Vittoria Alata, la speciale visita prima degli eventi del bicentenario
Incantò Carducci e D’Annunzio, ma anche Kafka e Freud. Per la sua bellezza elegante, ma anche per la sua maestosità, dall’alto dei suoi due metri. Altera e splendida, «animata e vitale ben più delle guardie che furono messe a vigilarla». È la Vittoria Alata, statua romana in bronzo divenuta simbolo della nostra città che fu ritrovata esattamente 199 anni fa – il 20 luglio del 1826 – in un’intercapedine durante gli scavi che l’Ateneo di scienze aveva avviato sotto la guida dell’archeologo Luigi Basiletti nelle vicinanze della colonna che sbucava in un giardino.
In occasione dell’anniversario del ritrovamento Fondazione Brescia Musei ha promosso ieri pomeriggio una speciale visita guidata cui hanno potuto partecipare 25 persone. Una sorta di «prova tecnica» di quelle che si terranno tra pochi mesi per celebrare i 200 anni da quella data che ha segnato per sempre la storia della nostra città.
La visita
Il gruppetto, composto da bresciani e turisti, con le esaustive spiegazioni della guida Chiara Borghesi, ha potuto ammirare non solo la quarta cella del santuario repubblicano, ma anche le tre sale del tempio di età imperiale, l’ultima delle quali dedicata proprio alla Vittoria Alata, con approfondimenti e letture che normalmente non vengono svolti, arricchendo la narrazione di aneddoti e brani che raccontano le emozioni che la nostra «bella nel suo peplo dorico» suscitava a prima vista.
Anche nella principessa Margaret, sorella della regina Elisabetta, nel 1997. Ma ben prima della reale inglese, il conte di Remus la descrisse come una «bellezza che delizia l’anima»; Franz Kafka ne scrisse, dopo un soggiorno sul lago di Garda e la partecipazione al Primo circuito aereo italiano del 1909 in cui il bronzo compariva sulla locandina dell’evento sotto forma di nuvola accanto ad un aereo, come «classicità immortale» accanto alla modernità ruggente. Freud, che si riteneva un archeologo della mente, perché come gli archeologi scavava nel profondo, rimase molto colpito dalla vista della statua nel viaggio che fece nel 1898; Napoleone III ne volle una copia da portare a Parigi.
Emozioni
Letture che hanno arricchito la visita dei 25 fortunati partecipanti all’iniziativa, come spiegano Giorgio e Sabina: «Conoscevamo la Vittoria Alata, ma non l’abbiamo mai vista così bene». Giuseppina, insegnante di matematica oggi in pensione, confida: «Sono sempre stata affascinata da questa statua. La vidi la prima volta quando ero alle medie ed era conservata al primo piano del museo romano. L’ho sempre trovata bellissima e misteriosa, nascosta e salvata dalle orde dei barbari».
Arianna è insegnante alla scuola primaria di Gussago e solitamente accompagna i bambini a visitare il parco archeologico: «In quinta gli alunni studiano i romani e io cerco di creare itinerari nuovi alla scoperta di particolarità nascoste per incuriosirli e appassionarli. E sono venuta alla visita per raccogliere conoscenze da poter proporre». Infine, due aziende bresciane – Freccianera fratelli Berlucchi e Calvisius Caviar – hanno creato due edizioni speciali dei loro prodotti per contribuire alla conservazione della statua.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.