Cucina

Navel, l'arancia dolce e succosa, senza semi e col frutto gemello

Matura nel cuore dell'inverno ed è caratterizzata proprio dal secondo piccolo frutto che si trova al suo interno. Molte le varietà
Arance Navel - Foto di repertorio
Arance Navel - Foto di repertorio
AA

Sarà capitato certamente a molti di notare su qualche arancia un cerchietto nero, quasi un ombelico, piazzato all'opposto dell'attacco del picciolo. Avrete forse pensato ad un piccolo difetto, tanto più che aprendola avrete trovato all'interno un secondo minuscolo frutto proprio in corrispondenza di quel cerchietto. Se la memoria vi soccorre, ricorderete anche che quell'arancia non aveva semi, ma era molto succosa e soprattutto d'una confortante dolcezza.

Sì, perchè quel tipico cerchietto e il frutto gemello all'interno sono le caratteristiche salienti della Navel, un'arancia tra le più apprezzate che, in verità, più che una sola arancia è un raggruppamento di molte varietà dal sapore peculiare. Varietà che sono disponibili al meglio proprio in queste settimane dell'anno e possono entrare pienamente nella dispensa di Stagioni in tavol@.

IL PARERE DELL'ESPERTO. Curiosa per quel cerchietto sulla buccia e per il gemello nterno, l'arancia Navel (ovvero, non a caso, ombelico in inglese) ha una storia non meno interessante che merita di essere raccontata. Tutto ha inizio a metà ottocento in un monastero brasiliano. 

Nel frutteto di quel luogo di preghiera cresceva infatti un albero d'arancio amaro, dai frutti purtroppo non commestibili, ad eccezione per quelli d'un ramo, che erano invece succosi e dolcissimi, con quel cerchietto sulla buccia, senza semi e con un piccolo frutto gemello al loro interno.

Si trattavad'una mutazione spontanea di quell'albero che avrebbe forse fatto la gioia dei soli monaci di quel convento, se un missionario ameriano in visita che li aveva assaggiati non avesse pensato di portare con sè al ritorno in California un pezzetto di quel ramo dai frutti diversi. Gli bastò poi innestarlo su un altro albero d'arancio del suo frutteto per avere la prima pianta completa di Navel. E, visto il successo di quei frutti, non ci volle molto perchè, sempre replicando alri innesti (unico modo per moltiplicare una pianta senza semi e dunque sterile), la coltivazione si estendesse a macchia d'olio prima in California e Florida, quindi in Sud America e in Australia.

Non passò molto tempo prima che di queste arance si sentisse parlare anche in Italia, in particolare in Sicilia, a Ribera nell'Agrigentino, dove la coltivazione di queste varietà ha assunto rapidamente la preminenza, meritandosi di recente pure il riconoscimento e la tutela della Donominazione d'origine protetta (Dop).

Anche perchè, oltre che decisamente buona e con la comodità dell'assenza di semi, la Navel vanta tutte le valenze benefiche delle altre arance, a cominciare dalla copiosa presenza di vitamina C, tanto preziosa per prevenire i tipici malanni di questi mesi dell'anno. Non difettano neppure un buon patrimonio di sali minerali e un insieme i componenti che la qualifiano come antiossidante, disintossicante e utile al rafforzamento dei vasi sanguinei.

LA RICETTA. Per la sua dolcezza la Navel è considerata un'arancia tra le più adatte alla realizzazione d'una superba marmellata casalinga da mettere in barattolo e gustare anche nei mesi a venire. Ma in cucina ha trovato la maniera di farsi apprezzare pure in preparzioni salate, soprattutto con carni d'alto lignaggio come l'anatra, ad esempio nella classicissima "canard à l'orange", codificata dall'alta ristorazione francese pur se d'origine italiana, meglio toscana

Ma oggi, per i giorni dopo Natale, invece d'un piatto complesso come quello, preferiamo suggerire una ricetta meno impegnativa e più veloce che con la Navel acquista sentori assolutamente particolari e molto gradevoli come un pesce all'arancia.

Vi serviranno solo filetti di branzino o d'orata o persino d'un pesce azzurro povero ma gustoso come lo sgombro, ovviamente tutti assolutamente freschi, alcune arance Navel, un limone, le erbe aromatiche che più preferite come rosmarino e timo, olio, sale e pepe. Il primo passaggio è la marinatura dei filetti di pesce per almeno 30 minuti in un mix di succo d'arancia con qualche goccia di limone e il trito di erbe aromatiche.

Al momento di andare in cottura scolate bene i filetti e adagiateli dalla parte della pelle su una teglia con poco olio, salateli, pepateli e ricopriteli con sottili fettine d'arancia perpendicolari agli spicchi divise a metà. Passate un giro d'olio su tutto e, se vi garba, aggiungete poco vino bianco secco sul fondo della teglia. Infornate per 20 minuti a 190 °C e il gioco è fatto.      

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia