli stereotipi di genere nei quali spesso le donne si sentono ingabbiate» racconta l'influencer su Instagram.

Abbattere le convenzioni, quelle imposte dal patriarcato. Un messaggio di speranza, per l'appunto, che la madrina di Sanremo, in questo caso, «grida» a tutte le bambine di oggi, «che saranno le donne di domani». «Questo è l'augurio di una mamma alla sua bambina - dice Chiara - che possa finalmente gridare Vittoria!», come la sua Vittoria.

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