Cucina

I golosi salveranno la biodiversità

Successo "esagerato" a Guastalla (Reggio Emilia) alla mostra "Piante e animali perduti" La gente fa man bassa di alberelli di frutti rari. In salvo il suino Nero di Parma e la mucca Cabannina
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GUASTALLA La pianta sembrava morta, la "mela limone" che pure era comune sulla collina emiliana era perduta, ma Mario Maioli non si è arreso e ha tagliato due rametti ancora verdi dall'albero quasi secco. Ce l'ha fatta e la mela dal netto profumo di limone c'è ancora e c'è chi se la coltiva in giardino. Del resto il vivaio Maioli del Reggiano propone 700 varietà di piante salvate ed il fatto che ce l'abbia raccontato la giovanissima Erica Maioli, fa pensare che un futuro c'è.

In uno stallo abbiamo visto un esemplare di vacca Cabannina che a vederla sembra proprio un esemplare bruttino di Bruna. Invece è una rarità salvata nella montagna ligure. Un cartello beneaugurante annunciava sulla grate dello stallo: "venduta".

"Allegria!" direbbe il grande Mike, la biodiversità è (quasi) salva. Frutti che si credevano perduti, animali in via di estinzione di cui erano rimaste poche decine di capi, hanno ricominciato a crescere. Abbiamo portato via questa impressione tornando da Guastalla dove a fine settembre si è ripetuta la fiera "Piante e animali perduti" che ha riscosso un successo di pubblico persino eccessivo. L'immagine che ci siamo portati a casa è quella della cima verde di un alberello da frutto che sbuca dalla folla. Ci veniva da riflettere: se la gente compra le mele e se le mangia è molto, ma se compera una pianta fa cultura. Anche a Brescia del resto la gente ha fatto la fila per aggiudicarsi la pianta di fico dei nonni o delle ciliegie dei bisnonni.

A rassicurarci sulla biodiversità in ripresa non è l'impegno cocciuto di qualche ambientalista che la politica ascolta in dosi decrescenti, ma il gusto (vorremmo dire la golosità) della gente. La voglia di genuinità, di nuovo, di non omologato, di autentico, ha indotto molti (assai più di quanto si pensi) a pescare nel pozzo senza fondo dei prodotti tradizionali, quelli che il benessere, il produttivismo, l'industrializzazione dell'agricoltura aveva messo all'angolo. Succede con i frutti, succede con i fiori (di cui si scopre la commestibilità) succede con i formaggi e gli insaccati con riflessi sull'allevamento degli animali che servono a produrli.

Ma dove sono i frutti perduti, dove sono le mele che se le mangi prima di Pasqua ti spaccano i denti, le uve che si possono tenere da parte tutto l'inverno? Non sono nelle coltivazioni industriali, ma nei giardini di tanti appassionati.

La resistenza alle malattie è certo un pregio delle piante e degli animali antichi, ma la produttività non brilla. Del resto il maiale Nero di Parma (che è diventato di moda perché da dei salumi superbi) ha il vizio di essere pronto in 24 mesi contro gli otto dei maiali di oggi e il suo prosciutto deve stagionare fino a tre anni per essere gradevole. Una vacca di razza Reggiana produce al meglio 50 quintali di latte l'anno contro i cento di una Frisona. Ma il Parmigiano Vacche Rosse ha ben altri prezzi. I veri golosi lo sanno e pagano anche volentieri.

Dal collezionismo di alcuni si passa ad un mercato, piccolo, ma un mercato. Tanto avido di novità che il vivaio Antichi Poderi di Novellara, insieme alla rarissima "Mela gelata" o alla tipica "Capel del pret" della collina Parmense, vende anche (con successo) la "merda d'asino" (proprio così in etichetta) accuratamente inscatolata.

La somma dei frutti antichi salvati è imponente. Sentendo tre soli vivai (dalla Padania al Piemonte) siamo arrivati oltre mille, ma forse alcune varietà sono le medesime che hanno assunto nomi locali diversi. Così nel Melo Ferro della Bassa Reggiana che dura senza problemi da un anno con l'altro, ci è parso di rivedere il Pom de Fer bresciano. Fa effetto pensare che anche una sola valle può essere una tavolozza di sapori. "Il vecchio melo" della provincia di Novara ha trovato 200 varietà solo in Valsesia che ha classificato con precisione scientifica. Niente, ci fa notare Enrico Covolo, rispetto alla vicina Francia dove due associazioni di appassionati raccolgono 25mila iscritti.

Alessio Zanon, veterinario della Regione Emilia si appassiona nel farci vedere le incredibili varietà di polli (la collezione in questo campo è un classico consolidato) con qualche sorpresa: un minuscolo gallo combattente inglese è prezioso per creare incroci che forniscono ampi petti di pollo. Ci sono le bio mutazioni che restano preziose anche in tempi di ingegneria genetica.

Gianmichele Portieri

Sono tanti i frutti a rischio di estinzione: alla fine dell'800 le varietà coltivate erano 8.000, oggi sono meno di duemila. Ma c'è di peggio: delle varietà di mele che si sono salvate il 75% degli italiani ne conosce solo cinque. Oltre il 63% di noi non sa che in ogni stagione si trovano diverse varietà dello stesso frutto. Tutto ciò risulta da un sondaggio di Legambiente per la Coldiretti. In dettaglio risulta che solo il 17% conosce la sorba, il 27% il corbezzolo, il 32% il corniolo, il 38% la pera volpina e solo il 40% la giuggiola.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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