«Bs23», la mostra all'ex cinema Astra sulla Brescia che cambia
Dalla nascita di Brescia, nella sua forma di centuriazione romana, alle visioni future proposte da giovani professionisti su luoghi o edifici storici della città, come piazza del Foro, il grattacielo di piazza Vittoria, l’ex chiesa di Sant’Agostino e il gasometro. Nel mezzo lo sviluppo urbano e sociale recente fissato dai Piani regolatori e dalle architetture moderne, ma soprattutto i progetti e gli interventi degli ultimi dieci anni. I parchi urbani, la rigenerazione di via Milano e del Carmine, le bonifiche, la mobilità, la metropolitana e il tram, la cura del patrimonio museale, il riuso delle caserme. Il tutto illustrato attraverso banner, pannelli, filmati, fotografie, oggetti, plastici.
È la mostra «Bs23. Visioni per un futuro presente. Città, ambiente, comunità» aperta da ieri pomeriggio fino all’8 ottobre nell’ex cinema Astra di via Dieci giornate. Una sede scelta a proposito: la storica sala, chiusa nel 2009, è un cantiere. Un edificio in trasformazione, proprio come una città, che si modifica secondo i tempi e l’azione dell’uomo. La mostra (ad ingresso gratuito) è inserita nel programma di Bergamo e Brescia Capitale italiana della Cultura: ieri una rassegna analoga ha aperto i battenti nel palazzo della Libertà di Bergamo.
«Bs23» è promossa dal Comune in collaborazione con Ance, Fondazione Brescia Musei, Multisala Oz (l’Astra è proprietà della famiglia Quilleri). Curatore è Alberto Ferlenga, coadiuvato dall’Urban Center.
Com'è la mostra
È divisa in tre sezioni: «Ciò che rimane del tempo», «Anticipazioni di futuro», «Scenari futuri». Nell’atrio del cinema i banner raccontano la forma romana di Brescia, le sue tre piazze principali, il Castello e Santa Giulia, l’eredità di Rodolfo Vantini, la natura e l’industria come elementi costituivi della città, gli intrecci con Roma e Venezia.
All’ingresso sono esposte le mappe dei Piani regolatori di Brescia con le idee di Leonardo Benevolo sulle periferie e il recupero del centro storico.
La sala è divisa in due parti da un grande ponteggio in tubi Innocenti. Serve da appoggio per i pannelli e da base per i plastici. Divide la sezione dedicata al presente da quella che propone visioni di futuro. Il pezzo forte della prima è il plastico in corian della città, in scala 1:5000, di tre metri per metri, realizzato con macchine a controllo numerico, su cui vengono proiettati gli interventi fatti o in corso che riguardano il verde, il trasporto pubblico, la rigenerazione urbana. È implementabile e resterà all’Urban Center.
I lavori di tre giovani fotografi offrono uno sguardo originale su alcuni edifici e monumenti di Brescia; ci sono i plastici di edifici pubblici e privati come il Palagiustizia oppure la sede di Ubi Banca.
Nella terza sezione, invece, vengono presentate le idee di alcuni giovani architetti italiani, che immaginano la Brescia del futuro. Visioni suggestive, che rispondono alle richieste di una città che deve essere sostenibile.
I commenti
«Non è una mostra per gli addetti ai lavori, ma per tutti i bresciani che possono così rendersi conto dei cambiamenti della città», ha sottolineato la sindaca facente funzione Laura Castelletti. «Perché essi riguardano tutti. La città deve essere a misura d’uomo, tanto più quella che immaginiamo per il futuro». L’evoluzione di una città, ha rimarcato l’assessora all’Urbanistica, Michela Tiboni, «è frutto dell’azione di tanti soggetti, come dimostra la collaborazione che il Comune ha instaurato con Ance nel tavolo di Campus. Nella gestione del territorio serve la consapevolezza delle corresponsabilità». È della stessa opinione Massimo Angelo Deldossi, presidente dei costruttori: «È importante lavorare tutti nella stessa direzione e così bisognerà continuare a fare».
La mostra, parole della presidente Francesca Bazoli, «conferma il ruolo esercitato da Fondazione Brescia Musei: non solo gestore museale, ma anche centro di produzione di eventi culturali». Due i principali destinatari dell’iniziativa, ha spiegato il curatore Alberto Ferlenga. «Chi vive a Brescia, ma non la conosce perché dà per scontate le cose». E chi «arriva a Brescia da fuori, affinché abbia la percezione di cosa significa vivere in una della città medie che caratterizzano l’Italia».
L’ex Astra, aperto nel 1949 e chiuso 60 anni dopo, è un pezzo di storia di Brescia. Società, costume, cultura. «Spero che questo spazio - ha detto David Quilleri - possa trovare una destinazione futura che assomigli a quella del passato, tornando a svolgere un ruolo importante».
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