Cucina

Bruxelles Patatine e cioccolato,

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Patatine fritte e cioccolata, fumetti e, per simbolo, un bambino che fa pipì. È la Bruxelles che non può non piacere ai piccoli turisti, e sarà una scoperta per i grandi che li abbiano accompagnati sulle tracce di Tin Tin, l'eroe nazionale di carta - a dire il vero poco conosciuto in Italia - cui Steven Spielberg ha appena dedicato un film. Così, se anche si è scelta la capitale del Belgio come «base» per qualche giorno itinerante tra alcune affascinanti cittadine delle Fiandre, vale davvero la pena di esplorarla, cogliendone l'eleganza e la vivibilità, la vivacità e la multiculturalità.
La visita parte dal cuore dorato di Bruxelles, la splendente Grand Place - per secoli centro delle istituzioni economiche e amministrative della città, luogo di mercati e fiere, parate e tornei - considerata una delle piazze più belle d'Europa. Con il mercato dei fiori lascia senza fiato, ma anche senza merita di essere visitata a tutte le ore del giorno, perché lo scenario è sempre diverso; e dopo la pioggia, quando la pavimentazione rifulge quasi quanto i palazzi, dall'Hotel de Ville alla Maison du Roi, dalla Maison des Brasseurs - già sede della corporazione dei birrai - a Le Cornet, sede dei barcaioli, con un coronamento che non a caso ricorda la poppa di un galeone.
Andare a caccia dei simboli delle corporazioni sulle facciate è un vero e proprio divertimento per i bambini; il più difficile da scovare è la volpe (Le Renard), al palazzo dei merciai, quasi fuori dalla piazza, all'imbocco del vicolo che conduce alla piccola statua del Manneken Pis, incredibilmente tra gli emblemi di Bruxelles (addirittura esiste, nella Maison du Roi, un'esposizione di abiti confezionati per il bimbo di bronzo). Ma prima di arrivarci - per subito fuggire dalla folla - può essere interessante una tappa al Museo del Cacao e del cioccolato, dove tra l'altro è in programma una simpatica dimostrazione - con assaggio - sulla produzione delle pralines. Di cioccolaterie, del resto, è piena la città, per la gioia di grandi e piccini, così come di posti che vendono frites, patatine fritte.
Poco distante dalla Grand Place si trovano la Bourse e la chiesa di San Nicholas, patrono dei mercanti. Qui, all'esterno, è un continuo concerto, con musicisti di strada che si alternano per l'intera giornata allietando gli avventori dei numerosi locali nei dintorni. Ma la chiesa più bella e importante di Bruxelles è la Cattedrale dei Santi Michele - patrono della città - e Gudula, costruita per tre secoli a partire dal 1225, le cui torri quattrocentesche brillano soprattutto nella luce della sera. E particolarmente suggestiva è la molto più recente chiesa di Santa Caterina, che sorge alla testa di un canale interrato, dove un tempo si teneva il mercato ittico e oggi si può gustare il pesce nei ristoranti di piazza Santa Caterina e delle vie tutt'intorno.
Le guide turistiche sconsigliano invece - con qualche eccezione - i locali du Rue de Boucher, la strada dei Macellai, fin troppo invitante, con i camerieri che cercano platealmente di trascinarti all'interno - i bambini ne sono esilarati -, ma non sempre all'altezza di quel che promettono i cibi esposti sulla via. L'eleganza sta indubbiamente altrove. Per esempio nelle Galeries Royales de Saint-Hubert, la prima galleria commerciale d'Europa. E negli edifici Art Nouveau come la splendida sede del Museo degli strumenti musicali (Le Mim): si chiama Old England, è tutta vetro e ferro in linee sinuose e all'ultimo piano offre, dalla terrazza dell'attico con caffè-ristorante, unmeraviglioso panorama di Bruxelles. Quanto al Museo, all'ingresso i visitatori sono dotati di cuffie per ascoltare il suono degli strumenti della ricchissima collezione: istruttivo e piacevole. Meno interattivo ma pieno di disegni e colori che accolgono allegramente grandi e piccoli è il Centre Belge de la Bande Dessinée, museo del fumetto che celebra soprattutto Hergé e la sua creatura, Tin Tin. All'entrata, il celeberrimo razzo rosso: tutti si fanno fotografare davanti, i bambini - come sempre - dicono la verità, che vorrebbero salirci per andare sulla Luna.
Francesca Sandrini

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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