Cultura

La lectio magistralis di Emilio Isgrò, che cancella per mostrare meglio

L'artista concettuale ha riempito l'aula magna dell'Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia
LA "LECTIO" DI EMILIO ISGRO'
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«Chi è più acculturato? Un contadino che zappa ai piedi di Santa Maria Novella o sotto a una trivella in Texas?». Le provocazioni lanciate da Emilio Isgrò sono state numerose: l'artista concettuale ha riempito l'aula magna dell'Accademia di Belle Arti Santa Giulia. In un pomeriggio quasi festivo - le vacanze natalizie sono alle porte - Isgrò ha portato nei sotterranei dell'istituto di via Tommaseo in città un gruppo foltissimo di studentesse, studenti e interessati. L'occasione è una lectio magistralis dell'ultimo minuto, «La rilettura del classico attraverso l'arte», organizzata in collaborazione con Fondazione Brescia Musei.

Prolifico

La docente Elettra Flocchini e Alessandro Allemandi, presidente dell'Accademia di Belle Arti di Urbino ed editore del Giornale dell'Arte, hanno dialogato con Isgrò (presentato dalla direttrice dell'Accademia Benedetta Albini). «Dove sta per me l'importanza dell'opera e della figura di Isgrò?», ha esordito Allemandi. «La sua carriera è punteggiata da una moltitudine di opere che da sole, in ogni ambito in cui ha lavorato, rappresenterebbero una carriera a sé. Prendiamo i sonetti che ha appena pubblicato, raccolti in "Sì alla notte" (Guanda): si cimenta anche nella più alta forma di produzione poetica. Quindi è sì contemporaneo e attuale, ma affonda le radici nella cultura millenaria italiana ed europea». Drammaturgie teatrali, testi critici, scrittura. Ma anche pittura, arte concettuale, musica.

La cancellatura

  • Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
    Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
  • Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
    Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
  • Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
    Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
  • Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
    Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
  • Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
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  • Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
    Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
  • Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
    Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
  • Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone
    Isgrò cancella Brixia, dalle Api di Virgilio al dramma su Didone

«Sono sessant'anni che pratica la cancellatura», ma di fatto non è solo la cancellatura. «Lo chiamiamo "cancelliere", ma è una figura così estesa che richiederebbe ore per rappresentarlo a fondo». Anche per Flocchini le sfaccettature di Isgrò sono essenziali per inquadrarlo. E in questo senso l'opera immersiva e totale organizzata da Brescia Musei nel Capitolium è decisamente significativa. «Ha valenza non solo artistica ma anche culturale», ha sottolineato. «Brescia antica riprende vita ed è una grande esperienza formativa».

La cancellatura - che è protagonista di «Isgrò cancella Brixia», visibile fino all'8 gennaio 2023 tra il Museo di Santa Giulia e il Capitolium, appunto - è stata dunque solo uno degli argomenti della lezione. «Non uno stile, ma un linguaggio», ha precisato Allemandi. Prima di tutto, Isgrò ha parlato quindi del rapporto tra l'arte classica e contemporanea. «L'incontro tra questi due mondi di solito è parassitario. L'artista sale sulle rovine per apparire più alto».

Il ruolo dell'artista

Isgrò, citando De Chirico e il Cenacolo sfruttati da Andy Warhol, si riferisce alla pop art. «Lo capisco: per gli artisti americani i nostro luoghi archeologici sono una sorpresa. Per noi è la vita. Il posto dell'artista? Dove c'è bisogno di lui, non dove c'è da decorare. La decorazione è una cosa, la creatività un'altra. Di cosa c'era bisogno a Brescia? Cosa voleva dire all'Europa? Voleva dire che nel suo seno è custodita un'eredità latina e romana che la rende paradossalmente simile alla Sicilia. Quanti poeti latini sono nati qua? Affermare la romanità di Brescia non significa rivendicare un'eredità posticcia, ma nutrirsi dei valori che la storia porta con sé». Isgrò, lavorando, si è infatti reso conto che Virgilio è nato a due passi da qua. Catullo idem. «Ho cercato di fare capire che l'Italia esiste da prima che esistesse concretamente. Perché esiste grazie alla sua cultura». Ecco il senso degli interventi che ha ideato quando Brescia Musei l'ha invitato in città.

Aula gremita per la lectio magistralis dell'artista - © www.giornaledibrescia.it
Aula gremita per la lectio magistralis dell'artista - © www.giornaledibrescia.it

Isgrò ha parlato anche del suo rapporto con i giovani: «Sono tra i fondatori della Naba, quindi ne so qualcosa. Ma mi sono dimesso quando ho visto che i miei allievi conoscevano i mass media meglio di me. Non potevo domandare loro come si usano i computer». Ma per quanto non possa dare consigli sui nuovi mezzi, può comunque dare un punto di vista prezioso sulla forma d'arte per cui è più conosciuto, quella che lega pittura e scrittura: «La parola e le arti visive sono strettamente legate. Quando iniziai, la gente si stupiva della presenza di tante parole nelle mie opere. Oggi ci sono quasi più parole nei quadri di Barbara Kruger che in tutto D'Annunzio. La parola è entrata nei quadri perché gli artisti, dopo il Rinascimento, hanno dovuto cercare una nuova profondità».

Benedetta Albini, Giovanni Lodrini, Emilio Isgrò, Stefano Karadjov, Elettra Flocchini, Alessandro Allemandi - © www.giornaledibrescia.it
Benedetta Albini, Giovanni Lodrini, Emilio Isgrò, Stefano Karadjov, Elettra Flocchini, Alessandro Allemandi - © www.giornaledibrescia.it

E lui l'ha trovata cancellando le parole, ma solo per mostrarle meglio, per dare loro valore e per rendere la poesia (la sua prima forma espressiva) un'arte generale del segno, che non riguardasse solo le parole ma che comprendesse più aspetti. E alla fine ha salutato così studenti e studentesse in platea: «Non vi scoraggiate: io non ero granché a scuola».

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