C'è parecchia arte bresciana negli 8 musei più prestigiosi del mondo: ecco dove

L'arte non ha confini, e fin qui, nessuna rivelazione straordinaria. È curioso però pensare che ci siano musei nel mondo che ospitano centinaia di opere italiane, tra cui parecchie sono bresciane.
L'arte della Leonessa arricchisce infatti le grandi collezioni estere, come quelle del Met di New York o dell’Hermitage di San Pietroburgo. Il Rinascimento, in particolare, è stato per Brescia un periodo florido i cui risultati sono ammirabili anche al di fuori della città.
Ma dove sono questi dipinti made in Brescia sparsi per il mondo?
Ecco una mappa delle opere degli autori bresciani rinascimentali e barocchi che si possono vedere in otto prestigiosi musei all'estero, punti fermi nel panorama storico-artistico mondiale. Le opere bresciane conservate nelle collezioni sono oltre 60, di cui 30 sono in esposizione.
Chi sono gli autori bresciani «espatriati»
Sono alcuni dei più noti esponenti dell’arte moderna bresciana, per nascita o per acquisizione, le cui opere sono in mostra nei musei di tutto il mondo. In questo articolo vi proponiamo un excursus sugli autori bresciani rinascimentali, dal XV al XVIII secolo, a partire dal primo autore della corrente, Vincenzo Foppa, fondatore della scuola bresciana. Per poi passare al Rinascimento maturo con la scuola pittorica bresciana di inizio Cinquecento, in cui si afferma un gruppo di grandi pittori noti come i «Maestri del Rinascimento bresciano»: Girolamo da Romano detto il Romanino, Alessandro Bonvicino, il Moretto, e Gerolamo Savoldo. Più tarda è la corrente del Manierismo di cui fa parte Lattanzio Gambara. Per poi finire con l'arte barocca di Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto: uno dei più importanti esponenti del Settecento italiano.
Parigi

Iniziamo il viaggio da Parigi, in Francia, in uno dei musei più celebri al mondo, primo per numero di visitatori: il Louvre. La collezione comprende oltre 380.000 oggetti e opere d'arte, 35.000 in esposizione permanente di cui 6.000 sono dipinti e rappresenta la seconda più grande collezione d’arte pittorica al mondo dopo l’Hermitage di San Pietroburgo.
Di questo grande tesoro fanno parte anche le opere di autori bresciani. Nella galleria Denon, dal nome del primo direttore Dominique Vivant Denon, troviamo la «Madonna col bambino» del Romanino. Una delle prime opere note dell’artista, che svela l’influenza della scuola pittorica veneziana nella sua formazione. Nella stessa ala è esposto anche l'autoritratto, precedentemente noto come «Ritratto di Gaston de Foix», del Savoldo.
Inoltre, anche se non visibile in galleria, il museo conserva l’opera «San Bernardino da Siena e San Ludovico da Tolosa» del Moretto.
Londra
Ci spostiamo a Londra, capitale del Regno Unito, dove troviamo due tra i più importanti musei della capitale, più una collezione speciale.
British Museum
Il British Museum è un museo dedicato alla storia, all’arte e alla cultura umana, con opere che sono per lo più manufatti. Ospita una collezione permanente di oltre 8 milioni di pezzi d’arte: una tra le più grandi e complete esistenti. Ma ancora più importante è il suo merito in quanto primo museo nazionale pubblico al mondo.
In quanto a brescianità, il British Museum è noto per aver ospitato dal 17 febbraio al 17 luglio del 2022 le Stele del MuPre (Museo Nazionale della Preistoria della Valcamonica), nell’esposizione «The world of Stonehenge». Anche se l’opera è tornata a casa ormai da un mese, il museo ospita ancora un po’ di brescianità: conserva i disegni di artisti rinascimentali come Vincenzo Civerchio, Lattanzio Gambara, il Moretto e Tommaso Bona. Quest’ultimo è conosciuto per aver dipinto la Maddalena nella navata centrale della chiesa di San Pietro de Dom a Brescia, poi demolita in favore del duomo nuovo, e gli affreschi nella Sala del Consiglio di Palazzo della Loggia.
National Gallery

Proseguiamo il nostro tour a Trafalgar Square, dove si trova la National Gallery: una delle gallerie più famose d’Europa, con quasi 6 milioni di visite ogni anno. Ospita una collezione di oltre 2.300 dipinti realizzati tra il XIII al XX secolo, con creazioni di artisti come Leonardo da Vinci, Botticelli e Velazquez.
Tra le opere bresciane troviamo due dipinti molto importanti nella storia del Moretto. Il primo è il «Ritratto virile a figura intera», considerata la prima vera rappresentazione di una persona per intero e a grandezza naturale nella storia dell'arte occidentale. Probabilmente proveniente dalla collezione della famiglia bresciana Fenaroli Avogadro, si ritiene che l'uomo raffigurato possa essere uno dei nobili della casata.
La seconda opera del Moretto è il «Ritratto di Fortunato Martinengo Cesaresco». Il soggetto, nobile di origini bresciane, è descritto come un amante delle arti e del bello, ma anche incline all’«humor malinconico», così anche nel ritratto appare triste e pensieroso. Un’opera dalla storia travagliata: di proprietà della famiglia Lechi di Brescia, nel 1854 viene venduta, a causa delle ristrettezze economiche, all’inglese Henfrey per 7.000 lire, per poi passare alla National Gallery. Per chi volesse ammirare l’opera dal vivo, nel 2023 il Fortunato Martinengo tornerà a casa in occasione della mostra «Passione, desideri e virtù nel rinascimento a Brescia» allestita al Museo Santa Giulia dal 29 settembre 2023 al 7 gennaio 2024. Il dipinto rappresenta un capitolo importante nella concezione di ritratto in ambito veneziano, oltre ad essere il simbolo dell’impegno del Moretto come ritrattista: per questo è nella sala dedicata alla ritrattistica dell'Italia settentrionale degli anni 1510-1580 d.C.
Alla National gallery ci sono altre due opere bresciane, questa volta di Giovanni Gerolamo Savoldo. Pur essendo nato a Brescia, è stato attivo soprattutto a Venezia, come si può percepire dalla sua arte, tanto da farlo rientrare nella galleria dedicata all’arte veneziana del 1530-1600 d.C. Il primo dipinto è «San Gerolamo penitente», testimonianza su tela dell’intensità drammatica dell’artista nell’utilizzo della tecnica del chiaroscuro. La seconda è la «Maria Maddalena», un’opera replicata più volte dall’artista: sono tre le versioni conosciute del dipinto, tutte leggermente diverse. La riproduzione più famosa è quella conservata alla Gemäldegalerie, la «galleria della pittura» berlinese, un’altra la troviamo in Italia al Palazzo Pitti di Firenze e un’altra ancora al J. Paul Getty Museum di Los Angeles negli Stati Uniti.
Nonostante le influenze veneziane, Savoldo rimane fedele al naturalismo lombardo, tanto da essere considerato uno dei grandi maestri del Rinascimento bresciano, insieme al Moretto e al Romanino. Di quest’ultimo, come anche di Vincenzo Foppa e Giacomo Ceruti, nella National Gallery sono conservati dei dipinti, al momento non esposti.
Royal Collection

Finiamo il nostro tour con la regina delle raccolte d’arte, la Royal Collection di proprietà di Elisabetta II d’Inghilterra. Una collezione di 7.000 dipinti ospitata in diverse residenze reali nel Regno Unito - Hampton Court Palace e Buckingham Palace a Londra, ma anche fuori città a Windsor Castle, a Windsor, e a Palace of Holyroodhouse in Scozia - che si distingue per essere la sola in Europa ad aver mantenuto la sua identità e non essere stata assorbita da musei statali.
Nella Royal Collection c'è una sezione dedicata all’arte italiana, esposta in diversi edifici. Nel Castello di Windsor, a un'ora da Londra, nello spogliatoio del Re è esposto il «Ritratto di un uomo» del Romanino. Uno dei primi ritratti dell’autore, della sua fase giovanile, acquistata dal principe Alberto d’Inghilterra nel 1846. Solo nel 1909 viene ufficialmente attribuita all'artista bresciano. Nella stessa sala troviamo anche «Un uomo in armatura», un'opera attribuita al Savoldo, forse per la sua grande somiglianza con il «Ritratto di Gaston de Foix» del Louvre.
Ci spostiamo in Scozia, a Edimburgo, al Palazzo di Holyroodhouse. Sulla «Great Stair», la grande scala all’interno del palazzo, c'è una sezione dedicata all’arte italiana. Tra queste i dipinti di Lattanzio Gambara hanno la maggiore: otto tavole, parte di un ciclo di dieci affreschi che raffigura scene della «Metamorfosi» di Ovidio, realizzato per Palazzo Pedrocca-Scaglia a Brescia. Gli affreschi sono stati rimossi dal muro e trasferiti su tela prima del 1853, quando il palazzo venne distrutto, e acquistati dal Principe Alberto.
L'ultimo palazzo ad ospitare un'opera bresciana è l'Hampton Court Palace, in cui è esposto il «Ritratto di un uomo con un falco» del Savoldo.
Los Angeles

Ci spostiamo negli Stati Uniti sulla costa californiana. Qui troviamo il Getty, un complesso fondato da Jean Paul Getty, industriale americano appassionato di arte e antiquariato.
Il Getty ha due sedi: una vicino all’oceano, il «Getty Villa Museum» di Malibù, dedicata all’arte antica e una sulle colline di Los Angeles, il «Getty Center» con opere moderne fino al XX secolo. Il Getty center ospita a sua volta due realtà: il «Getty Institute», l’istituto che si occupa di preservare l’eredità culturale attraverso il ritrovamento e il restauro delle opere, e il «J. Paul Getty Museum», il museo vero e proprio.
Gran parte delle opere esposte sono di artisti europei: tra questi, il bresciano Gerolamo Savoldo. Nel padiglione dedicato alla pittura veneziana è esposto il «Pastore con un flauto», un dipinto che rientra tra le «scene al crepuscolo», per l’uso di colori profondi e ricchi e per le trame espressive. Sempre dell’artista, è ospitata anche «Santa Maria Maddalena al Sepolcro», un’opera interpretata in modi diversi e di cui si conoscono tre versioni (come già anticipato nel paragrafo del National Gallery di Londra).
New York

Ci spostiamo sulla costa est degli Stati Uniti, al «The Met». Uno dei musei più grandi e importanti degli Stati Uniti. Oltre ad ospitare una collezione permanente di oltre due milioni di opere, il museo organizza e ospita grandi mostre durante tutto l’anno.
La collezione dei dipinti europei comprende più di 2.500 opere d’arte dal XIII al XX secolo. Oltre ai singoli capolavori possiede una ricca esposizione della prima arte italiana e settentrionale, con numerose tele di artisti bresciani. Il primo, in ordine storico, è Vincenzo Foppa, fondatore della pittura rinascimentale a Milano. Oltre a importanti cicli di affreschi e pale d'altare, ha dipinto, per devozione privata, immagini della «Madonna col Bambino», di cui una esposta nella galleria dedicata al «Dialogo tra nord e sud».
Tra i maestri del rinascimento bresciano troviamo un’opera del Romanino: «La flagellazione» di Cristo, dipinta dall’artista come stendardo processionale per una confraternita, o un gruppo religioso laico, di Brescia. Un dipinto ispirato alle stampe tedesche contemporanee, che per questo lo colloca nella galleria dedicata al «Momento tedesco». Sul retro della tela il Romanino dipinse anche la «Madonna della Misericordia», oggi purtroppo rovinata.
Sempre nella galleria tedesca troviamo il «Ritratto di un uomo» del Moretto. L’opera è un traguardo per la ritrattistica del '500, dove Brescia gioca un ruolo di grande importanza, in quanto luogo di dialogo di quest’arte. Il museo ospita anche la prima e l’ultima opera dell’artista. «Il Cristo nel deserto», il frammento di una tela più grande attualmente non esposto. E la «La tumulazione», un dipinto che risale a due mesi prima della morte del Moretto, commissionata dalla confraternita bresciana Disciplina di San Giovanni Evangelista per l’oratorio dell’omonima chiesa, e successivamente ceduta a due importanti famiglie Italiane, i Brognoli di Brescia e i Frizzoni. Nel 1912 il dipinto viene acquistato dal Met ed esposto nella galleria dedicata all’arte italiana del '500 intitolata «Lo stile più perfetto».
Nel museo sono conservate anche altre opere di bresciani, seppur non esposte, come i dipinti del Ceruti: due ritratti di persone povere dipinte finalmente come individui, e non come figure comiche, disumanizzate: le vittime ai margini della società, diventano quindi protagoniste.
Infine troviamo il «San Matteo e l’angelo» di Savoldo, uno degli esempi più belli dei «notturni», scene ambientate di notte, rischiarate da una luce interna al dipinto. Non manca comunque il verismo tipico della corrente naturalistica lombarda, che consente all’artista di rientrare tra i grandi maestri del primo rinascimento bresciano. La tela, commissionata da Francesco II Sforza, duca di Milano, era destinata alla Zecca della città, e oggi si trova al Met, anche se non esposta.
Washington D.C.
Rimaniamo negli Stati Uniti, ma da New York passiamo alla capitale, Washington D.C. Siamo in uno dei musei d’arte più vasti del mondo, che con le sue collezioni copre quasi settecento anni di storia dell’arte. Non solo arte moderna ma anche contemporanea, che include anche la tecnologia.
Tra le opere bresciane dominano quelle dei maestri del Rinascimento, il Moretto e il Savoldo. Del Moretto sono due i dipinti esposti: il «Ritratto di dama in bianco» e la «Pietà», o compianto sul Cristo morto, uno degli ultimi dipinti realizzati dall’artista. Una tela intensamente emotiva che, nonostante l'influenza veneziana dell'artista, può essere nata solo da un'atmosfera religiosa di un luogo di provincia come Brescia.
Del Savoldo, invece, sono esposte l’«Elia nutrito dal corvo», un’opera eseguita nei primi anni dell’artista, completata nel 1508 quando entra a far parte della corporazione dei pittori fiorentini, e il «Ritratto di un cavaliere» realizzato pochi anni dopo l’Elia. Infine, del Foppa e del Romanino sono conservati alcuni dipinti ma al momento non esposti.
San Pietroburgo

L’ultima tappa di questo viaggio è a San Pietroburgo, in Russia. Ci troviamo al Museo statale dell’Ermitage, un complesso di cinque edifici di cui fa parte anche il palazzo, in origine residenza ufficiale, degli zar di Russia. La nascita del museo si deve a Caterina la Grande, che durante il suo regno colleziona opere d’arte, provenienti da tutto il mondo. Il suo prestigio lo ha portato ad aprire anche delle sedi in altre città, tra cui Las Vegas, Amsterdam e Venezia.
Il 7 dicembre in Russia è la festa ortodossa di Santa Caterina. Per tradizione quel giorno, per festeggiare la fondatrice del museo, è possibile visitare gratuitamente le esposizioni permanenti e la mostra temporanea, organizzata per l’occasione. Nel dicembre del 2021 è stata inaugurata la mostra «Due dipinti del bresciano Giacomo Ceruti»: «La lavandaia» e «La Filatrice». Opere provenienti dalla Pinacoteca Tosio Martinengo di via Musei 30 a Brescia, prima dell’embargo causato dalla guerra in Ucraina.
Nonostante la breve durata della mostra, nel museo aleggia ancora un un po’ di brescianità. Nella sezione dedicata all’arte rinascimentale italiana del XIII-XVI secolo, a palazzo Grande Ermitage, è esposta la «Madonna col bambino» del Romanino, ospite del palazzo ormai dal 1907. Arrivata quasi due secoli prima, invece, l’opera del Moretto «Allegoria della fede». Nella collezione di Belle arti europee, infine, troviamo la coppia di opere di Vincenzo Foppa, «Arcangelo Michele» e «Santo Stefano», al momento non esposte.
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