Cucina

Guide. A Brescia il plauso convinto dei sommelier

Ben 54 vini della nostra provincia in Viniplus, bibbia enoica lombarda.
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Le quattro rose camune, il massimo riconoscimento che l'Associazione Italiana Sommelier della Lombardia attribuisce ai vini della regione selezionati nella sua guida, sono raddoppiate in un anno. I bresciani poi superano la metà delle referenze (54 su 103). Del resto sono aumentate anche le aziende recensite che ora sono 211 con 670 etichette commentate. Sono aumentate le pagine e quella che era la più maneggevole (anche se più limitata nelle recensioni) guida dei vini è diventata un librone di non trascurabile peso. Per fortuna che non lo si dovrà portare con sé perché, quando si è in viaggio, è assai più comodo consultare l'iPhone o iPad o ancora iPod Touch.
E in effetti l'applicazione multimediale viaggia come un fulmine e, di prima impressione, contiene persino più informazioni del librone. La corsa ad esserci, secondo il presidente di Ais Lombardia Fiorenzo Detti, sta a significare che le aziende danno peso allo strumento. L'intento di Ais di diventare l'ombelico della informazione vinicola ne trae un bel conforto. Anche perché il nuovo presidente nazionale Antonello Maietta si muove con lo slogan «leviamogli il vino» (a chi non ha competenza e capacità per comunicarlo).
Del resto la qualità del vino lombardo cresce. A dirlo è Luigi Bortolotti, il ruvido e competente capo dei degustatori Ais che non è incline a regalare complimenti. Va detto che proprio Bortolotti ha annunciato un nuovo criterio e cioè quello della emozionante interpretazione del territorio di origine. Un criterio che nelle storiche schede Ais non figura, ma che probabilmente è decisivo a favore della produzione lombarda e bresciana che risponde, come ha detto Maietta, alla domanda di un vino non banale.
Regione più ricca di quanto si sappia in giro, dice De Capitani che è stato lieto di premiare le carte dei vini più aderenti al made in Lombardy. (tra i premiati Ca'dei Nis di Artogne).
Presa in mano la guida, si nota che non è cambiata e cioè si presenta essenzialmente come una guida dei sommelier per i sommelier. Le informazioni sono tecniche (di vigna e di cantina), quelle gustative sono indicate solo dalle rose camune. I giudizi sono affidabili, anzi piuttosto esigenti. A molti bresciani da tre rose camune noi ne avremmo date quattro. Una indicazione che passiamo comunque all'utilizzatore. Da apprezzare la presenza di tutte le zone (dalla Valcamonica al Capriano) anche se poi il massimo dei voti prende la strada della Franciacorta. Troppe le 54 quattro rose per citarle tutte. Ma meritano una nota le neonate rose d'oro e d'argento date ad un vino che è stato «faro» alla crescita di un territorio. Un premio in realtà che riconosce più l'azienda che il prodotto. Così la rosa d'oro è andata a Bellavista, Guido Berlucchi, Ca' del Bosco e Provenza con i loro vini di punta. Rosa d'argento a Costaripa, Ferghettina, Gatti, Il Mosnel, Le Marchesine, Monterossa, Ricci Curbastro, Roveglia e Uberti.
Da segnalare una notivà positiva: la rosa verde che segnala chi usa pochi solfiti. L'ha meritata la metà delle aziende recensite ed è un bel segno.

Gianmichele Portieri

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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