Cultura

Marracash a Campo Marte per un conto da saldare lungo due anni

Il 15 luglio a Brescia il king del rap sarà a a Brescia per la tappa del «Persone tour», slittato più volte a causa della pandemia
Marracash, il re del rap italiano, sarà a Brescia il 15 luglio - Foto di Andrea Bianchera
Marracash, il re del rap italiano, sarà a Brescia il 15 luglio - Foto di Andrea Bianchera
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Marracash, abbiamo un conto da saldare. Un conto lungo due anni con il re d’Italia del rap, al secolo Fabio Bartolo Rizzo, 43 anni compiuti da poco e alle spalle due lavori da record. Nel mezzo, una pandemia logorante e un tour rimandato in continuazione. Manca quel rito liberatorio e necessario che è il live, moltiplicato per due: per «Persona», uscito nel 2019 e album più venduto del 2020, e per «Noi, loro, gli altri», nato il novembre scorso e già triplo platino.

Un’attesa due volte snervante, per una tournée che promette di essere due volte catartica: band su un palco mastodontico, scaletta che parte durissima e effetti visual inediti per l’hip hop. «Io sarò il filo conduttore tra i pezzi», spiega l'artista. Tra le 32 tappe del «Persone tour», il 15 luglio alle 21.30 c’è quella all’Arena Campo Marte in città, per il Brescia Summer Music promosso da Cipiesse (biglietti su Vivaticket e nei circuiti abilitati).

Due pietre miliari

Fabio Bartolo Rizzo, in arte Marracash, è nato a Nicosia ma è cresciuto a Milano - Foto Stefano Bella
Fabio Bartolo Rizzo, in arte Marracash, è nato a Nicosia ma è cresciuto a Milano - Foto Stefano Bella

E la fibrillazione è già a frequenza elevatissima, perché lo spettacolo è costruito su due lavori enormi, che hanno lasciato il segno non solo negli streaming e nei dischi d’oro. Sono due cartucce di adrenalina nella coscia, quando pensi di avere la gola chiusa per sempre. «"Persona" è stato difficile da scrivere, emotivamente provante - spiega il rapper nato a Nicosia e cresciuto nel quartiere milanese di Barona -. È figlio di una pandemia personale, una crisi». Sarà per quel motivo che il dolore e la rabbia che grondano da ogni pezzo sono entrati nelle corde di tanti. Chiusi in casa durante i lockdown, isolati, costretti a fare i conti con la solitudine o, peggio, con le tare delle loro famiglie. «Io parlavo di terapia, sanità mentale, che poi sono diventati i problemi di tutti: con il Covid la gente ha dovuto affrontare cose che prima non avrebbe affrontato».

E poi è arrivato «Noi, loro, gli altri». «Un disco ancora più ambizioso, dove la componente testuale era più in risalto - commenta -. Una sorta di appendice forte del successo precedente, con un’eco ancora maggiore». E anche in queste 14 tracce non manca la volontà di scavarsi dentro, la sofferenza, la voglia di riscatto, la consapevolezza della persona che si vuole diventare.

«Dubbi»

Se c’è un brano simbolo di tutto questo, destinato a rimanere come una cicatrice, è «Dubbi», di cui è appena uscito il video animato realizzato dall’artista Tarik Berber. Un dogma da incidere nel proprio altare personale, per il popolo di Marra. Per quelli che hanno una storia «niente di eccezionale», che forse stanno «bene tra i perdenti e gli idealisti» e che hanno sete di urlare, insieme, ai piedi di un palco.

«L'idea è venuta fuori quando è uscito l'album, è stato tutto abbastanza casuale, mi sono imbattuto nell'arte di Tarik da un'amica. Lui aveva fatto già lavori di animazioni e ho subito pensato a "Dubbi", che non è neanche un pezzo di cui uno fa un videoclip, lontano dalle logiche, ma appena ho visto questa roba ho pensato che sarebbe stato bello fare qualcosa che non insegue nulla, non cerca numeri ma che abbia un senso artistico prima che di intrattenimento. Sono stato folgorato dai suoi lavori, ci siamo incontrati e gli ho lasciato carta bianca».

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