Gli invisibili, gli arrabbiati e gli indomiti nelle «Altre Russie» di Victoria Lomasko

«Veramente nessuno sa in che epoca viva. Così anche noi, all’inizio degli anni Dieci, non sapevamo di vivere alla vigilia della Prima Guerra Mondiale europea e della Rivoluzione d’Ottobre». Sono parole annotate dalla poetessa Anna Achmatova nel suo diario, nel 1957, che la curatrice d’arte e scrittrice Elettra Stamboulis ha significativamente voluto porre in exergo alla sua prefazione di «Altre Russie» (Edizioni BeccoGiallo, 19 euro; disponibile da venerdì 4), graphic novel di Victoria Lomasko, che verrà presentato sabato 12 novembre, alle 18, nella White Room del Museo di Santa Giulia a Brescia, alla presenza dell’autrice.
Il libro è infatti un «reportage illustrato» (come recita il sottotitolo) che mette a fuoco otto anni di quotidianità russa tutt’altro che ordinaria, dalla quale emerge la progressiva contrazione delle libertà (su tutte quella d’espressione) e l’attacco sistematico ai diritti fondamentali, attraverso il resoconto di un’artista che ricorre a folgoranti ritratti dalle didascalie sintetiche, a vignette ovvero a racconti, latrice di una narrazione alternativa rispetto a quella ufficiale, quando addirittura non si rivela l’unica fonte di conoscenza di fatti ed eventi, opinioni e commenti raccolti sul campo, che nelle narrazioni ufficiali non trovano posto.
Un lavoro per il quale la definizione di «romanzo a fumetti» risulta finanche stretta, mortificandone un poco l’articolazione versatile, che trova un perfetto contraltare nella straordinaria asciuttezza espressiva, nella essenzialità filtrata attraverso uno sguardo d’artista.
Stile e mostra

Il segno che utilizza è fortemente debitore dello stile sovietico, e le sue composizioni - pur basandosi su eventi reali - integrano non di rado elementi fantastici ed elaborazioni immaginifiche di situazioni ordinarie. Se per l’Italia Lomasko rappresenta una novità (l’esposizione bresciana, in tal senso, colma una lacuna), le sue storie e i suoi reportage sono stati pubblicati da The New Yorker, Art in America, GQ Russia, Internazionale, mentre in numerosi musei e gallerie (tra gli altri, la Kunsthalle di Vienna, il Cartoonmuseum di Basilea, il Reina Sofia di Madrid, il MUHC di Oxford) sono stati invece esposti lavori grafici e installazioni.
I temi

Le «altre Russie» radiografate da Lomasko danno conto della «profondità territoriale e umana della vastità russa», con l’idea precisa di conferire immaginario a una provincia infinita in cui convivono differenti etnie. L’autrice narra di scuole di campagna dimenticate da Dio e salvaguardate da insegnanti e allievi; di lavoratori kazaki schiavizzati da loro connazionali, sotto gli occhi conniventi delle autorità... Dà voce a donne sfruttate sessualmente, che pragmaticamente si chiedono cosa sarà di loro quando i clienti non le sceglieranno più, preferendo ragazze più fresche; indaga l’esistenza interrotta dei detenuti in indegne carceri minorili; racconta in diretta i brogli elettorali del 2011 e le proteste, come anche i prodromi della saldatura d’acciaio tra gerarchie ecclesiastiche ortodosse e apparato statale. Notizie vecchie di anni, eppure perlopiù inedite per l’opinione pubblica italiana, che vanno a comporre, con la loro portata premonitrice, un puzzle inquietante ma probabilmente decisivo per comprendere la Russia di Putin e la situazione attuale.

Nelle scelte tematiche di Lomasko, i protagonisti sono coloro che di solito restano sullo sfondo o che nemmeno entrano nell’inquadratura: gli «invisibili», ma pure gli arrabbiati e gli indomiti (tra questi, il collettivo punk femminista delle Pussy Riot), a dispetto del pugno di ferro putiniano a cui si oppongono. Lomasko presta loro la propria matita («Io sono la vostra voce, il calore del vostro fiato, il riflesso del vostro volto» diceva ancora Achmatova, in una lirica) per esplicitare un altrove che si fatica perfino a credere contemporaneo. E non trascura di mettere a fuoco le enormi contraddizioni di un Paese (di un universo?) in cui spesso pure le categorie maggiormente bistrattate non sanno trovare elementi di unità: emblematiche, a tal riguardo, le pagine in cui l’autrice assiste, come inviata, a un festival di cinema Lgbt+ a San Pietroburgo, e constata esterrefatta come il pubblico omosessuale maschile boicotti i lavori firmati da donne.
Scabro e antiretorico, coraggioso, «Altre Russie» ci sembra un libro necessario.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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