Cucina

Vini bresciani : il podio all'eccellenza

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La collocazione da sogno, non raccontiamoci la favola della volpe e l'uva, è quella di essere nell'elenco dei primi cento vini del mondo appena uscita su Wine Spectator. Non ci siamo e non ci saremo a lungo perché i «guru» americani preferiscono i rossi, i grandi rossi, anche se il tabù verso i vini italiani sembra caduto con 20 etichette su 100 che vengono dal Belpaese con in testa un Brunello di Montalcino (quarto al mondo) e un Barolo (ottavo al mondo).
Noi abbiamo la Franciacorta, con le sue spettacolari bollicine, che però stanno convincendo le guide gastronomiche nazionali in misura crescente e non assolutamente acritica (come dimostrano anche alcune impreviste, ma motivate, retrocessioni). Anche i curatori dei vademecum enoici «Vini d'Italia» dell'Espresso, del Gambero Rosso e la guida Duemilavini di Ais Roma preferiscono i rossi. Ma noi restiamo a Brescia e così sul virtuale podio delle tre principali guide enologiche troviamo il Franciacorta Cellarius 2006 della Guido Berlucchi che è appena diventato Franciacorta Docg (da quest'anno), accanto sale sul podio il Franciacorta Annamaria Clementi 2004 di Ca' del Bosco che è un classico di livello internazionale, grande risultato infine per La Montina con Vintage Riserva 2005 che eguaglia un mitico Ca' del Bosco. Un exploit sorprendente perché l'azienda di Monticelli Brusati non ha neppure la metà degli anni delle altre due. Solo quarto posto per Anna Maria Clementi Rosé 2003 che ha entusiasmato i critici dell'Espresso (e non solo loro), ma ha lasciato freddini quelli del Gambero. Se poi andate avanti a leggere troverete una bella concordanza di opinioni. La classe, se c'è, non si può negare. Fuori dalla Franciacorta troviamo solo tre Lugana (Ca dei Frati e Ca' Lojera in testa) e persino un Groppello, quello di Pasini. Tutto lì, ma da incoraggiare.
Ora va detto come abbiamo costruito la classifica seguendo criteri logici, ma forzatamente soggettivi. Tanto più che i criteri seguiti hanno sortito qualche «effetto collaterale» imprevisto. Il punteggio è espresso in centesimi che è il criterio più diffuso, quello codificato dall'Associazione Italiana Sommelier ed è quello che gli addetti ai lavori impiegano normalmente. È una classificazione dove l'ottimo sta ad 80 punti, oltre si è già nell'eccellenza. Nessuna delle tre guide esaminate però usa questo metro, neppure quella di Ais Roma.
Allora abbiamo assegnato 95 punti ai tre bicchieri del Gambero Rosso (che valgono da 91 a 100 punti Ais). Subito sotto il Gambero assegna le due bottiglie rosse che valutiamo 85 punti. Sono 95 punti anche per i cinque grappoli di Duemilavini, che è il massimo, mentre i quattro grappoli valgono 87 punti, la metà del range da 85 a 90. Più facile seguire la guida con l'Espresso che, fedele ai ventesimi come per i ristoranti, assegna un voto esplicito(che noi abbiamo moltiplicato per cinque).
Nella classifica abbiamo considerato solo i vini bresciani che sono stati recensiti da almeno due guide su tre e con almeno una guida che ha assegnato 85 punti.
Il criterio produce qualche risultato discutibile quanto inevitabile. C'è ad esempio un mitico tre bicchieri del Gambero Rosso, il «Franciacorta pad Dosé RD 2006» di Cavalleri che, con i soli tre bicchieri del Gambero, ma senza altri voti da Espresso e Ais non rientra in classifica. Avrebbero meritato una segnalazione anche due vini ben valutati da l'Espresso come la riserva Girolamo Bosio di Bosio e il Dosaggio Zero di Colline della Stella. Un esito sorprendente tocca anche a Ferghettina Extra brut 2005 che quest'anno non era solo un tre bicchieri, ma anche il miglior spumante 2012 per il Gambero Rosso. Lo trovate in fondo alla classifica perché l'Espresso lo ignora. Sorte analoga tocca a Provenza con il suo Fabio Contato 2009 (che è l'annata più felice) perché Duemilavini ignora l'azienda. Il criterio delle due guide ci ha inoltre impedito di citare decine di vini che Duemilavini valuta, ma solo lei, da cinque e da quattro grappoli e quindi con punteggi ben oltre la soglia dell'85. Con cinque grappoli Duemilavini spicca la Cuveé Imperiale Berlucchi Vintage 2004, un vino dai grandi numeri, che però non è stato degustato dagli altri curatori.
Nel grande mare delle guide, naturalmente non ci sono solo le tre corazzate del settore. Molto affidabile è la guida dei vini di Veronelli, innovativa (e di ardua consultazione) c'è la guida di Slow Food Slow Wine. Infine ci piacciono le segnalazioni del Golosario di Paolo Massobrio e Marco Gatti perché sanno scoprire anche realtà piccolissime che, messe alla prova, ci hanno sempre confermato le buone note dei due critici.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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